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mercoledì 8 agosto 2012

Diario di una giornata da non dimenticare. La "nostra" Castelluccio.

Castelluccio è praticamente una frazione di Porretta Terme. Per arrivarci ci vuole un po’ di tempo, si passa per Marzabotto e s’incontra perfino il bivio per Zocca. Sono convinto che a qualcuno questo paese dirà cose molto più importanti di Marzabotto, e poi è risaputo che i civili innocenti massacrati dai nazisti non cantavano Vita spericolata, al momento del distacco. L’Appennino tosco-emiliano nasconde perle. Non ci vuole molto ad accorgersene. Basta guardarsi intorno. Quando dopo più di tre ore di viaggio arriviamo finalmente a Castelluccio, scendendo proprio davanti al Castello Manservisi, l’idea che io e Vittorio Amadio ci eravamo fatti di andare in un luogo un po’ magico e un po’ fiabesco prende forma in un amen. L’artista marchigiano, con il quale ho il piacere di collaborare da un po’, ha preparato una mostra di sue opere intitolata “I giorni dopo la notte”. Una serie di “impressioni” tutte in orizzontale che disegnano e narrano di orizzonti. Ci aspettiamo pareti bianche e invece ci troviamo in una sala interamente foderata di legno che, alla fine, renderà la mostra un gioiello ad alto tasso di emotività espositiva. Con Giovanni Corradetti, concittadino che ha organizzato le nostre performance artistico-letterarie da quelle parti, allestiamo la mostra e poi, seduti sotto il portico d’ingresso del maniero, panini con dentro una mortadella da sogno e un po’ di relax in attesa dell’inaugurazione. Io non devo preparare nulla per la presentazione della biografia di Carlo Delle Piane, non ho appunti da rileggere né note particolari da sottolineare, ho tutto in testa, come sempre, come mi si confà. Arriva gente ed è tanta. Vittorio Amadio smette gli “abiti da lavoro” e si mette in “tiro”: un artista è sempre un artista, un maestro resta un maestro sempre. Io non ho bisogno di “ritocchi”: ho l’elegantissima t-shirt di UT (marketing per una rivista che meriterebbe molto di più di quello che ha) e un gilet appartenuto a mio padre, roba di più di mezzo secolo fa, altri tessuti, altra resistenza, altra classe. Con grande sobrietà presento la mostra di Vittorio Amadio a gente che, nel frattempo, si è trasformata in pubblico (differenza sottile ma sostanziale): attenta, puntuale, curiosa, intellettualmente impegnata a comprendere il senso di un percorso che il Maestro ha creato volando oltre tutte le linee di tutti gli orizzonti possibili. Tante domande, applausi, strette di mano, congratulazioni alle quali Vittorio risponde con la gentilezza e la disponibilità che gli sono familiari e, quindi, congeniali. Io ho un bisogno maledetto di fumare. Il cortile del Castello ospita ancora gente, in attesa di trasformarsi in pubblico, per la presentazione della biografia. Rispettiamo da tedeschi (si fa per dire ovviamente), gli orari e, con appena qualche minuto di ritardo, iniziamo la seconda parte di un pomeriggio nato sotto i migliori auspici. Si deve sapere che non mi hanno chiamato a Castelluccio per caso (o per simpatia). La ragione è che 29 anni fa, proprio da queste parti e nello stesso Castello (che allora cadeva a pezzi), Pupi Avati girò Una gita scolastica. E se si pensa che mi hanno offerto di dormire nello stesso letto che ospitò Carlo Delle Piane, si può comprendere la ragione per la quale all’incontro ha preso parte un fottio di gente: alla fine solo posti in piedi e sotto gli stipiti delle porte. Il racconto è volato via leggero. Qualcuno mi ha ringraziato per averlo fatto emozionare, altri per sane risate provocate senza dover fare ricorso a parolacce e contumelie, altri ancora per avuto la possibilità di capire un po’ di più non solo il cinema di Carlo ma il cinema in generale, soprattutto quello italiano. E così mi sono ritrovato a firmare libri e a stringere mani come se fossi reduce da uno Strega qualsiasi, mentre invece... È durante il buffet in cui la voglia di un “prosecchino” si era fatta prepotente, che un signore ci ha detto che Pupi Avati e il fratello Antonio, erano ospiti del piccolo festival del noir di Montacuto, a un tiro di schioppo da Castelluccio. Abbiamo deciso di andare a trovarli anche perché, l’idea di organizzare a Castelluccio una grande festa per i 30 anni di Una gita scolastica, stava diventando più di un’idea: un vero e proprio incontenibile desiderio. Sia Antonio che Pupi si sono dichiarati entusiasti e, con ogni probabilità, il prossimo anno questa celebrazione si potrà organizzare con gli stessi protagonisti della giornata di sabato, con l’aggiunta di Pupi e Antonio Avati e soprattutto di Carlo Delle Piane che, da queste parti, ha lasciato un ricordo indelebile. Una nota piccola come la stanza del Castello nella quale Carlo ha dormito. Abbiamo incontrato persone incredibili, con un altissimo tasso di umanità. Con una gentilezza che ci ha commosso e uno sguardo pulito che ci ha quasi ubriacato. Un grazie, davvero, da parte mia e di Vittorio Amadio alle amiche e agli amici di Castelluccio. Al prossimo anno (speriamo).

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