Ci
risiamo. Quelli di Famiglia Cristiana sono sempre gli stessi, nonostante i
commissariamenti vaticani a gogò, nonostante il settimanale edito dai padri Paolini sia inviso ormai da tempo alle alte gerarchie ecclesiastiche,
nonostante le continue minacce di chiusura e di ridimensionamento. FC è un
settimanale scomodo pur non essendolo sempre stato, anzi. È che a loro di
baciare le pile o di leccare fino al bastoncino non è mai piaciuto, e i
risultati sono sotto gli occhi di tutti. L’editoriale attacca: “Sembra che a
Rimini si applauda non per ciò che viene detto. Ma solo perché chi rappresenta
il potere è lì, a rendere omaggio al popolo di Comunione e Liberazione”. Bello,
no? Soprattutto chiaro, vivaddio (e non sembri una battuta). E mica finisce
qui. L’editoriale prosegue: “Un lungo applauso dei ciellini ha accolto il Premier. Una prassi. Tutti gli ospiti del Meeting, a ogni edizione, sono stati
sempre accolti così: da Cossiga a Formigoni, da Andreotti a Craxi, da Forlani a
Berlusconi. Qualunque cosa dicessero. Poco importava se il paese, intanto, si
avviava sull’orlo del baratro. Su cui ancora continuiamo a danzare”. Dell’editoriale
colpisce soprattutto la punteggiatura quasi priva di virgole o punti e virgola.
Tutti punti, solo punti, quasi a voler rafforzare il senso di un ragionamento
durissimo. L’attacco finale a Cl (perché per il Professore ce n’è ancora), è
lapidario: “Non ci sembra garanzia di senso critico, ma di omologazione. Quell’omologazione
da cui dovrebbe rifuggere ogni giovane. E che rischia di trasformare il Meeting
di Rimini in una vetrina: attraente, ma pur sempre referenziale”. A Mario
Monti, invece, Famiglia Cristiana sciorina cifre e numeri, segnali
inequivocabili di un fallimento totale, soprattutto sul fronte dell’equità: “Il
paese è stremato – chiosa il settimanale – dieci milioni di famiglie tirano la
cinghia. La disoccupazione è al 10,8 per cento. Solo un italiano su tre ha un
posto regolare a tempo indeterminato”. Lo diciamo da sempre, se s’incazzano i
frati non ce n’è per nessuno.
Un piccolo ricordo personale. Nel 1989 tenevo una
rubrica di cazzeggiamenti su un settimanale dell’Aquila.
Il titolo della
rubrica era “Pinzillacchere&Frattaglie” e mi divertivo come un matto, già
allora, a bastonare Silvio, Giuliano Ferrara, Marcello Dell’Utri e soprattutto,
quello che era diventato il tormentone della mia rubrica che terminava sempre
allo stesso modo: “Tranquilli, se ce l’ha fatta Calderoli ce la farete anche
voi”. Ad agosto di quell’anno mi capitò di criticare pesantemente il Meeting
di Rimini che già faceva danni. Non lo avessi mai fatto! Dalle sette del
mattino fino al tardo pomeriggio (prima del vespro), mi telefonavano frati
incazzati neri con me ché, da signor nessuno, mi ero permesso di criticare gli
astri nascenti di Cl. I frati ragionavano di teologia, io di politica, due
mondi che solo apparentemente sembrano contrapposti. Non potendo spuntarla in
nessun modo, i frati (non dico di quale ordine per pudore), finivano sempre le
loro telefonate dicendomi: “D’altronde, su una rubrica che si chiama ‘Pinzillacchere&Frattaglie' cosa si può mai leggere?”. È vero, sono così da sempre. D’altronde, su un blog
che si chiama massimoconsortiblog.blogspot.com, cosa diavolo volete trovarci, l’annuario
di Diabolik?
Un mio PS doveroso in "commenti".
Un precoce fracassatore di cabasisi.
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PS. Un'amica mi ha scritto facendomi notare l'improponibilità del 1989 come data in cui ho collocato il mio ricordo personale. L'anno è quello e i personaggi citati sono quelli meno che Roberto Calderoli, diventato il tormentone dei miei articoli su un altro settimanale, sempre dell'Aquila, che si chiamava "Il Caffé", solo dal 1992, anno in cui venne eletto deputato, brillando per le sue dichiarazioni xenofobe. La mia antipatia nei confronti di Silvio, invece, era di lunga data e partiva da due fatti concreti: la dichiarazione di Federico Fellini sulla pubblicità della Fininvest in mezzo ai film trasmessi, "Non si interrompe una emozione", e il decreto che portava il suo nome, emanato dal compare di anello Bettino Craxi, grazie al quale iniziò a trasmettere in tutta Italia violando ogni legge allora esistente. Dell'Utri è una storia a sé e riguarda alcuni amici che lavoravano per Publitalia facendo praticamente i promoter della Fininvest. L incendio della Standa di Catania l'anno successivo, raccontò poi un'altra storia. L'idea che mi feci da subito era quella di trovarmi di fronte una setta e a me le sette...Ringrazio la mia amica, la sua puntuale osservazione mi ha fatto capire che devo guardarmi dalla demenza senile.
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