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venerdì 24 agosto 2012

Con la cultura si mangia eccome. Il risultato dell’indagine di Unioncamere dimostra che è l’unico settore che tira.

Insieme alla buona notizia che il caldo sta finendo, accompagnato dall’ennesima (e speriamo ultima) estate di merda della nostra vita, una indagine di Unioncamere (l'altra buona notizia) dimostra inequivocabilmente che con la cultura si mangia, eccome. Ma ve le ricordate quelle mezzeseghe di macellai disadattati, ignoranti cronici, pressappochisti e arraffoni ministri del governo del Nano Bifronte? Per loro qualsiasi cosa che andasse al di là del Ballo del Qua Qua e della Salsa di fine anno, ritmata sculettando uno dietro l’altro a formare il mitico, fantozziano trenino, era una perdita di tempo. Ma ve lo ricordate lo scomparso superministro dell’economia, quello che blaterava sul non senso della cultura, tanto che Corrado Guzzanti fu costretto a farne una superlativa imitazione nella quale definiva Mimì una “baldvacca tisica” e dava il numero verde del ministero per dire che la baldvacca, alla fine, moriva sempre di tisi? Il tutto serviva a dimostrare che la lirica era inutile. Ebbene le stesse mezze seghe che continuano a negare ogni loro coinvolgimento nella sfacelo italiano, leggendo il risultato della ricerca avranno avuto sicuramente un sobbalzo, sempre che la sappiano leggere, una statistica. Tanto per iniziare, nel 2012 nel settore cultura sono previste 32.250 assunzioni (di cui 28.800 stabili e 9370 stagionali). Il trend in crescita dell’intero settore è pari allo 0,8 per cento annuo mentre la media nazionale degli altri si attesta intorno allo 0,4. Tra il 2007 e il 2011, mentre Tremonti e Quattromari affermava che con la cultura non si mangia, il settore assicurava il posto di lavoro a 55mila nuove unità. È vero, molte stagionali, ma in grado di sopperire alle basilari esigenze economiche di una persona per l’intero anno. Di più. Il comparto cultura è alla ricerca di una duplice professionalità. Da una parte laureati in ingegneria, economia e delle facoltà tecniche altamente specializzate, dall’altra sembra che sia l’unico settore nel quale l’esperienza diretta sul campo rappresenti in qualche modo un aspetto premiante in barba all’età e ai requisiti fisici. Il 30 per cento del personale richiesto riguarda laureati, mentre il restante si basa appunto sull’esperienza maturata. Dalla ricerca di Unioncamere emerge in maniera inequivocabile che tutto il settore cultura è destinato a crescere vertiginosamente nei prossimi anni e se ne stanno accorgendo tutti meno, ovviamente, i governanti, sempre più Goebbels sempre meno accorti, figuriamoci profeti. Il piatto servito è ricchissimo. Basterebbe crederci e non dare per scontato che Mimì è destinata a morire per sempre di tisi.

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