Il
Professore insiste: “Fuori Vendola e parliamo di possibili
alleanze”. Tutto ciò significa una sola cosa, che la sinistra,
nella coalizione di Bersani, è rappresentata dal governatore della
Puglia, il resto, Pd compreso, è ormai Centro. Non che avessimo
dubbi, però le ultime dichiarazioni di Mario Monti, testimoniano in
maniera irreversibile il cambiamento di pelle del Partito
Democratico, sempre più vicina al colorito roseo della pelle del
culetto dei bambini. Bersani, insomma, si ritrova all'improvviso a
fare l'Aldo Moro, proprio lo statista delle “convergenze
parallele”. Da una parte, deve interagire con il Professore che
guarda a Vendola come se fosse la reincarnazione di Belzebù. Dall'altra
deve controllare gli eccessi del Nichi nazionale, che ripete a ogni
piè sospinto “con il Professore non si può, non ha mai detto né
fatto cose di sinistra”. È così che Piergigi si veste da
mediatore e sentenzia: “Caro Nichi, per governare occorre avere
tanto pelo sullo stomaco. Caro Mario il mio polo è questo, occorre
partire da qui”. Il che significa, volendo tradurre tanto al chilo,
“lavoriamo sugli aspetti che ci uniscono, per quelli che ci
dividono, democristianamente, vedremo...”. Purtroppo, a sinistra,
c'è da prendere atto che, secondo i sondaggi, Rivoluzione Civile
potrebbe avere qualche problema a raggiungere il quorum del 4 per
cento utile per entrare in Parlamento, sarebbe una iattura,
diciamolo, anche se Ingroia ha già fatto sapere che male che vada,
tornerà in Guatemala. Uscita infelicissima, paragonabile solo a
quella disputa senza senso con la Boccassini per la primogenitura di
“falconiani”. Chi invece viaggia alla grande sono i pidiellini,
che non si sa più di quale oscura sindrome psichiatrica soffrano.
Silvio spara cazzate alla velocità dei razzi missile di Goldrake.
Da Mentana, ha perfino detto di essere stato all'opposizione del governo Monti. O Silvio ha visto un altro film o nel periodo dei voti
di fiducia come piovesse, Imu compresa, era in altre faccende
affaccendato. Non si è capito ancora da dove prenderà i quattro
miliardi di euro che servono a rimborsare l'Imu. L'accordo con la
Svizzera è impraticabile in tempi brevi; la Cassa depositi e
prestiti non fa partite di giro; le accise sugli alcoolici, i
tabacchi e il gioco danno risultati sì ma in tempi lunghi; aumentare
di un punto l'Iva sarebbe come rinnegare il suo programma onirico,
per cui Silvio dice, come sempre, “ghe pensi mi”. Non avendo
notizie sulla campagna elettorale di Mimmuzzo Scilipoti, al quale la
mamma ha tolto definitivamente il saluto con un ultimo “sei una
testa di minchia”, che è risuonato per Barcellona Pozzo di Gotto
come il riverbero dello tsunami, oggi ci occuperemo di quella di
Antonio “Totonno” Razzi detto o' manovale. Non capendo quali
colpe gli amici e compagni abruzzesi abbiano commesso nelle loro vite
precedenti, prendiamo atto che la scelta degli organismi dirigenziali
del Pdl, di candidare Razzi a Pescara risponda necessariamente a
qualche logica che ci sfugge, altrimenti ci troveremo costretti a
parlare di un hellzapoppin senza capo né coda. Il programma dell'ex
Idv, scelto personalmente da Tonino Di Pietro perché è l'unico
italiano al mondo a parlare un idioma semi-sconosciuto, peggiore del suo perché derivato dal
volgare, si basa essenzialmente su due punti. “Siccome l'Abruzzo,
la mia terra natia, è una regione dove si può andare al mare e in
montagna facendo pochi chilometri, propongo tornei di calcio e di
tennis, utili al fisico e alla mente”. Cari abruzzesi, se voterete
per Totonno avrete un futuro roseo nel quale le palle la faranno
ancora da padrone. Questa non è una campagna elettorale, è delirio
psichiatrico allo stato puro, il terreno sul quale Silvio è
imbattibile.
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