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domenica 17 febbraio 2013

Corruzione a 60 miliardi. Il “sistema Formigoni” in auge dagli Anni '90. Silvio vuole il Ponte sullo Stretto e Grillo riempie Piazza Castello. Il 25 ci sarà da ridere.

L'immagine è di Giuseppe Piscopo
Qualche titolo a caso dalle prime pagine dei giornali (Sanremo a parte che campeggia dovunque). “L'ira di Napolitano sul Pdl”; “La corruzione non conosce crisi: 60 miliardi”; Silvio 1: “Se vinco faccio il Ponte di Messina”; Silvio 2: “Se vinco subito amnistia e condono”; Silvio 3: “Se vinco faccio fuori fisicamente Bersani che mi minaccia”; Silvio 4: “Monti è un quacquaracquà”; Lombardia: “Il sistema Formigoni in funzione già dagli Anni '90”; Torino: “Piazza Castello stracolma per Beppe Grillo”. Meno male che siamo arrivati alla fine. Domenica prossima si vota e fanculo, inizia l'ingovernabilità. Rivoteremo a settembre, dopo un'estate estenuante di campagna elettorale in riva al mare e all'aria di montagna. I pidiellini sono disperati. Nonostante gli squilli di tromba e le chiamate alle armi, i sondaggi nei loro confronti sono spietati. Stavolta Silvio ne ha sparate talmente tante che i suoi elettori sono andati in confusione e non riescono materialmente a distinguere fra una promessa e una cazzata, sono tutte uguali. Monti ha ottenuto un grande risultato, ha buttato fuori dalla scena politica Casini e Fini, li ha oscurati, ottenebrati nelle menti degli italiani. Proponendosi come il “nuovo che avanza”, il Professore ha trovato disdicevole presentarsi con le due cariatidi della partitica italiana al fianco. Monti ha condotto una campagna elettorale all'insegna dell'one man band: se l'è cantata e suonata da solo, bastonando all'occasione destra e sinistra in egual misura. E finendo solo in dirittura d'arrivo, a dire quale sarebbe il suo schieramento ideale: il centrodestra senza Berlusconi e la Lega. C'ha voglia Bersani a dire che farà il vigile urbano fra Monti e Vendola, bene che gli vada si ritroverà al pallottoliere di Palazzo Madama a contare quanti senatori avrà dalla sua per tentare di governare. Nonostante gli scandali di questo centrodestra scombiccherato e arraffone, Monti preferirebbe governare con loro piuttosto che con Vendola, sapendo benissimo che su Alfano potrebbe passare in qualsiasi momento, su Nichi la vediamo difficile. Se i miei amici lombardi fossero personcine attente e serie, non avrebbero dubbi su chi votare alle politiche e alle amministrative. Gli atti giudiziari di questi giorni ci dicono che il “sistema Formigoni”, quello di non pagarsi manco un caffè perché costituirebbe un precedente pericoloso, era in voga già negli Anni '90. E si traduceva in una rete di intrallazzi, di interessi privati, di tangenti e di favori senza precedenti, come se Mani Pulite e il craxismo, non fossero mai esistiti. La corruttela del Celeste era di natura scientifica, nulla e nessuno sfuggiva alla carta moschicida che lui e i suoi scagnozzi ciellini, avevano dislocato tutta intorno al Pirellone. È vero, la Lombardia ha rappresentato sempre un'eccellenza anzi, un'eminenza. La notizia che però ci ha sconvolto, e che non abbiamo riportato nei titoli di apertura, è quella che le pensioni di anzianità hanno perso, in quindici anni, un terzo del loro valore. Colpa delle mancate rivalutazioni e di una linea di pensiero che tende a prendere i soldi dove ci sono e sono tracciabili. Con i 60 miliardi sperperati in corruzione, hai voglia a rivalutare le pensioni, ma è inutile parlarne. Ultimissima. Anche Piazza Castello, a Torino, era stracolma di grillini. Il 25 febbraio ci sarà da ridere.

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