È
la prima volta. Un'agenzia di rating viene portata in tribunale per
aver tenuto fraudolentemente alte le valutazioni di alcuni titoli
tarocchi, i famigerati mutui subprime. Chi pensava che Barack Obama,
nel secondo mandato, continuasse a coltivare le margherite come nel
primo, non ha capito una mazza. Dopo anni di indagini (iniziate subito
dopo il crack di Lehman Brothers) e condotte ficcando il naso
dappertutto, servizi igienici compresi, la Financial Crisis Inquiry
Commission ha depositato gli atti che hanno portato Standard&Poor's
a rispondere del suo operato direttamente davanti a un giudice. Obama
vuole 5 miliardi di dollari che, alla fine, non sono neppure tanti,
considerati i danni mondiali causati non solo da S&P ma anche da
Moody's e da Ficht. La valenza politica della causa intentata
dall'Amministrazione Usa all'agenzia di rating, famosa per aver tolto
la terza “A” agli Stati Uniti, è sotto gli occhi di tutti e
significa solo una cosa, che la politica torna a fare “la politica”
e la finanza è costretta a darsi una regolata. Che l'aria stesse
cambiando, Obama lo ha dimostrato nominando un ex procuratore a capo
della Sec (la Consob americana), un vero e proprio sceriffo con tanto
di licenza di impallinare chiunque provi a giocare con le sorti della
nazione. E la nomina è avvenuta mentre la Commissione d'inchiesta
sulla Crisi stava chiudendo il cerchio delle indagini, rinviando a
giudizio S&P. Ovviamente Standard&Poor's nega tutto. “Siamo
innocenti”, dicono ora i responsabili, dopo aver fatto saltare il
tavolo di “composizione” che Obama gli aveva offerto. Ma sono
tante e tali le prove dei maneggi, delle sottovalutazioni, degli
occhi chiusi e le tasche aperte che gli investigatori dell'FBI hanno
trovato, che il rischio che S&P corre, è quello di declassare
per la prima volta se stessa. Ancora una differenza sostanziale con i
peracottari di casa nostra. Da noi, il presidente della Consob è di
nomina del presidente del consiglio quindi, squisitamente politica e
di parte. Quanto la Consob nostrana vigili, ce lo hanno dimostrato i
casi Parmalat, Cirio e, buon ultimo, Monte Paschi. Anche la nomina
del Governatore di Bankitalia è politica e, quindi, di parte. Da noi
tutte le nomine sono politiche e di parte. Ragionarci un attimo non
sarebbe motivo di disdoro, solo di buon senso.
Ragassi,
dettofatto. David Cameron, coraggiosamente e mettendosi contro metà
del suo partito, ha fatto approvare dalla Camera dei Comuni la legge
che istituisce i matrimoni gay. Da sempre convinti che la civiltà
di una nazione passi soprattutto attraverso il rispetto dei diritti e
delle libertà di tutti i cittadini, ci sentiamo di condividere
totalmente quanto il premier inglese ha dichiarato subito dopo il
voto: “Da oggi siamo più forti”. Approfittando spudoratamente
della legge appena approvata, Piergigi Bersani e il Professore hanno
deciso di convolare a giuste nozze. Chissà come, chissà perché, lo
abbiamo sempre saputo che sarebbe andata a finire così. D'altronde,
la civiltà di una nazione si giudica anche dalle alleanze che
compongono il suo governo. Forse è per questo che ci sembra di
vivere in una tribù, con tutto il rispetto per le tribù.
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