C'è
chi continua a giocare con le disperazioni degli italiani. Si chiama
Silvio, di cognome Berlusconi, e l'ultima trovata è stata quella di
inviare milioni di lettere alle famiglie annunciando il rimborso
dell'Imu e come verrà effettuato. La busta, simile a quella
dell'Agenzia delle Entrate, di per sé vale il Nobel per la
contraffazione. Il contenuto, poi, altro non è che la messa nero su
bianco dell'ennesima promessa da marinaio di un Cavaliere ormai
sicuro di perdere. Se davvero, come annunciato durante quella seduta
psichiatrica che è stato il suo ultimo comizio a Milano, il Pdl
avesse sorpassato il Pd, di questa buffonata non ce ne sarebbe stato
alcun bisogno. Invece la realtà è ben diversa, e Silvio dovrà
essere grato al padreterno se riuscirà a confermarsi come seconda
forza del Paese. Perché quello che i sondaggi non vogliono (possono)
dire, è che il M5S sta andando come un treno e che chi vorrà
governare l'Italia, in qualche modo dovrà fare i conti con i
parlamentari eletti dallo tsunami Grillo. Lo sa Bersani, che ha
iniziato la manovra di avvicinamento al M5S dicendo che con i
grillini occorrerà dialogare, lo sa Silvio che, nelle ultime ore, si
sta accanendo con sempre maggiore violenza contro il comico di
professione, al contrario di lui che lo fa per passione. E lo sa
Mario Monti che, consapevole dello scarso risultato della sua
compagine casinian-finiana, ha dichiarato che con Piergigi, alla
fine, si può. Il Professore è andato oltre. Ha detto che Romano
Prodi ha tutte le carte in regola per diventare il prossimo
presidente della repubblica, ma che lui preferirebbe una donna, nel
caso specifico, Emma Bonino, sua collega alla UE quando Berlusconi li
nominò commissari. In Italia è sempre accaduto che chi è entrato
da “presidente” alle votazioni, ne è uscito con le ossa rotta.
Fare i nomi prima, insomma, significa bruciare le candidature perché
i nostri presuntuosi politici o hanno la primogenitura sulla
nomination, oppure vanno in crisi di nervi e travolgono tutto e
tutti, salvo eleggere Leone e Kossiga. C'è da dire che la vendita di
La7, da parte della Telecom, a Urbano Cairo, ha indispettito non solo
i mercati ma anche il Pd e lo stesso Professore. Se è vero, come lo
è, che Cairo oltre ad essere stato il tirapiedi di Silvio per anni,
ne è rimasto grande amico, La7 è destinata a entrare nel nutrito
gruppo degli editori fiancheggiatori di Berlusconi, come Angelucci,
come Caltagirone, come Rieffeser. Insomma, il potere mediatico di
Silvio, per il momento, è destinato ad aumentare, salvo attendere
l'esito delle elezioni di fine settimana, perché se il Capataz
dovesse perdere, assisteremmo a un riposizionamento generale degli
organi di informazione a lui vicini: i contributi per l'editoria
fanno comodo a tutti, proprio a tutti. Chiudiamo con Dario Fo, salito
sul palco di Milano insieme a Beppe Grillo mentre in sottofondo
andava la canzone scritta da Celentano per il M5S. Ha detto il Nobel
per la letteratura: “Siamo come alla fine della guerra. Ma questa
volta occorre un ribaltone”. Già.
Nessun commento:
Posta un commento