Per
Berlusconi, Romano Prodi è il peggior incubo. Altro che comunisti
armati che lo prelevano ad Arcore, altro che Guardia di Finanza che
spulcia i registri di Spinelli, altro che Olgettine incinte che gli
chiedono tutte insieme appassionatamente, il riconoscimento di
paternità... Silvio odia Prodi con tutto se stesso. Lo ha incontrato
due volte e due volte ha miseramente perduto. Il Professore bolognese
è l'unico che si può vantare di aver fatto rimanere Silvio a secco,
semplicemente ha preso più voti di lui. Poi tutti sappiamo com'è
andata. Silurato da sinistra (Bertinotti-Vendola, D'Alema,
Veltroni-Fassino-Consorte), Prodi ha dovuto lasciare campo libero a
Berlusconi, che se l'è tenuto per diciotto anni senza colpo ferire,
visto che anche il pallone era il suo. Ieri, Romano Prodi era sul
palco di Piazza Duomo con Bersani, Tabacci e Ambrosoli. La conquista
di Milano e della Lombardia, potrebbe segnare definitivamente la
sconfitta di questa destra arraffona e populista, figlia della Milano
da bere e da saccheggiare. La sconfitta di Silvio e della Lega nella
loro roccaforte, potrebbe rappresentare quel segnale di cambiamento
di cui gli italiani hanno un bisogno fottuto. Ed è vero che la
partita si gioca in Lombardia perché, da quando in Italia c'è la
Repubblica, proprio dalla Lombardia sono partiti tutti i cambiamenti
politici che si sono poi sviluppati anche a livello nazionale. Prodi
è stato chiarissimo: “Votate uniti per Bersani, è l'unico modo
che abbiamo per vincere”. Per vincere forse sì, ma per cambiare
profondamente questo Paese no. Non è Bersani la strada per un
cambiamento vero, non lo è Monti tanto meno Berlusconi e non lo è
neppure Grillo. L'unica strada possibile per cambiare, è quella
dell'ibernazione. Tutti sotto ghiaccio fino a quando non cresceranno
le nuove generazioni, gli attuali tredicenni, che non hanno mai
sentito parlare di Silvio, non hanno letto i romanzi di Veltroni, non
conoscono “Baffetto”, non hanno mai visto uno spettacolo di
Grillo, non sanno che esistono sodalizi perversi come la Triplice o
Bilderberg, tendenti ad affamare piuttosto che a governare in nome
della democrazia e dell'equità. Ma siccome non possiamo ricorrere
all'ibernazione di massa (non è un vaccino sponsorizzato da
Federfarma), ci tocca fare i conti con quelli che ci sono, con i
personaggini che passa un convento di frati minori un po'
rincoglioniti. E lo diciamo subito, non ce ne piace manco uno,
neppure quelli che sono entrati in politica cercando di riesumare una
sinistra vecchia e dilaniata dalle sue stesse contraddizioni. Così
come non ci è mai piaciuto chi si sottrae al confronto e alle
domande, e preferisce i monologhi credendo di trovarsi sempre su un
palcoscenico. La politica del “mai contraddittorio”, è dei
populisti e dei dittatori e siccome ci stanno sulle palle sia i primi
che i secondi, Beppe Grillo si è giocato l'ultima occasione che
aveva per starci un po' simpatico. Domenica prossima, tempo
permettendo, faremo una passeggiata in riva al mare. È inverno, non
vale il vecchio invito di Craxi di andare in spiaggia pur di
disertare le urne e bocciare il referendum sul lavoro. Piuttosto che
confonderci con questa marmaglia di qualunquisti travestiti da
politici benefattori, preferiamo il rumore del mare. Ci fosse anche
il lavoro sarebbe meglio, ma non si può avere tutto dalla vita.
Questa volta, caro Max, ti seguo in tutto e per tutto. Basta così, per favore.
RispondiEliminaCarlo
E a chi ci da dei qualunquisti gli sputiamo in faccia, giusto?
RispondiEliminaAntonio