"Vendesi". La vignetta in esclusiva di Giuseppe Piscopo
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sabato 30 novembre 2013
venerdì 29 novembre 2013
Schifani, Sallusti, Cicchitto, Cota, Brunetta, Romani, Alfano... che bell'Italia!
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Giuseppe Piscopo "Poltronicidio" |
Vivacissimo
questo momento “storico” della politica italiana. Alessandro
Sallusti si sta prendendo una raffica di querele da chi, fino a ieri,
gli ha fornito materiale a gogò per il suo ineffabile “metodo
Boffo”. Ultimo in ordine di tempo Renato Schifani il quale,
attaccato pesantemente nell'editoriale del Giornale di ieri, ha dato
mandato ai suoi legali di querelare Sallusti detto anche “il
graziato”. Ma “ghignetto” Sasà ha raggiunto il top delle sue
performance contro un avversario affatto accomodante, e cioè 2232,
alias Fabrizio Cicchitto. A Matrix dell'”onda-su-onda” Luca
Telese, il direttore del Giornale, eufemizzando, ha iniziato a
parlare di “corna e di cornuti”. 2232, scattante come una faina,
lo ha immediatamente rimbeccato: “Beh, qui se c'è qualcuno che non
può parlare di corna sei tu”; riferimento al rapporto di Sasà con
la Danielona? Mah... Però il direttore di famiglia ha continuato e
Cicchitto, ormai esasperato, lo ha apostrofato con un “cretino”
che rende appena l'idea di cosa rappresenti oggi Sasà nell'universo
berlusconiano. Il fatto è che di Silvio in Silvio, di
berlusconismi ogni giorno ce n'è uno. Ora è venuta fuori pure
questa storia dei falsi rimborsi spese dei consiglieri della Regione
Piemonte che, a quanto sembra, posseggono anche il dono divino della
ubiquità e della bilocazione proprio come Padre Pio. Pensate, il
governatore Roberto Cota era a cena contemporaneamente in cinque ristoranti
piemontesi e, meraviglia delle meraviglie, ha pagato conti a Torino
quando la cella telefonica del suo smartphone lo dava a Vercelli. Se
non è un miracolo questo, diteci voi cos'è. E poi c'è
l'Innominabile, il quale ancora una volta (vi sembrava fosse cambiato
vero? invece naaaaaaaaaa!), ha dichiarato: “È con viva e vibrante
soddisfazione che vi annuncio che sono il presidente di tutti e non
di una sola parte politica”. Ieri mattina di buon'ora, Cip e Ciop,
al secolo Renato-Renato Brunetta e Paolo Romani, sono andati a far
colazione al Quirinale, dove sembra che servano dei babà da urlo.
Fra un caffè e, appunto, un babà, hanno chiesto a
colui-che-siede-sulla-poltrona-più-alta-del-Colle-più-alto-di-Roma,
di aprire formalmente la crisi di governo perché una delle
componenti che aveva contribuito a formarlo, non c'era più.
L'Innominabile, sempre con viva e vibrante soddisfazione, ha preso atto che
i due pirl... capigruppo di Forza Italia, avevano sostanzialmente
ragione e quindi, preso il telefono a forma di scudocrociato
utilizzato per le comunicazioni dirette con LettaLetta, ha detto al
premier: “Enri', sient a me, accà ci stanno Brunetta e Romani...
c'hanno raggione... tu te dive a fa vutà n'ata vota 'a fiducia”.
LettaLetta ha chinato il capo e, sbattendo i tacchi, ha sillabato:
“Jawohl mein kommandant” ed è partito per Vilnius. Ma ieri, con
Berlusconi silente rientrato di corsa ad Arcore senza muta da sub, la
parte del gigante l'ha fatta Angelino 'O schiattamuort Alfano. Dopo
che Matteo Renzi aveva detto: “Dal 9 dicembre l'agenda al governo
la dettiamo noi”, l'ex (?) maggiordomo di Silvio ha tenuto a
precisare: “Sebben che siamo di meno, questo governo si tiene in
piedi grazie a noi e, viceversa, lo possiamo fare anche cadere”.
Insomma, apparentemente sembra che tutto si muova e invece, come
sempre, è la solita storia del gioco delle parti, stavolta però con
un poltronicidio.
giovedì 28 novembre 2013
Silvio, Francesca e quel baciamano assurdo anzichenò
Il
senso del berlusconismo sta tutto in due immagini. La prima:
nonostante il freddo boia di Roma, Silvio si presenta sul palco in
“Caraceni” e girocollo nero. Uno dice, “il nero sfinisce”, e
la ragione principale forse è quella visto che Silvio è ingrassato
pericolosamente. Ma lo scopo è soprattutto quello di sembrare
Superman, anche quando le avverse condizioni atmosferiche
suggerirebbero una maggiore saggezza. Però è talmente tanta la
voglia di “teatro”, che Silvio anche fisicamente (lifting,
capelli di plastica, botulino) deve sembrare quello che non è, un
giovanotto in piena forma. Sotto il “Caraceni”, Silvio indossa
una tuta da sub che “contiene” e non lascia entrare il freddo.
Infatti il corpo del Capataz sembra reagire bene ma la voce, che non
può essere protetta in nessun modo, testimonia lo stato di estrema
fragilità di un uomo al quale, a pochi metri di distanza, stanno
togliendo lo scranno da sotto il culo. All'inizio del suo discorso
Silvio sembra ubriaco. L'eloquio non è fluente, le parole
s'intrecciano e la lingua si arrotola sulle “esse” e sulle
“erre”. Pensiamo ai trinchetti di grappa o all'uso spropositato
di qualche psicofarmaco (tavor e lexotan procurano questi fastidi),
ma non è nulla di tutto ciò né può essere quello spritz che si è
fatto di corsa prima di uscire da Palazzo Grazioli. È solo il
maledetto freddo che gela consonanti e vocali, e che quando Silvio
alza la voce lo fanno sembrare un clochard ubriaco parecchio
rincoglionito. Superman, ecco. Silvio deve apparire l'uomo che non
chiede mai e che, rotto a tutte le intemperie e le tempeste, è
saldamente fermo sulla tolda a impartire ordini. La seconda, se
possibile, è ancora peggio della prima. Finito il discorso Silvio
scende dal palco per il bagno di folla che deve al suo popolo. Davanti
gli si para Francesca, la fidanzata che, invece di abbracciarlo,
stringendolo forte e magari piangere sulla sua spalla, gli prende la
mano e gliela bacia. Ma non sul palmo (che sarebbe un gesto di grande
tenerezza) ma sul dorso, proprio come Silvio fece con Gheddafi.
Ecco, allora, che tutto il senso vero del berlusconismo ci è apparso
all'improvviso, come una rivelazione divina o un nirvana con anfetamine
escluse. Silvio è il “dominus”, il signore incontrastato di una
pletora di idolatri senza palle né orgoglio né dignità, che in
tutti questi anni gli hanno baciato la mano come si faceva ai signori
in tempi bui. E il fatto che lo abbia fatto Francesca ci ha
sinceramente sconvolto perché neppure le regine baciano la mano del
re ma si limitano a un inchino. C'è un ancora un solo Signore in questo
paese (Totò Riina a parte), che pretende il baciamano dai sudditi. L'unica consolazione è
che da ieri sarà un sig. anche sulla busta di una lettera.
Uno
yogurt scaduto non fa male. Mantiene il colore, il sapore, la
sostanza. Una volta scaduto, lo yogurt perde solo i fermenti lattici
vivi che, anche se morti, continuano a non far male pur non
assolvendo più al loro compito originario di “guardie bianche”
dell'intestino. Berlusconi è così, solo che i fermenti lattici di
Silvio fanno male sempre, da vivi e da morti... e sono gli unici che
da morti diventano tossici, mentre quelli dello yogurt si eliminano
facilmente stando seduti sulla tazza del cesso.
mercoledì 27 novembre 2013
Sigh, sob, sniff... il pianto irrefrenabile di Silvio il “candido”
“Sigh,
sob, sniff... sono il più grande di tutti e mi cacciano fuori dal
senato che è stato per anni casa mia... sigh, sob, sniff... quel
pretaccio di don Mazzi mi vuole nella sua comunità a pulire i
cessi... sigh, sob, nguè... vogliono che porti i vassoi alla mensa
della Caritas, io che l'altra sera sono stato a cena con l'uomo più
potente del mondo... sob, sniff, sniff... voglio tutti in piazza per
difendermi, io sono puro come l'acqua di fonte e vergine come un
giglio... sniff, sniff... ho sognato che sedevo al Quirinale, sulla
poltrona più alta d'Italia, perché me lo merito, quello che ho
fatto io per questo paese non lo ha fatto nessuno... sigh, sob,
nguè... ora che avevo messo la testa a posto, trovato la fidanzata e
un cane fedele, mi vogliono mettere in galera... sigh, sob, sniff..
Dudù dove sei? Dudù vieni qui, Dudù portami le pantofole porca
puttana... sniff, sob, sigh... Putin mi aveva offerto il passaporto
diplomatico di console della Russia e io ho rifiutato, voglio bene al
mio paese io, ci tengo alle mie imprese, io... sigh, sob, sniff... mi
fanno decadere ora che ho trovato sette testimoni che mi possono
scagionare, chi sono? Eolo, Pisolo, Mammolo, Gongolo, Brontolo, Dotto
e Cucciolo (questa l'ho rubata a un commento sul blog di ieri)...
sigh, sob, sniff... devo dire addio alla mia poltrona ora che ho
trovato due bracci destri fregni, chi sono? Cip e Ciop, cioè,
scusate, Fitto e Alfano... sigh, sob, sniff... cosa resterà di
questo mio ventennio fulgido? Lo so io cosa resterà, l'immagine
della Banda Bassotti... Sigh, sob, sniff”.
Aula
di Palazzo Madama. 27 novembre 2013, ore 19.00. Silvio Berlusconi
(forse) sarà dichiarato decaduto. Per evitare l'onta di essere
accompagnato fuori dai commessi (è accaduto a Lusi), Silvio
probabilmente non si presenterà. A ritirare alla cassa il suo tfr di
180mila euro, penserà Bond, Sandro Bond. Poi opterà per i
domiciliari, perdendo l'ultima occasione della sua vita per conoscere
in presa diretta le condizioni reali degli italiani, di rendersi
conto, cioè, di come ha ridotto questo paese. Lui, che l'altra sera
ha cenato con l'uomo più potente del mondo, non proverà l'emozione
di portare un vassoio di cibo a un clochard sdentato. Facile
rimettere in bocca la dentiera a una terremotata, basta che lo
facciano i maggiordomi. Silvio è stato, e continua a essere, un
grande bluff iniziato con le lacrime di coccodrillo versate sul
barcone degli albanesi. Ve lo ricordate? Ma quando mai, italiani
smemorati!
martedì 26 novembre 2013
L'ultima barzelletta di Silvio: “Salvatemi o ve ne pentirete davanti ai vostri figli”. Meglio di Mohammed Esposito
Ci
vuole una faccia come il culo, o no? Siccome (forse) domani lo
butteranno fuori dal Senato, Silvio ha finito per sentirsi come il marito buttato
fuori di casa dalla moglie. E come sempre accade quando un marito
sente scappargli dalle mani il potere assoluto sulla moglie e sui
figli, da di testa. Silvio non commetterebbe mai un femminicidio, anche perché sarebbe una strage, però fa leva sui sentimenti più profondi e
alibizzanti degli italiani: i figli. Presa carta e penna, ha scritto
di proprio pugno una lettera ai senatori del Pd e del M5S nella quale
dice: “Siccome c'ho sette testimoni nuovi di zecca e otterrò la
revisione del processo, attenti a buttarmi fuori dal Senato perché
ve ne pentirete davanti ai vostri figli”. Ora, può un uomo normale
essere in possesso della stessa bronzaggine di Silvio? Come può
l'inventore del bunga-bunga, nonché scopador cortese di veline,
aspiranti miss, cantanti, attrici, igieniste orali minorenni e figlie
(sempre minorenni) di ex autisti di Bettino Craxi, dire agli altri
“vi vergognerete davanti ai vostri figli”? D'altronde non fu lui
che giurò sulla testa dei figli che era un marito casto, illibato e
fedelissimo? La disperazione gioca brutti scherzi, spesso però è un
alibi efficacissimo che di solito fa giocare, nei processi, la carta
delle attenuanti. Ma Silvio non è il ladro di polli che ruba per
sfamare la famiglia, è un evasore fiscale (lo ha stabilito la Corte
di Cassazione) che, tra l'altro, ha inventato di sana pianta i
meccanismi per evadere, reato che ha continuato imperterrito a
commettere anche dopo l'assunzione di incarichi pubblici. I toni da
tregenda, gli ultimatum, le chiamate in correità fanno parte del
bagaglio di un ex chansonnier ed ex cabarettista giunto alla fine di
una splendida carriera che tira pietosamente a campare ripetendo
stancamente le stesse battute che gli hanno dato un po' di celebrità.
Chiudere però il ventennio berlusconiano con una battuta non si può.
Si potrà parlare della fine di un regno quando il Monarca e i suoi
giannizzeri (non solo forzaitalioti o pidiellini, ma anche del Pd,
dell'Udc, di An, del Gal, dei Responsabili, di SC e di chi più ne ha
ne metta), verranno processati tutti insieme per il reato di
genocidio. Sì, delle intelligenze e della memoria storica di un
intero popolo.
lunedì 25 novembre 2013
E Silvio andò alla guerra... Oggi è il 25 novembre
È
chiaro che fino a mercoledì 27 novembre 2013 ne vedremo e sentiremo
delle belle, mentre nel 2014 e nel 2015 quello che accadrà ci
interessa di meno. Silvio è sceso in campo con tutta la sua potenza
di fuoco mediatica e i risultati si vedono e si leggono. Prendete
l'editoriale di Alessandro Sallusti, oggi, sul Giornale, e il quadro
sarà chiarissimo. Toni allucinati, da estremismo giornalistico
militante, parole da guerra caldissima vicina al golpe istituzionale,
un astio sospetto che supera qualsiasi dimensione di “confronto”.
Ma quello che ci colpisce di più sono gli affondi alla “sinistra”
come se ne esistesse ancora una. Eppure i berluscones dovrebbero aver
chiaro il concetto, soprattutto dopo aver ascoltato ieri Matteo Renzi
alla convention democratica, ma questo è un altro discorso. Silvio
va alla guerra e, come Johnny, prende il fucile anzi, il bazooka.
Tenere incandescente il livello dello scontro è la parola d'ordine
consegnata notte fonda ai pasdaran e loro, fedeli alla consegna,
eseguono. Sono partiti gli insulti, altro che “toni bassi perché
saranno nostri alleati”. Angelino Alfano aveva appena detto che
Nuovo Centrodestra non sarà in piazza il 27, che si è beccato di
tutto. Compreso uno schiaffo simbolico/verbale da Brunetta che se ci
arrivasse glielo darebbe sul serio. Sono annunciati dossier contro
tutto e tutti, venti anni di collusione con i servizi segreti qualche
risultato l'avranno pure portato altrimenti sai che fregatura. Il più
bollente sembra quello contro Matteo Renzi, forse colto dai fotografi
di Rete4 mentre faceva pipì dietro una siepe in uno degli intervalli
pubblicitari della Ruota della Fortuna, e per dire agli italiani
sensibili all'argomento, che Matteo ce l'ha piccolo. Da oggi a
mercoledì ne vedremo e ne sentiremo delle belle e, ovviamente,
nessuna parola dei forzaitalioti sul 25 novembre, giornata mondiale
contro la violenza sulle donne. Chissà perché, in questi anni, i
parlamentari della ex Pdl non hanno mai detto una parola contro il
femminicidio anzi, hanno fatto di tutto per bloccare qualsiasi
provvedimento che potesse intaccarne la portata. Ma si sa, loro le
donne le considerano in un modo diverso, maledetto celodurismo.
Comunque oggi è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
E l'aspetto che più ci ha colpito, è che l'appello di quest'anno
non è rivolto agli uomini ma alle stesse donne, per invitarle ad
avere coraggio, a denunciare i picchiatori che si nascondono dentro
le mura domestiche, a riprendersi la loro dignità violata
dall'ignoranza, dall'arroganza, dalla sindrome del possesso. Meno
belle parole più fatti. Meno dichiarazioni di principio più
coerenza.
domenica 24 novembre 2013
sabato 23 novembre 2013
I cazzeggi del sabato. Da lunedì FI all'opposizione, e parte il “Ruby ter”. Bond svapora come nebbia al sole
Basta giochi: da lunedì Silvio
Berlusconi e il suo esercito passeranno all'opposizione. Lo ha detto,
anzi sancito, il “Furioso” dopo la decisione dei gruppi del
Senato di votare il 27 novembre (questa settimana) la sua decadenza.
Essendo l'uomo più perseguitato nella storia dell'Italia
repubblicana, Silvio ha deciso di staccare la spina a tutto e tutti,
nel caso specifico al LettaLetta I°, alias “steel balls”. Non
c'è verso. A Silvio le sentenze della magistratura, ovviamente
quelle sfavorevoli, stanno cordialmente sulle palle, e la sensazione
che la sua intemerata contro i giudici continui a colpire
l'immaginario collettivo degli italioti, è testimoniata da quanto ci
ha detto il nostro amico idraulico che, in tutta la sua vita, non ha
mai votato per Berlusconi: “Ma come si fa – ha sibilato mentre
cercava di rianimare un termostato morto – a credere a chi in due
mesi emana una sentenza quando una causa dura almeno cinque anni?”
Stanchi di dover rispondere a chi non si aspetta nessuna risposta,
fermo com'è nelle sue posizioni e nulla gli farebbe cambiare idea,
abbiamo preferito tacere perché di litigare con una persona alla
quale avremmo chiesto di lì a breve la fattura, non ce la siamo
sentita. E la visuale non cambia neppure quando passa a parlare del
Ruby ter, il processo che il tribunale di Milano intende celebrare
contro i testimoni che, a loro dire, hanno spudoratamente mentito
durante le fasi dibattimentali del Ruby bis. “Ruby – ha detto
sempre l'idraulico – a tredici anni veniva regolarmente violentata
dal padre e dallo zio e a quindici si prostituiva. E poi, tu avresti
dato diciassette anni a una ragazza che ne dimostrava venti?” Cosa
diavolo vuoi rispondere a uno che “siccome a Ruby era stata fatta
violenza dal padre e dallo zio tutti potevano stuprarla”,
crede che Silvio sia un benefattore e venda laser che fanno crescere
i peli? L'unico dato certo è che i berluscones continuano
imperterriti a disinformare, l'unico dato certo è che siamo, dentro,
profondamente italiani, figli di etruschi e romani, goti e visigoti,
francesi, spagnoli, normanni e padani, quindi, senza nessuna
identità. Si sa, mettere insieme un'accozzaglia di “figli di”,
anche solo per fare un tentativo di rivoluzione, è impresa titanica,
forse è per questa ragione che moriremo tutti democristiani, il
senso dell'italianità pura: il tutto e il nulla, il pro e il contro,
il bianco e il nero, tarallucci e vino. L'unico che spicca in questo
marasma di mediocrità, diciamolo, è Bond... Sandro Bond. Di amici
come lui vorremmo averne una folla: fedele, innamorato, adorante, mai
supplicante, quasi una compagna perfetta se non fosse un uomo. Bond è
l'amico pronto all'olocausto, che va perfino contronatura pur di
esaudire i desideri dell'”amico-mentore-benefattore”. Ha iniziato
a usare un linguaggio che non gli appartiene e che affonda le radici
nell'evidentemente mai dimenticato, dna comunista. È diventato, Bond,
un violento, un vero e proprio braccio armato di Silvio che, per un
breve periodo, gli regalò perfino il ministero dei beni culturali.
Della sua presenza in Via del Collegio Romano, si ricordano le prese
di posizione contro Sabina Guzzanti, Matteo Garrone, Paolo
Sorrentino, Elio Germano, la non presenza a Cannes, il crollo di
Pompei e, dulcis in fundo, l'improvvido acquisto di un crocifisso
falsamente attribuito a Michelangelo, pagato un paio di milioni di
euro e del quale ci siamo lungamente occupati su questo blog. A
Bond... Sandro Bond, vorremmo sommessamente chiedere che fine ha fatto
il crocifisso di Michelangelo e, soprattutto, se ha mai restituito
allo Stato la somma spesa per acquistare un'opera tarocca. E poi ci
lamentiamo se i cinesi copiano Prada.
venerdì 22 novembre 2013
22 novembre 1963, Dallas, Texas, Stati Uniti d'America John Fitzgerald Kennedy, assassinato
Condivido lo scatto di Patrick Burns per il New York Times. Quelli trucidi di Dallas non mi interessano, roba da voyeur. 50 anni fa, John Kennedy veniva assassinato dalla più grande concentrazione d'interessi "contro" della storia americana, roba che manco la guerra civile. La "concentrazione" uccise le speranze democratiche di una nazione, prima fra tutte la pacifica convivenza etnica. Fu Kennedy che mobilitò l'FBI per accompagnare il "negro" James Meredith all'Università del Mississippi, era il 1962 e l'America non sarebbe stata più la stessa. Cinque mesi prima di quel 22 novembre 1963, a giugno, era morto Papa Giovanni XXIII. Cinque anni dopo, nel 1968, Martin Luther King sarà assassinato a Memphis. Negli USA i conflitti sociali (e politici) si risolvono con uno shoot, in Italia siamo più raffinati. Due giorni fa, Bill Clinton e Barack Obama sono andati ad Arlington per deporre una corona di fiori sulla tomba di John Fitzgerald Kennedy. Quella fiamma eterna voluta da Jackie, che brucia da allora sulla tomba del Presidente, rappresenta molto di più del terminale di un tubo del gas, è il simbolo di quella democrazia e di quella libertà che, pur con incertezze a volte imbarazzanti, i tre presidenti democratici hanno incarnato. 50 anni fa, uno shoot.
Neppure in una ricorrenza come questa, i servi hanno deciso di tenere un basso profilo. Alessandro Sallusti, questa mattina sul Giornale, ha paragonato Berlusconi a Kennedy. La vergogna non ha mai né una fine né un limite.
giovedì 21 novembre 2013
Silvio: “In Forza Italia servono forze nuove”. Le vecchie la prendono malissimo
Tira
una brutta aria in Forza Italia. Appena rinato, il partito personale
e padronale di Silvio Berlusconi mostra le crepe dovute all'anzianità
di servizio, anche perché una ri-fondazione non è minimamente
paragonabile a una overdose di botulino. Silvio è stato chiaro.
Prendendo la parola alla convention dei berluschini targati Luiss, e
convocati dalla Santanchè, ha detto: “Cari ragazzi, dovete
iniziare a studiare la politica, a operare sul territorio, a fare
proseliti, a diventare ufficiali dell'esercito di Silvio. Forza
Italia ha bisogno di forze nuove, fresche, entusiastiche”. E non è
un caso che Silvio non abbia ancora nominato il nuovo capogruppo di FI
al Senato e che, tanto per far capire che il partito è saldamente nelle sue mani, sta pensando seriamente di assumere l'interim dell'incarico. Fra
le tante cariche che ha avuto, quella di capogruppo al Senato gli
manca e, così come l'album Panini non si poteva considerare finito
senza Pizzaballa (il mitico portiere dell'Atalanta la cui figurina
era introvabile), prima della decadenza Silvio vuole provare
l'ebrezza di fare lo Schifani. Questo fatto l'hanno preso male in
tanti. Il primo a risentirsi è stato Antonio Razzi che, fino
all'ultimo, ha sperato di poter dire con la veste dell'ufficialità
del ruolo ai colleghi senatori: “Fatev' li cazz vostri”. Tutti
questi orpelli insignificanti (e ce sono a decine partendo da “testina di minchiuzza” Mimmuzzo Silipoti), saranno miseramente lasciati al
loro destino di esseri inutili dal nuovo corso del partito dei
forzaitalioti. Silvio non ha nessuna intenzione di riproporli né di
farsi sbeffeggiare per mantenere nel partito personaggi dal tasso
intellettivo inferiore a zero. Tanti vecchi parlamentari di lungo
corso se ne resteranno a casa per far posto ai nuovi berluschini
rampanti di cui abbiamo avuto un assaggio televisivo nel quale, l'unico motivo di interesse era rappresentato da Dudù che lecca i piedi al
padroncino. Poi c'è Francesca, che di tutti quei polident e
pannoloni si è cordialmente annoiata e che vorrebbe tanto
organizzare cene galanti con suoi coetanei. Insomma, Forza Italia è
in piena fibrillazione, tanto che Razzi sta pensando seriamente di
passare con Alfano.
Sul
ministro Cancellieri non sprechiamo neppure una parola. Vince la
vergogna e noi siamo ancora capaci sia di vergogna che di grandi
passioni, l'unica qualità richiesta dagli antichi greci per essere
considerati “uomini”.
mercoledì 20 novembre 2013
martedì 19 novembre 2013
Renzi: “D'Alema ha perso il suo primo congresso”. D'Alema: “Renzi è ignorante e superficiale”. Tranquilli, stanno solo ciurlando nel manico
Dice
Pippo Civati: “È tutta una
manfrina, D'Alema non vede l'ora di accordarsi con Renzi”. Pippo ha
ragione. Se negli ultimi due giorni fra Baffetto e Fonzie sono volati
stracci e maleparole, non fateci caso, è tutta una sceneggiata per
altro mal recitata. Certo che di questo passo, riuscire a districarsi
fra il reale e il supposto tale ci vorrà la pazienza degli italiani
(madonna quanta ne abbiamo!) perché a noi, il gioco della parti, ci
fa un baffo: “E lei stia zitto onorevole Trombetta”. Vedete,
diamo i numeri anche noi. Ormai in Italia fra chi finge, chi gioca, chi fa
finta d'indignarsi, chi s'indigna e tira sassi, chi insulta tanto per
buttare fumo negli occhi e chi lo fa per il gettone televisivo, non
si capisce più una mazza. I commentatori politici sono tutti sotto
analisi e prima di riprendersi dovrà accadere che Silvio, ad
esempio, non smentisca la sera quanto dichiarato la mattina. Lo
sappiamo, è difficile comprendere come si possa entrare in Senato
decisi a votare no e, fatti trenta metri, cambiare idea e votare sì, perché non c'è nulla di normale in tutto ciò, quasi una
patologia da sottoporre all'attenzione di quelli di Telethon, una
distorsione genetica da dna azzoppato. I venti anni appena trascorsi,
quelli che hanno fatto dire a Vladimir Ilic Lenin-Cuperlo: “Renzi
non dice niente di nuovo, riproduce il ventennio che vorremmo
lasciarci alle spalle”, sono stati un incubo. Forse Cuperlo, fuori dai giochi anche
quando era segretario della Fgci, non si è reso conto che in tutto questo tempo il suo partito e il suo capo sono stati proni (eufemismo)
ai desiderata di Silvio, e che a vincere due volte, fino a portare per
la prima volta al governo la sinistra, non è stato Baffetto ma
Romano Prodi, tanto per la storia e per la precisione. Ci risiamo,
niente di nuovo sotto il sole calante di questa nazione
germanocentrica. Si ciurla nel manico, da guitti arrivati all'ultima
recita di una commedia che sta continuando ad andare in scena dopo
aver battuto perfino il record di longevità di Il re ed io con Yul
Brynner a Broadway. Ma ci avete fatto caso? Nessuno ha ancora detto a
Bondi che la scissione è tutta una scena. Arrivato in tivvù con la
di lui compagna Manuela Repetto, ha continuato a insultare i vecchi
camerati di partito chiamandoli “fessi” e provocando la risata
isterica di 2232 che, sganasciandosi, ha perduto la dentiera,
mannaggia a Polident e ai ponti mobili. Tranquilli, prima dell'8
dicembre anche D'Alema dirà che Renzi è (in fondo) un bravo ragazzo. E c'è ancora qualcuno che continua a credere che non siano
tutti uguali (meno Silvio e i Ligresti che lo sono di più).
lunedì 18 novembre 2013
Continua la scissione-farsa del Pdl. Ora litigano anche le province e le regioni. Falchetti e colombine come i tarallucci con il vino
Se si
inzuppano uno nell'altro viene fuori un dessert disgustoso perché il
vino perde il sapore del vino e i tarallucci quello dei tarallucci,
il risultato? Un pappone come quello della bertuccia di Alberto
Sordi. Altro che zuppa e pan bagnato, i forzaitalioti e i nucedesti
apparentemente si odiano, ma non è vero. Ci sono due versioni dei
rapporti attuali fra i falchi e le colombe del Pdl, quella pubblica,
e quindi ufficiale, e quella privata. Nel privato, se Brunetta
telefona a Cichitto, gli dice: “Ciao vecchio trombone”, mentre 2232 gli
risponde: “Ciao Pisolo”. In pubblico invece è tutta un'altra
storia. Brunetta da del piduista a Cicchitto, mentre 2232 da del
“Faccia di culo” a Brunetta. Lo stesso discorso vale per Bondi
che da quando non verseggia, è diventato di una volgarità e di una
violenza uniche. Ieri se n'è uscito dicendo: “Facciamolo cadere
sto cazzo di Letta”. Mentre ha continuato a dare dei “vigliacchi
traditori”, “ingrati”, “parricidi” e “grandi teste di
cazzo” ai fuoriusciti del Popolo della Libertà; Silvio a Bondi non
l'ha mica detto che è tutta una finta. E il “Sandrino poeta
sopraffino”, non è l'unico a non conoscere le trame segrete del Divin Signore. In queste ore ex pidiellini sparsi in tutta Italia se
le stanno dando di santa ragione. Il Piemonte è tutto schierato con
Berlusconi, mentre la Sicilia sta con Alfano. Sulla stessa lunghezza
d'onda schiattamuortesca i pugliesi, mentre nel Lazio i berluschini e gli alfaniani
sono praticamente alla conta finale dei voti dopo un testa a testa
degno della lotta fra caproni. Tutt'altro discorso in Emilia dove,
memori di aver dato i natali a Benito, si sono dati randellate
d'altri tempi. Ieri sera, da Fazio, Matteo Renzi lo ha detto
chiaramente: “Questa è la prima scissione a termine della storia
italiana, fra un anno staranno ancora tutti insieme. Ma non vi sembra
strano?” Eh no, Matteo, a noi non sembra strano, quello che ci
sembra strano è che lo abbia capito pure tu che questa è una
pessima recita da compagnia di giro. A proposito di compagnia di
giro. Nel Pd ferve la conta dei voti. A sentire Cuperlo ha vinto lui,
a sentire Renzi lo stesso, anzi. Alzandosi leggermente sulla poltrona
di Che tempo che fa, il Sindaco ha detto: “Sapete che c'è? Questa
è la prima volta che D'Alema perde un congresso. Sapendo che Cuperlo
avrebbe perso le primarie, ha lottato fino all'ultimo per fargli
vincere i congressi locali e dimostrare che gli iscritti del Pd
stanno con Cuperlo. Gli è andata male”. Domanda di Fazio: “Ma
perché D'Alema dice che se vince lei la sinistra rischia di
scomparire dal Pd”? “Beh, veramente – ha risposto il Sindaco – la
sinistra l'ha fatta sparire lui”.
Bella
la trovata dei leghisti a Adro. Sono andati tutti (Salvini,
Calderoli, Borghezio&Co.), sotto la finestra di Oscar Lancini a
manifestare la loro solidarietà al sindaco ai domiciliari. E tanto
per fare un po' di caciara padana, si sono ammanettati in segno di protesta contro la
magistratura politicizzata. Un vecchio partigiano che ha visto la
scena, alzandosi dalla sedia del bar, ha alzato il bicchiere di rosso
e urlato: “Cazzo, era ora”, ma era una finta anche quella.
Commovente, però, la dichiarazione della moglie di Oscar Lancini:
“Povero marito mio – ha detto la signora – è una settimana che
Oscar non mangia”. Esatto signora, proprio come i bambini
extracomunitari nella mensa scolastica di suo marito. È la nemesi
signora, è la nemesi (trad.: distribuzione del fato; giustizia
compensatrice).
domenica 17 novembre 2013
La scissione del Pdl? Il più grande imbroglio dell'Italia repubblicana
Silvio è un genio, del male ma lo è. In un colpo solo è riuscito a tenere buoni i falchi e le colombe semplicemente accontentandoli. In un colpo solo è riuscito a stare per 1/3 al governo e per 2/3 all'opposizione. In un colpo solo si è posizionato per le prossime elezioni europee, con le dichiarazioni di euro-scetticismo anti-germanico, e italiane (tassa sulla prima casa comunque essa si chiamerà, ripresa dei consumi, Iva, Irpef, disoccupazione, libera imprenditoria, meno stato più mercato che poi sono la sintesi della sua ideologia liberista). Tutto quello che è successo ieri, è il più grande imbroglio messo in scena dall'inizio della storia repubblicana di questo paese, per meglio dire, andato in onda. Ci giochiamo gli stanchi e fracassati attributi in una surreale scommessa contro noi stessi se ci spingiamo ad affermare che non c'è stata nessuna scissione ma un riposizionamento di ali dell'esercito di Silvio che, "non avendo i numeri per far cadere il governo" (cosa che non vuole assolutamente) e non potendo far nulla per evitare la sua decadenza, ha cercato, riuscendoci, di restare al centro della politica italiana. "Non fate dichiarazioni contro Alfano e compagnia bella - ha detto Silvio - perché saranno nostri alleati nelle prossime elezioni". E dall'altra parte, Alfano ha detto: "Silvio è il nostro punto di riferimento, faremo del tutto purché non decada". In prima fila, Renato Schifani rideva come un matto perché, se qualcuno non lo avesse ancora capito, l'ex capogruppo al senato del Pdl, è il garante della fedeltà di Nuovo Centro Destra all'Imperatore. Tutta la giornata di ieri è stata una farsa, recitata secondo il copione che un regista inarrivabile quale è Berlusconi, ha messo in scena facendo cadere tutti nella trappola che le menti sopraffine del Pdl hanno elaborato per gli italiani inconsapevoli e parecchio rimbambiti. Ci sono cascati tutti, perfino noti commentatori politici, perfino quel democristiano doc e indefesso che risponde al nome di Pierfy Casini. Silvio, da solo, è riuscito nell'impresa di incarnare tutte le correnti della DC che fu: essere contemporaneamente maggioranza e opposizione, dispensatore di carote e bastonate (a seconda dell'interesse del momento), proprietario unico del pallone e del campo di calcio, per cui la partita finisce quando lo decide lui. Silvio è un genio, del male ma lo è, e ne dovrebbero prendere atto gli schizofrenici del Pd, i ridanciani di Sel, i baluba della Lega, i malpancisti degli italiani alias i pentastelluti, gli inconsistenti montiani, i morti di fame dei popolari. Silvio, insomma, forever. Lo abbiamo sempre scritto, iniziamo a crederlo. Finito? Mai, forse un po' acciaccato ma, come ieri, ci pensa il dottor Zangrillo a rimetterlo in sesto con un bicchiere di acqua e gocce miracolose.
sabato 16 novembre 2013
I cazzeggi del sabato. Tutti “in nome del padre” Silvio. Falchi, falche, falchetti e colombe, il caravanserraglio della vergogna. E falliscono 10mila imprese in nove mesi
Si
dividono ma il leader resta uno anzi, unico: Silvio I° imperatore di
Arcore. Si dividono, a meno di un coup de theatre che questa volta
sarebbe un coup e basta, con l'alibi della governabilità, mentre non
è che per portare a casa gli ultimi privilegi concessi a deputati e
senatori, vitalizi compresi. Non solo. C'è chi, se non avesse
l'impunità, correrebbe il rischio di finire in galera, a quel punto
meglio “il Capo”, no? Gli ultimi tentativi disperati di metterci
una pezza sono falliti miseramente di notte, quando l'agitarsi dei
carbonari e dei massoni, è stato fermato da una telefonata lapidaria
di Silvio che ha detto a Quagliariello: “O con me o contro di me”,
perché il succo della sostanza, alla fine, è proprio questo.
Berlusconi non riesce a digerire il fatto che, mentre lui decadrà da
senatore e non potrà più utilizzare la sua tessera per andare al
cinema a vedere Checco Zalone, Formigoni, Lupi e Cicchitto potranno
continuare a farlo senza vergogna. Ma come potevano pensare, le
colombe, che Silvio potesse davvero travestirsi da statista quando
per tutta la vita ha pensato solo ai cazzi suoi? Ma quanti lodi
avevano dovuto ideare per salvargli il culo in tutti i modi
possibili, per pensare che il vento fosse cambiato? La potenza di
fuoco elettorale di Silvio la conoscono tutti. Prendiamo le ultime
elezioni. Ha ripreso in mano un partito decotto e in venti giorni,
mentre un pirla emiliano cercava di smacchiarlo, è riuscito a
tornare al governo passando pure per il salvatore della patria. Ridotto ai
minimi termini, il Pdl è riuscito in un'impresa che nessuno si
sarebbe mai aspettato, neppure l'inconsapevole Capezzone. Eccole, quindi,
le paure di quelli del Nuovo Centro Destra (che cazzo di nome
originale!). Hanno cercato fino alla fine di restare attaccati alla
tetta di Silvio per suggere l'ultimo latte disponibile, ma da parte
del Capataz, di latte non ce n'è più e il rischio che corrono i
vari Quagliariello, 2232, i trenta senatori e i 25 deputati
governativi, è quello di squagliarsi come neve al sole di agosto. E
non saranno sufficienti le manovre di Pierfy Casini-Caltagirone per
metterli nelle condizioni di contare ancora qualcosa nel panorama
politico italiano. Non crediamo sia un caso il fatto che ieri Scelta
Civica si sia spaccata in due. Mentre Mario Monti aveva deciso di
divorziare dal Pierfy (che aveva tramato alle sue spalle) e di dare
un calcio nel culo all'Udc, i popolari si erano già allocati nel
Casini rifondatore della DC e propugnatore di un nuovo centro-destra
nettato da Silvio. C'è da sottolineare però, la genialità di
Daniela Santanché la quale, proprio in vista della fuoriuscita dei
governativi dalla nuova Forza Italia, ha fatto incontrare a Silvio la
carne fresca dei nuovi, giovanissimi forzaitalioti. E a Silvio, si
sa, la carne fresca piace da morire, anche perché l'altra l'ha già
assaggiata tutta.
Spaccato
un partito per riaffermare che gli unici cazzi che contano in questo
paese sono quelli di Silvio, continuano a venir fuori le statistiche
di chi continua a monitorare lo stato di salute di una nazione di
saltimbanchi. Il Cerved, ad esempio, ci dice che negli ultimi nove
mesi hanno chiuso 9.902 imprese, il 12 per cento in più dello stesso
periodo del 2012. La Confcommercio, invece, ci dice che siamo ancora
in piena recessione e che gli “spiragli” aperti dal duo
LettaLetta/Saccomanni, su una possibile ripresa, rappresentano un
sogno mentre la realtà è una cosa diversa. In più, c'è da dire
che la UE ha sonoramente bocciato la legge di stabilità affermando
che non ci sono le richieste riforme strutturali né le
privatizzazioni auspicate. LettaLetta ha risposto che non è
possibile continuare a percorrere la via del rigore, ma a Bruxelles
hanno fatto orecchie da mercanti, la riprova che l'Italia è un paese
commissariato nonostante qualcuno si preoccupi ancora di dirci che non
è vero. Se questo governo dovesse rispondere a tutte le richieste
della UE, sarebbe peggio di quello del Professore, e non si vede
all'orizzonte nessun politico che possa metterci una pezza. In questo
momento servirebbero un colpo di reni, uno di genio, uno di fantasia.
Invece siamo ancora vittime dei burocrati/tecnocrati benedetti dalla
UE. Serve uno strappo e, alla fine, un po' di coraggio,
caratteristiche che, purtroppo, non fanno parte del dna democristiano.
venerdì 15 novembre 2013
giovedì 14 novembre 2013
Pur di mandare in pensione Silvio, i No-Cav tifano per Alfano e Cicchitto. È un delirio o no?
Stanotte
c'è stato l'ennesimo incontro tra Berlusconi e Alfano per
scongiurare la scissione dell'ex Pdl. Al momento non ne conosciamo
gli esiti anche se, considerati gli stracci volati nelle ultime ore,
la sensazione è quella che Dudù abbia azzannato i polpacci d'O
Schiattamuort, provocando una serie infinita di bestemmioni da parte
del vice premier. Situazione tutto sommato delirante, quella che si è
venuta a creare nel monolite silviesco, perché sembra più un
problema di ripicche covate astiosamente nel tempo, piuttosto che una
spaccatura su valori e ideali che dovrebbero fare la differenza.
Così, com'è successo quando Gianfranco Fini ha tentato di mettersi
di traverso sulla strada della marcia trionfale di Silvio, i No-Cav
hanno iniziato, più o meno apertamente, a tifare per “i
governativi” del Pdl dimenticando chi sono, cosa hanno fatto in
questi anni, il loro identikit personale e politico, i guasti causati
alla democrazia con il loro lavoro puntuale e scientifico di
demolitori di storia e di valori repubblicani. Ritrovarsi a tifare
per Alfano, Quagliariello, Cicchitto, Sacconi, Formigoni, Lupi,
Giovanardi (dio bono, Carlo Giovanardi!) è il segnale dello sfascio
totale nel quale versa la politica in questo paese anestetizzato e
privato di ogni dignità umana e sociale. Eppure accade, ed è una
frase che sentiamo ripetere con sempre maggiore frequenza anche da
alcuni amici: “Speriamo che Sacconi... “, ma Sacconi chi? Il
demolitore dell'unità sindacale? Il marito di cotanta moglie madre
di cotanti vaccini antiaviaria? Lo sfasciatore dello statuto dei
lavoratori e della sicurezza nei luoghi di lavoro? Ma questi sono i
personaggi per i quali dovremmo avere un occhio di riguardo e perfino
un po' di simpatia? Siamo arrivati al punto che meglio di Silvio sono
perfino i massacratori della socialità italica, una preferenza per
il meno peggio che è sintomo di una disperante solitudine e non di
una sana prospettiva. Ma le prospettive, ormai, sono tutte legate al
democristiano di ferro che guida questo governo contro natura e che
dovunque va, dice che la questione della quale si occupa in quel
momento, è la “questione centrale”. LettaLetta lo ha detto
nell'ordine: del lavoro, della disoccupazione, delle
telecomunicazioni, dei trasporti, della cultura, dell'ambiente, della
scuola e, ieri, pure dello sport. Tale a quale al suo modello
ispiratore: Amintore Fanfani, l'inventore della “finanza
differenziata” che pure ci portò all'Oscar alla Lira. E se uno non
ci sta a santificare i governativi del Pdl, a chi dovrebbe rivolgere
la sua attenzione, al Pd? Ai 5S? A Scelta Civica? Alla Lega? O
all'appassito Vendola di Sel? L'impressione che ci sia una forza politica peggiore del Pdl che si chiama Pd, aumenta giorno dopo giorno e man
mano che si avvicina la data delle primarie. Nelle prossime ore,
Gianni Cuperlo sarà da queste parti, invitato da un circolo di
marinai. Cuperlo è la fotografia esatta dell'apparatnik del Pd:
grigio come la facciata del Politburo, plastificato come la mummia di
Lenin. Fateci caso, è tale e quale: stessa pelle liscia, stesso
sguardo spento, stessa postura, la medesima immobilità. Gli
assomiglia (alla mummia) perfino nel tono della voce: inanimato.
mercoledì 13 novembre 2013
Altro che maltempo, la politica italiana è una tempesta. Manette, marchette, mignotte e mammasantissima
Tremonti
continua a essere miseramente smentito. Con la cultura si mangia,
eccome! Dopo i guadagni stratosferici del British Museum con i
quattro cocci di Pompei ed Ercolano (che hanno attirato l'attenzione
di mezzo milione di visitatori e un incasso di undici milioni di
euro), segno che all'estero sanno valorizzare i beni artistici e
culturali italiani mentre noi no, un'altra prova che la cultura
rappresenta un buon investimento in tutti i sensi, ci arriva
dall'Abruzzo, regione vicinissima alla nostra, dove negli ultimi anni
le manette tintinnano che è un piacere. Dopo due giunte falcidiate
dalla magistratura, con arresti spettacolari simili a vere e proprie
retate, e indagati a gogò compreso l'attuale governatore Gianni
Chiodi, berluschino doc (che ha ultimamente giustificato la
costruzione delle new town scandalose all'Aquila affermando che la
“fretta di dare un tetto ai terremotati” valeva bene il 158 per
cento pagato in più per il calcestruzzo), l'altro ieri è toccato
all'assessore alla cultura, un altro berluschino doc, Luigi De Fanis,
finito in manette per concussione, truffa aggravata e peculato. Ai
domiciliari è stata spedita anche la di lui segretaria particolare,
tale Lucia Zigarello che, sembra, condividesse con il capo l'amore
per lo champagne, gli alberghi di lusso e qualche petit cadeau sempre
gradito. Nonostante fosse stato messo sull'avviso da una funzionaria
della regione, Rosa Giammarco, “Assessore – dice l'impiegata
al telefono – qua finiamo tutti in galera”, De Fanis, forte della
convinzione che se lo avessero beccato avrebbe sempre potuto farsi
passare per un perseguitato politico, ha continuato imperterrito a
chiedere mazzette, il 10 per cento dei fondi erogati dalla Regione,
tariffa unica, le 2.800 lire del self-godeur di Renato Pozzetto. E
siccome non disponeva di grandi cifre, l'assessore si accontentava e
consigliava ai richiedenti di gonfiare il preventivo. Le ultime
bravate, 4mila euro chiesti a uno degli organizzatori del “Mario
Nascimbene Award” e a quelli dei festeggiamenti per i 150 anni di
Gabriele D'Annunzio, il Vate, che ha prestato il nome all'operazione
che ha condotto in galera De Fanis. Con la cultura si mangia e,
soprattutto, si beve champagne non pagandolo. E questa è la cultura
al tempo di Silvio, quella che ha fatto dire a uno dei giovani
falchetti intervenuti ieri sera alla cena di proselitismo che
Danielona Santanchè ha organizzato per dare nuova linfa a Forza
Italia: “Sono cresciuto a pane e Silvio e stasera sono qui”, che
manco Luigi Tenco. Belli i ragazzotti di Forza Italia, eleganti nel
loro completo giacca e cravatta. Quasi tutti provenienti dalla Luiss,
quasi tutti affascinati dalla bravura manageriale del Capataz, quasi
tutti figli di papà e di mammà, ieri sera hanno ricevuto la
benedizione di Silvio in persona personalmente, che li ha invitati ad
aprire nella loro città un circolo di Forza Italia, trampolino di
lancio per una carriera all'insegna della cultura che fa mangiare, e
bene, chi la sa utilizzare. Lavati, sbarbati, profumati e inquadrati,
gli studenti della Luiss hanno capito che quella è la strada più
breve per arrivare a un successo che è già, in fieri, all'interno
delle famiglie di provenienza, Silvio non è che il sigillo. Non
sappiamo se ieri sera i ragazzotti abbiano già ricevuto consigli su
come far quattrini in tempo di crisi, quello che però sappiamo è
come li faceva De Fanis. Finiamo questo post con una delle
intercettazioni che hanno incastrato l'assessore, senza
nessun commento.
Dalla
Fiera del Libro di Torino del maggio scorso, l'assessore De Fanis
chiama la segretaria: “Stiamo al Caffè Torino, ho offerto io una
bottiglia di champagne”.
Lucia
Zigarello: “Come al solito tu...”
Luigi
De Fanis: “E che devo fare amore mio? Mo' vedo di pagarla con la
carta della Regione, viene 130 euro la bottiglia... “
Lucia
Zigarello: “Eh be', pagala con quella della regione... “
Luigi
De Fanis: “Eh, a me piace fare così...”
Lucia
Zigarello: “Eh...”
Luigi
De Fanis: “Purtroppo chi nasce signore e dispendioso... è così...”
Lucia
Zigarello: “Scusa ma pagala con quella della regione almeno una
volta...”
Luigi
De Fanis (in dialetto): “Io e te passem li guai, se stem uniti gli
frecliem tutt, quadagnem quindici spende'm vent...” .
Amen.
martedì 12 novembre 2013
Il perseguitato Silvio. L'assessore alla sanità lombardo lo paragona ancora agli ebrei... a Gerusalemme. E tutti risero
Questo
delirio è destinato a non avere una fine. In Italia si è appena
spenta l'eco della cazzata silviesca del millennio, che l'assessore
regionale lombardo alla sanità, Mario Mantovani, ha pensato di
rilanciare la storiella della persecuzione contra-Silvium, non
durante la festa domenicale degli ospiti di Villa Sorriso (con tanto
di Viagra diluito nell'aranciata) ma a Gerusalemme, a casa di chi la
persecuzione l'ha vissuta sul serio, mica pifferi. L'assessore
Mantovani, andato in Israele per piantare l'albero dedicato ai
lombardi che hanno salvato famiglie ebree dalla deportazione nel
Giardino dei Giusti, accanto a un basito Benjamin Netanyahu ha detto:
“Questo albero è l'inno ad ogni forma di vita e di libertà contro
i mille volti della persecuzione che, come nel caso del leader
dell'opposizione Silvio Berlusconi, può manifestarsi anche con la
negazione della parità dei diritti”. I presenti si sono guardati
sgomenti, tirando però un sospiro di sollievo quando si sono resi
conto che l'interprete non aveva tradotto l'ultima parte del discorso
dello statista longobardo. A questo punto non sappiamo più se i
berluschini ci sono o ci fanno. Lasciamo perdere Renatino Brunetta
che ha detto, “Silvio ha nelle vene sangue ebreo, lo sanno tutti”,
salvo scrivere una lettera riservata ai guaglioni di Casa Pound che
avevano già preso le mazze ferrate in mano. Lasciamo perdere Sandro
Bondi che, revisionando un po' la storia, ha fatto entrare di
sguincio Silvio nel Diario di Anna Frank. Lasciamo stare le ragazze
che hanno testimoniato sotto giuramento che Silvio è circonciso,
resta la sensazione che i pidiellin-forzaitalioti, per tappare una
falla ne aprono un'altra di proporzioni maggiori e più pericolose, perché puzzano di servilismo lontano un miglio. Poveri pidiellini,
il partito della libertà (di Silvio) si sta sfasciando giorno dopo
giorno. Perdono pezzi a ogni refolo di vento, si staccano tiranti di
lifting mal riusciti come fossero elastici cinesi e, in attesa del
Gran Consiglio Nazionale, quello che passerà alla storia come la
Notte dei Cristalli di Arcore, si tirano fendenti e si mollano
ceffoni come fossero villici qualsiasi con il mulo che si è messo in
sciopero. Così, in attesa di sapere quante amanti ha Alfano, il
colore dei calzini indossati da Lupi, la taglia dei pannoloni di
2232-Cicchitto, i gerarchi del Pdl stanno lustrando i galloni e
oliando gli speroni pronti a saltare addosso ai governativi. Scorrerà
sangue? Macché, al massimo colerà un po' di cerone.
E
comunque, guardate, il Pd non sta messo meglio. Anzi, in questo
momento, la situazione all'interno dei democrat è incandescente. Nel
Pdl ci sono due fazioni che si fronteggiano in attesa di spartirsi
l'eredità del Capo, nel Pd sono tutti contro tutti, un
caravanserraglio di uccelli in libera uscita, pensieri nebulosi e
sinapsi solitarie che preludono a un'altra bella scissione di stampo
semi-sinistra. Ma che ci fa Pippo Civati nello stesso partito di
Beppe Fioroni?
lunedì 11 novembre 2013
Alfano a Silvio: “Niente metodo Boffo e ti ricandidiamo a 80 anni”. Il nuovo che avanza
Venerdì
scorso, mentre era alle prese con una dose massiccia di collirio per
umettare gli occhioni, 'O Schiattamuort ha ricevuto la telefonata di
un amico fidato anzi, fidatissimo. “Angelì – gli ha detto
l'amico – va in giro un giornalista di (…) che sta facendo un
sacco di domande sulla tua vita privata. Ha sentito il parroco, il
giornalaio, il panettiere, l'idraulico, il barbiere e, con l'aiuto di
una talpa della tua security, sta intercettando le telefonate della
tua segretaria e di tutti i tuoi assistenti. Sta attento, è iniziato
il metodo Boffo”. Angelino, che ha sempre dichiarato che il 'metodo
Boffo' non è mai esistito e che era il frutto delle elucubrazioni
della stampa disfattista di sinistra, ha avuto un sussulto simile a
un coccolone ma, contrariamente a quanto si potesse immaginare, non è
stato colto dal panico. Stanco di essere trattato come quello il cui
compito è di pulire le cacchine di Dudù, ha iniziato a picchiettare
sui tasti del cellulare e chiamato nell'ordine: Quagliariello,
Cicchitto, Giovanardi, Lupi e Formigoni per dare loro il triste
annuncio della rottura (quasi) definitiva con il Cavaliere. Cos'era
successo? Era accaduto che mentre (davanti) Silvio corteggiava il suo
ex delfino, assegnandogli per l'intera esistenza il numero due di
tutto e per tutto, gli scherani dei suoi house organ, quatti quatti,
compivano silenziosamente indagini per aprire il fuoco di fila sul
traditore del Capataz, sul Bruto dell'era moderna, sul Giuda della
cristianità targata Mediaset, sì, proprio quella del “tette e
culi”. Prima lusingato, poi sempre più sospettoso, il vice premier
ha infine avuto la prova provata che il padrone stava adoperando con
lui il solito metodo, quello della carota e del bastone con in più
uno sputtanamento globale a mezzo stampa tenuto sottochiave fino al
momento opportuno. Vistosi scoperto, il Cavaliere ha rinunciato
definitivamente alla carota (seguendo anche il consiglio di Francesca
che ne ha visto il prezzo di mercato), e messo decisamente mano al
bastone, un attrezzo molto più economico di cui, tra l'altro, sono
piene le Case Pound. In una lunga intervista all'Huffington Post
Silvio, rivolto ai “governativi”, ha detto: “Ma come potete
rimanere con coloro che hanno decretato la mia morte pubblica?”
Poi ha aggiunto minaccioso: “Ricordatevi di Fini”. Non sappiamo
di quante ville a Montecarlo goda Alfano, quello che sappiamo è che
lo stesso Angelino, affermando “Noi non abbiamo paura del metodo
Boffo”, ha esplicitamente ammesso che il metodo esiste, che è
stato utilizzato a scopi politici, che le strategie dell'insulto,
dell'intimidazione, del sospetto, della denigrazione a mezzo stampa
fanno parte integrante del repertorio silviesco, che i giornali di
gossip rappresentano il braccio sporco e violento del regime
dell'imperatore di Arcore, che il giornalismo italiano non ha ormai
più nulla a che spartire con l'etica e la deontologia che regola da
secoli quello anglosassone e non solo. L'editoria e l'industria hanno
sempre avuto un rapporto molto stretto. Una testata giornalistica,
per molti industriali, rappresentava il fiore all'occhiello,
uno strumento per acquisire quella visibilità sociale che nessuna
fabbrica di frigoriferi gli avrebbe mai dato. Enrico Mattei, da
presidente dell'Eni, per rispondere agli attacchi della stampa
paludata dell'epoca, un giornale lo fondò. Era “Il Giorno”, del
quale Tiziano Terzani scrisse: “Il Giorno di Milano era il giornale
più indipendente che ci fosse in Italia”. Mattei fondò un
giornale che aveva nel suo dna la schiena dritta, Silvio non ha
fondato nessun giornale, ne ha fregato uno a Indro Montanelli. E che
il quotidiano diretto da Sallusti abbia la schiena dritta beh, non si
discute, soprattutto quando ci sono da sputtanare i nemici del
padrone.
domenica 10 novembre 2013
Lo schiaffo di Prodi al Pd, sempre meno partito sempre più nebulosa
Ha ragione Massimo Cacciari: "Il Pd è un partito mai nato". Aver tentato di far convivere Beppe Fioroni e Pippo Civati è stata una pessima idea e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Romano Prodi, massimo teorico e ispiratore del Partito Democratico, lo ha capito sulla sua pelle e quei 101 zozzoni (ma erano molti di più) che lo hanno impallinato sulla strada verso il Quirinale, sono stati solo la punta di un iceberg che si chiama non-identità. Così, se il segretario Epifani annuncia di voler ospitare a Roma il congresso del Pse, Fioroni minaccia il ritorno della Margherita che, se fosse solo un fiore, non farebbe un cent di danno. Romano Prodi non ha rinnovato la tessera del Pd e non parteciperà alle primarie, annunciando il suo ritiro dalla politica attiva. D'Alema sarà contento, Veltroni pure, Bersani idem. Impossibile vincere con questi personaggi, impossibile parlare di sinistra. Ciao Italia.
sabato 9 novembre 2013
Arrestato Oscar Lancini, il Kit Carson di Adro. Salvini-Tex: “È un attacco contro la Lega”
Alla
fine, un esponente del magna-magna Lega è stato arrestato. Premessa.
Secondo noi Oscar Lancini, primo cittadino di Adro, fervente
adoratore di Odino e inventore dello zerbino con il Sole delle Alpi,
non ha preso neppure un cent bucato. È troppo scemo per essere anche
furbo e la furbizia, si sa, almeno un paio di sinapsi attive le
prevede. Non avendone a disposizione neppure una, Oscar Lancini non
ha esportato capitali in Tanzania, non ha investito in diamanti, non
ha comprato la Porsche né “Uncharted 2: Covo dei ladri”,
l'ultimo videogame della Playstation. Ha semplicemente favorito
aziende leghiste di amici bevitori accaniti dell'acqua della sorgente
del Dio Po, commettendo qualche reato: falso in
atto pubblico, turbata libertà del procedimento di scelta del
contraente e turbata libertà degli incanti. I favoriti e
aggiudicatari dell'asta mai effettuata, sono due imprenditori suoi
amici, Alessandro Cadei e Emanuele Casali i quali, grazie a piccoli
trucchi politico-amministrativi, non correvano il rischio di vedersi
soffiare da altri gli appalti più appetitosi. Il giochetto è
semplice, “si fanno passare per gratuite opere che non lo sono, ma
così artatamente aumentando il consenso popolare sulla persona del
sindaco che assume la 'paternità' delle stravaganti idee e facendo
lavorare, costantemente, i classici 'amici degli amici', cioè la
coppia Casadei-Casali, politicamente legati al Lancini". Kit
Carson non è stato l'unico a finire ai domiciliari. Infatti, a
tenergli compagnia, sono Carmelo Bagalà (che dal nome deve essere
originario del Brennero), segretario comunale; l'assessore ai Lavori
pubblici, Giovanna Frusca; il responsabile dell'Ufficio tecnico,
Leonardo Rossi, e gli imprenditori edili di cui sopra Alessandro
Cadei e Emanuele Casali. Dire che nell'Italia di oggi ad aggiudicarsi
gli appalti (e non solo) pubblici sono gli amici, gli amici degli
amici e i finanziatori delle campagne elettorali è l'ennesima
scoperta dell'acqua calda. E non deve stupire la dichiarazione
farneticante del segretario regionale della Longobardia, Matteo
Salvini (Tex) che, dopo aver accusato la magistratura di complotto
anti-leghista, ha avuto il tempo di rivelare all'Italia intera come
funziona la questione. Ha detto Tex: “Lancini, da buon leghista, ha
sempre lavorato per favorire la nostra gente e le nostre imprese
ovviamente nel rispetto della legge. A qualcuno questo non piace. A
me sì!” Ora, il fatto che tra leghisti non si indicano gare
d'appalto per assegnare lavori pubblici, ma si favoriscano le “nostre
imprese” è a dir poco scandaloso, una specie di confessione
involontaria che ci fa capire, ma lo sapevamo già, come diavolo
funziona il gioco sporco della politica italiana attuale. Tradotto in
volgare, così lo capisce anche Salvini: o hai in tasca la tessera
della Lega e ci finanzi o non lavori”, e questo è un reato. Lo diceva anche Benito
Mussolini, infatti chi non prendeva la tessera del fascio se ne
andava al confino e senza passare dal via. Altro che multe milionarie
della UE per le quote latte pagate da tutti i contribuenti, i
leghisti in un ventennio berlusconiano, si sono mangiati non solo le
bistecche d'orso e la pajata con Alemanno, ma un vero e proprio
domineddio. Oscar Lancini (Kit Carson), salì alla ribalta nazionale
per aver, nel 2010, vietato ai bambini con famiglie non in regola con
i pagamenti per la mensa scolastica e lo scuolabus, di mangiare e di
essere trasportati a scuola. Il caso fece scalpore perché un
concittadino, Silvano Lancini (omonimo ma non parente), si fece
carico delle spese per i piccoli, gesto che l'Innominabile premiò allora con un cavalierato. Ma la storia è continuata e continua ancora
perché, ci dicono da Adro, dieci bambini “morosi” sono stati
'adottati' dalla Croce Rossa, mentre altri se li sono presi in carico
il dirigente scolastico e una decina di insegnanti. C'è infine da
dire che i bambini e gli insegnanti, convivono in quello splendido
plesso scolastico intitolato a Gianfranco Miglio, teorico della
Padania e ideologo della Lega, che Oscar Lancini pensò di
personalizzare mettendo il marchio del Sole delle Alpi dappertutto,
tazze dei cessi e cestini dell'immondizia compresi. Ebbene, la Corte
dei Conti, ha ritenuto quell'arredo urbano un danno per l'erario (i
simboli furono rimossi a furor di popolo) e condannato Kit Carson al
pagamento in solido della cazzata messa in atto: 7.398 euro. Un po'
di tempo fa, quando scrivemmo di quello che stava accadendo ad Adro,
qualche burlone militante leghista, ci invitò a prendere un caffè
al bar della cittadina padana, con stecche da biliardo annesse e non
per giocare a carambola. Ora lo sapete dove mettervi la stecca da
biliardo...
venerdì 8 novembre 2013
giovedì 7 novembre 2013
“I miei figli come gli ebrei con Hitler”. Dio bono che scemenza!
Silvio
è disperato e, oltre a essere disperato, non conosce la Storia, non
l'ha studiata, la ritiene una materia inutile come l'italiano, il
latino, la geografia, la fisica, la filosofia, l'informatica, le
applicazioni tecniche, l'educazione civica e fisica, l'arte e
l'economia domestica. A lui interessa solo la matematica e,
all'interno della matematica, una sola operazione: la
moltiplicazione. Dopo aver letto i Diari di Mussolini, ritrovati dal
suo sodale Marcello Dell'Utri, Silvio ha iniziato ad avere grossi
problemi di identità. Tanti e tali i paragoni, i raffronti, i punti
e le sensibilità comuni con il Duce, che Silvio ha iniziato a sentirsi un po'
Benito e ne ha adottato le idee e i comportamenti. Così, come se ci
fosse stato, ha cominciato a dire che il fascismo è stato una
dittatura “all'acqua di rose”, che gli esuli erano turisti
fai-da-te-no-Alpitour, che le leggi razziali furono una imposizione
dell'”alleato germanico”, che Giacomo Matteotti “si suicidò
menandosi da solo” e che “Claretta Petacci era una gran figa per
la quale chiunque avrebbe perso la testa”. Non contento di
incarnare così intimamente lo spirito del Dux, ha tentato in tutti i
modi di rivedere la Storia patria, iniziando a stroncare la
Resistenza, criminalizzando i partigiani ed esaltando i “martiri di
Salò”. Una vergogna continuata a forza di fiction revisioniste su
Mediaset e sulla Rai che hanno portato perfino alla rivalutazione dei
mafiosi e dei bancarottieri. Ma l'ultima sparata di Silvio-Dux ha
sollevato un'ondata tale di proteste da non poter passare sotto
silenzio, o da essere derubricata come l'ennesima uscita infelice di
un uomo alla canna del gas colto dalla sindrome di “San Vittore”.
E così, come se si trovasse ancora fisicamente al Binario 27 della
stazione di Milano, ha detto a Bruno Vespa (che lo ha scritto nel suo
nuovo best-seller in corso di pubblicazione) : “I miei figli
dicono di sentirsi come dovevano sentirsi le famiglie ebree in
Germania durante il regime di Hitler. Abbiamo davvero tutti addosso”.
Non sappiamo se i figli di Berlusconi abbiano detto o meno le parole
che il papà gli attribuisce, quello che è certo è che se lo fosse, ci chiediamo a cosa siano servite le migliori scuole di Milano, che
tipo di insegnamento abbiano ricevuto e soprattutto chi fosse il loro
professore di Storia, magari Robert Faurisson, teorico dei
casapoundini. Immediata la reazione degli ebrei italiani che,
dimenticando la kippah indossata con stile da Silvio allo Yad Vashem
di Gerusalemme, si sono lasciati andare a una serie di commenti così
violenti da tramortire un toro ma non Brunetta. Ha detto Marcello Pezzetti, storico
dell'ebraismo e direttore della Fondazione per il Museo della Shoah:
“Dio mio no, ma come si fa a dire una cosa simile, una stupidità
del genere? Non è possibile. E' una dichiarazione assurda, sostenere
una cosa del genere è anche antistorico”. Gli ha fatto eco il
presidente dell'Unione Giovani Ebrei d'Italia, Alessandra Ortona, che
ha detto: "Non mi risulta che nessuno dei figli di Silvio
Berlusconi è stato rinchiuso in un ghetto, bruciato in un campo di
concentramento, fucilato, o trattato in altre feroci maniere".
Eppure uno statista della levatura del Cavaliere dovrebbe
sapere che inserire nella stessa frase due parole come “ebrei” e
“Hitler”, se lo si fa a sproposito succede l'ira diddio. Ma lui è
talmente tronfio e sicuro di sé che se ne infischia della storia,
della geografia, dell'arte e della cultura. A Silvio interessa solo
la matematica, e della matematica un'operazione: la moltiplicazione.
mercoledì 6 novembre 2013
Impossibile graziare Silvio. Impensabile una gratiam ad personam suam a chi si è inventato le New Town
![]() |
Sweetie |
Dicono
che quando il Capataz ha visto per la prima volta il viso di Sweetie
sull'Iphone next generation, sia stato colto da un raptus maniacale.
C'è voluta tutta la pazienza di Bondiarchuk per fargli capire
che era solo una trappola virtuale di quei terroristi di Terres des
Hommes, ansiosi di acchiappare pedofili in tutto il mondo. Alla fine,
dopo essersi finalmente reso conto che non si trattava di una
immagine reale ma di un 3D realizzato da geni un po' artisti e un po'
programmatori, si dice che abbia spento il cellulare e tirato un
sospiro come quello che si fa sul ponte veneziano prima di entrare ai
Piombi. Vedete, è facile scherzare sul miglior presidente del
consiglio della storia d'Italia, perché è un personaggio che “porge
la battuta”, come nel miglior varietà, quello nobile dei fratelli
De Rege. Così come è facile prendere un po' in giro uno che affida
le sue ansie nascoste e i desideri più inesprimibili a un
giornalista come il Vespone, noto contestualizzatore, con modelli in
scala e piantine street view, di delitti e di qualche pena. L'ultimo
desiderio/minaccia, Silvio lo ha riservato all'Innominabile. “C'è
ancora tempo per un provvedimento di grazia ad personam meam – ha
detto Berlusconi a Bruno Vespa – attendo fiducioso che la cosa
avvenga il giorno dopo che avrò iniziato il mio anno di servizio
sociale presso la comunità di Don Gelmini, noto redentore di
mignotte nigeriane”. Come sia possibile concedere la grazia a un
evasore protetto dalla mafia, invece che da nerboruti body-guard
provenienti direttamente da “Uomini e Donne”, non si sa. Quello
che è certo è che dopo lo scandalo delle New Town dell'Aquila, con
tutto quello che sta venendo fuori, una grazia a Silvio avrebbe come
conseguenza la stessa della rottura di uno specchio, 7 anni di
disgrazia e non in Tibet, perché gli italiani non hanno le palle
neppure per urlare, a meno che non ci siano le telecamere a
riprenderli. Scandalo New Town. Il miracolo dei miracoli di Silvio,
delle dentiere riparate in tempi record, delle tendopoli trasformate
in lager. Dopo quattro anni, le aree delle New Town sono degradate,
soffrono di sciatteria ambientale. Gli isolatori sismici che
sostengono i 185 palazzi non funzionano anzi, si sbricioleranno se
dovesse riverificarsi un'altra scossa come quella del 6 aprile. Gli
intonaci cedono, il riscaldamento non funziona, ci sono infiltrazioni
d'acqua dappertutto. Il miracolo di Silvio non fu realizzato, come
annunciato trionfalmente a Porta a Porta, con i soldi degli italiani
ma con quelli della UE. Il fatto è che quel quasi mezzo miliardo di
euro doveva servire per l'immediata urgenza e non per la
ricostruzione. La storia è chiara. Mercoledì prossimo, Søren Bo
Søndergaard, l'eurodeputato incaricato delle verifiche sull'uso
corretto dei fondi comunitari, depositerà il suo rapporto al
Parlamento Europeo. Uno schiaffo violentissimo, ma non in faccia a
Bertolaso e al suo mentore divino, ma agli aquilani che, con ogni
probabilità, dovranno pagare l'affitto di quei loculi per concorrere
alla restituzione alla UE dei fondi indebitamente spesi. Il sindaco
Massimo Cialente, intervistato dal TG3, ha quantificato il costo che
la comunità aquilana dovrà sostenere: 6 milioni di euro l'anno, una
tombola. Ve lo ricordate Silvio con il casco da Vigile del Fuoco? Sì?
Godetevelo tutto e dategli quella cazzo di grazia. Non se può più!
martedì 5 novembre 2013
Antonio Razzi forever. Intervista inventata (a metà) all'abruzzese più famoso del momento
Quella
che segue è un'intervista inventata a metà ad Antonio Razzi, eletto
in Abruzzo e rappresentante dell'Abruzzo in Senato. A metà, perché
le domande e le risposte sono vere, solo che le abbiamo estrapolate
da diverse interviste che in questi ultimi mesi hanno visto il
senatore protagonista indiscusso di gag memorabili. Il fatto è che,
accanto all'ilarità che nasce di fronte a un ignorante con tanto di
patente, c'è la rabbia che monta dentro pensando che i contribuenti
italiani sono costretti a pagare un lauto stipendio al nulla
assoluto. L'unico risvolto positivo di tutta la faccenda, è che
l'assessorato al turismo della Regione Abruzzo, sta pensando
seriamente a fare di Antonio Razzi il testimonial per il 2014, la
visibilità che gli sta dando Maurizio Crozza, lo sta rendendo
infatti più celebre di Gabriele D'Annunzio, del Parrozzo, dell'Aurum
e della Presentosa.
D
Senatore Razzi, cosa ne pensa di questa legge di stabilità?
R Le
leggi so' le leggi e come tali vanno rispettate.
D Ma
questa è ancora in discussione.
R E
che cazz' c'entra, se non è legge lo sarà e va rispettata lo
stess...
D Ma
lei perché tradì Di Pietro e andò con Berlusconi, per i soldi?
R I'
so' uno responsabbile. Tu lo sai che significa la parola
“responsabbile”? Vuol dire che per l'Itaglia sei disposto
a fare tutto, anche a cambiare poltrona.
D Ma
si dice che lo lei abbia fatto per pagare il mutuo della casa...
R E
perché la casa non è come la patria della famiglia? Tu ce l'hai la casa?
D
Veramente io no...
R E
allora lo vedi? La casa è importante anzi, se vuo', nu' mutuo
piccolo co' Mediolanum te la faccio ave' basta che cambi idea perché
tu me pari nu poco communista. Cominci piano piano a parla' bbene di
Silvio e le cose s'aggiustano...
D
Meglio dormire sotto i ponti, no?
R Tu
si' scemo, i' lo sapevo che tu si' scemo.
D
Senatore Razzi che ne pensa dello scandalo delle New Town
dell'Aquila?
R Di che?
D Le
new town, le case per i terremotati che non sono antisismiche, che il
rilevatore dei terremoti non funziona, che cala l'acqua dai soffitti,
che...
R Eh
sì', sti cazzi... ma quelle so' case nuove e po' perché non dici
che c'hanno tutte la televisione?
D Ma
non le sembra che aver pagato il calcestruzzo il sessanta per cento
in più dei costi di mercato, possa far adombrare l'ombra di
bustarelle miliardarie?
R Tu
lo sei mai lavorato lu calcestruzzo? Lo sai che te pela le mani? Lo
sai che se te casca addosso te buca li calzoni? È chiaro che costa
tanto, c'ha l'indennità operaio... pure se è rumeno.
D Senatore ma quella è la calce viva...
R Viva, morta, sempre calce è... mo' nu struzzo di più, nu struzzo di meno...
D Ma
lo sa che corriamo il rischio di una messa in stato d'accusa per aver
utilizzato male e contro la legge, il finanziamento europeo?
R
Sent' a me... I' l'Europa la conosco, so' stato in Svizzera a Zurigo,
anzi, so' provato a fa' pure il volo diretto Pescara-Zurigo, ma non
lo pigliava nessuno e l'hanno cancellato... L'Europa è 'na nazione
de matti...
D Ma
l'Europa non è una nazione, è un continente...
R
Senti a me, ma perché non te fai 'nu bello viaggio a Zurigo, te lo
pago i', così vedi che è l'Europa...
D Ma
Zurigo è in Svizzera...
R E
che so' detto i'... la Svizzera do' sta, in Africa?
D
Senatore Razzi, un'ultima domanda. Ma lei quanto prende al mese?
R A
occhio e croce, 12 mila euro ma non ce faccio gnente, non me remane
gnente.
D Ma
senatore, 12 mila euro al mese...
R Ma
tu lo sa' quanto costano 'na carbonara, 'na matriciana, 'na
vaccinara, nu carciofo alla giudia a Roma? 'na notte in albergo a
Roma, costa 200 euro, due collaboratori 3mila euro al mese, in nero
perché se pago pure li contributi non me remane 'nu cazzo. A me
resta poca robba. Razzi fa la politica per “responsabbilità”. Ma
tu lo sa' che vo' di' responsabbilità?
lunedì 4 novembre 2013
Più di un milione di nullasapienti vivono grazie alla politica. È iniziata la corsa alle tessere (del Pd)
Sono
1.128.722 le persone che vivono di politica. Non lo dicono né Anonymous
né il bollettino degli anarchici insurrezionalisti. Lo dice la Uil,
che di tutto può essere tacciata meno che di disfattismo, vero
Angeletti controfirmatore dei patti scellerati con Marchionne? Il
costo di questo esercito di nullafacenti e nullasapienti è di 24
miliardi di euro l'anno, 6 volte l'Imu. Il solo vicepremier, detto 'O
Schiattamuort, fra consulenti e segretari, amici e conoscenti, costa
all'erario, cioè a noi, 3 milioni e mezzo di euro l'anno. Gli altri
soldi vanno a parlamentari, amministratori locali, dipendenti di
società statali, funzionari di partito, portaborse, portagiornali,
portacappuccini, portabrioche, portasniffate, portaerba, portasfiga
vari, porta e basta. A volte, intorno ai nostri politici prosperano
vere e proprie industrie del lavoro che, almeno, contribuiscono a far
scendere il tasso di disoccupazione giovanile. Sono tutti parenti,
amici degli amici, figli di amanti e concubine, nipoti di
capibastone, prole illegittima dei signori delle tessere, quelli che
scendono in campo (investendo in proprio qualche centinaia di
migliaia di euro), solo quando occorre. Come ad esempio in questi
giorni in cui si stanno svolgendo i congressi provinciali del Pd. A
leggere le cronache, fra tessere in bianco, quelle pre-compilate,
quelle che arrivano con l'Ups in scatole di “campioni senza
valore”, quelle che si raddoppiano lungo il viaggio fra Roma e la
sede di destinazione, quelle che si triplicano senza un Cristo pronto
a ripetere il miracolo dei pani e dei pesci, il Pd sembra essere
diventato il partito dell'una e trina, una specie di moltiplicatore
delle illusioni che Renzi, Cuperlo, Civati e quell'altro di cui non
ricordiamo il nome, ah, sì, Frittella, cercano in tutti i
modi di possedere proprio come si fa con le mignotte di strada:
semplicemente pagandole. A sentirli sembrano tutti anime candide,
quelle che non sanno niente, non hanno visto niente, non vedranno
niente e, soprattutto, non capiscono niente. Cuperlo dice:
“Blocchiamo i congressi provinciali”. Renzi risponde: “E 'sti 'azzi!” Così succede che a Roma si prendano a randellate, a
Catania scoppi uno scandalo da prima pagina di Libero, a Trapani si
svolgano due congressi con un solo circolo, mentre sono centinaia le
tessere distribuite a perfetti sconosciuti che si sono ritrovati
dalla sera alla mattina, iscritti al Pd. Qualche anno fa successe
anche a noi. Il segretario cittadino dei socialdemocratici, con il
quale avevamo preso qualche volta un caffè, ci fece dono,
recapitandola direttamente a casa, della tessera del suo partito. Il
prenderla, rimetterla nella tasca del legittimo proprietario dopo
avergli pagato un caffè e detto sorridendo “Ma che sei scemo?”,
rappresentò un momento di grande soddisfazione. C'è da dire che,
negli anni, ci ritrovammo a nostra insaputa iscritti al Psi, al Pli,
al Pri e perfino alla DC. Ma quando arrivò la tessera del MSI ci
incazzammo come iene maculate del Sudafrica in crisi di astinenza da
carcassa di zebra del Perù. Ma era morto Almirante e anche il Mis si
stava democristianizzando. Non ci scandalizza mica il fatto che nel
Pd vigano ancora certe regole aberranti, quello che ci sconvolge è
sapere che tutto questo spendere soldi e agitarsi non servirà a
niente, men che meno a cambiare qualcosa in un paese di morti in
avanzato stato di decomposizione. La prova che siamo un paese di morti?
Eccone due. La prima: i malati di Sla hanno scritto al governo
affermando: “O ci state ad ascoltare oppure, tutti insieme,
staccheremo i respiratori”. Stiamo parlando di malati di Sla e non
dei finti ciechi di Canicattì. La seconda. Sapete a chi sono andati
i soldi destinati dai governi che si sono succeduti in quest'ultimo
periodo alle vittime della mafia? Alla figlia di Salvo Lima. Agli
altri, solo la pensione e un morto da piangere. Ovviamente i morti da
piangere non erano e non sono le vittime della mafia.
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