In Italia neanche bidella. A Boston direttore della banca dei cervelli
Quella
della dottoressa Sabina Beretta è solo una delle migliaia di storie
che rendono l'italiota “fuga dei cervelli” una solida realtà,
come dice una pubblicità (la rima è inevitabile e me ne scuso).
Che
questo sia un Paese malato di nepotismo, familismo, regionalismo,
municipalismo, politicismo, baronismo, simpaticismo, paraculismo,
sessismo e generismo è cosa risaputa. Come è cosa risaputa il fatto
che per avere un lavoro e non un co.co.co., bisogna avere un santo in
paradiso pronto a inviare sulla terra e fra i mortali, la vecchia ma
sempre attuale raccomandazione.
Quello
che sconvolge è che questo viziaccio vecchio come il cucco, con il
tempo si sia sempre più affinato, esattamente come la corruzione,
fino a togliere di mezzo ogni merito per sublimare la conoscenza con
il boss di turno o del politico rampante che fanno del clientelismo
la loro arma migliore non avendone altre. Questo accade a ogni
livello, per i mestieri più remunerativi e per quelli che assicurano
solo un fine mese tranquillo e una pensione, e per arrivare a questo
che viene considerato un privilegio, spesso si compiono veri e propri
misfatti.
La
dottoressa Sabina Beretta, nel 1990 una quasi trentenne catanese, le provò tutte pur di restare in Italia, compreso il concorso
pubblico per un posto di bidella all'Università. “Dopo aver pulito
e lavato – dice oggi la Beretta – avrei avuto il tempo di portare
avanti le mie ricerche sul cervello”. Anche in quel caso non ci fu
nulla da fare “Eravamo in troppi a concorrere”. Decisa a lottare
per continuare gli studi sulla schizofrenia, la dottoressa fece
allora domanda per una borsa di studio all'estero e le venne
accolta. Terminato lo stage all'Harvard
Brain Tissue Resource Center di Boston, le fu
offerto il posto di direttrice che accettò e che le permise di non
mettere più piede in Italia. Oggi è la responsabile del più grande
centro “di cervelli” del mondo.
Non
capendo nulla di cervelli (soprattutto quelli femminili), provai
anche io, molto tempo fa e nel periodo più buio della mia vita, a
fare un lavoro che mi permettesse di arrivare a fine mese: il
magazziniere alla Coop. Ovviamente non mi presero e non perché non
sapessi guidare un muletto, ma perché il mio curriculum non si
fermava alla terza media. In fondo, fa benissimo la dottoressa Sabina
Beretta a cercare di curare la schizofrenia.
Nessun commento:
Posta un commento