L'informazione e le regole. Chi le rispetta e chi no
Se un
giorno dovessi scrivere una bufala, o una fakenews come si dice ora,
sul giornale per il quale lavoro o anche su questo blog, gli
interessati avrebbero tutto il diritto di querelarmi. Non solo, a
seguire la mia stessa sorte sarebbe il direttore del giornale sul
quale scrivo (reato di mancata sorveglianza, e il caso Sallusti
condannato alla galera fa giurisprudenza), mentre per il blog di cui
sono titolare, pagherei io e basta. Questa faccenda della
responsabilità civile e penale editoriale vige in tutto il mondo.
Negli Stati Uniti e in Inghilterra, se scrivi una bufala si viene
immediatamente licenziati e trovare un altro posto di lavoro è di
una difficoltà sovrumana. E di casi simili, iniziando da Peter
Arnett ce ne sono stati e ce ne sono. Sarebbe il caso di tirare fuori
un discorso alto come la deontologia professionale, ma non lo
facciamo per amor di categoria.
Questo
Paese, l'Italia mica il Perù, ha vissuto per anni di macchine del
fango, quelle presunte inchieste giornalistiche che finivano per
delegittimare il rivale politico, e di dossieraggi come nel caso di
Marcello De Vito, candidato grillino al comune di Roma.
Insomma,
la vita politica italiana è piena di menzogne, bufale, costruzioni
artificiose, delegittimazioni, falsi reati spacciati per veri e
quelli veri definiti “indiscrezioni”.
Così,
sovvertendo qualsiasi regola di proporre informazione corretta, si
viene a sapere che la slot-machine chiamata “beppegrillo.it” non
è di Beppe Grillo ma di tal Emanuele Bottaro di Modena che a suo
dire, non è un prestanome ma un amico del comico genovese che nel
2001 registrò il nome e il sito “per toglierlo dal mercato”. In
questi anni di querele a gogò, gli avvocati di Beppe lo hanno
tranquillizzato, gli hanno detto “non sei il responsabile dei
contenuti” ma, essendo il titolare del blog, una qualche forma di
responsabilità oggettiva dovrà pure averla, o no?
Il
bello di questa storia è che neppure Beppe Grillo è responsabile
dei contenuti degli articoli che compaiono sul blog che porta il suo
nome, se non di quelli firmati. E gli altri? “Sul mio blog – che
non è suo ma di Emanuele Bottaro – possono scrivere tutti”, dice
il leader dei FiveStars.
Allora,
il responsabile di quanto va ogni giorno on-line, chi è?
Secondo
le carte, la piena titolarità della “linea” del blog è di Beppe
Grillo, ma lo stesso Grillo ha dato delega alla Casaleggio Associati
di gestire il trattamento dati che però non significa trattamento
dei contenuti che, secondo un'altra scrittura, è di completa
responsabilità di Grillo. Ma i dati che la Casaleggio Associati
rileva dal blog, vengono gestiti dall'Associazione Rousseau che ha
sede allo stesso indirizzo della Casaleggio Associati. Non basta, gli
articoli non firmati da Grillo, vengono da una pagina che lo stesso
Grillo ha messo a disposizione del Movimento, e chi è responsabile
dei contenuti della pagina? Secondo l'atto che ne assegna la
disponibilità, il responsabile è in toto Beppe Grillo. Però, dopo
le ultime querele, gli avvocati di Grillo hanno detto e scritto che
così non è.
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