Translate

sabato 4 maggio 2013

Brunetta: “I veti del Pd su Silvio presidente della 'Circonvenzione' sono intollerabili”. Lui preferisce la corruzione. Hacker contro i grillini, in piazza la vita privata degli onorevoli.


Ieri, non più tardi di ieri, scrivevamo che Silvio punta tutto sulla presidenza della Circonvenzione per le riforme istituzionali. Abituato a turlupinare milioni di italiani, Berlusconi pensava che quello fosse l'incarico più adatto alla sua personalità e ai suoi illimitati mezzi di istrione per deficienti. Quando gli hanno spiegato, non senza qualche difficoltà, che si trattava di presiedere la Convenzione e non la Circonvenzione, Silvio c'è rimasto malissimo. Anche perché, insieme a Cesarone Previti, l'occhio di falco attualmente in cura ai servizi sociali, ne ha messe in atto più lui di Monsieur Verdoux. Il fatto è che Silvio c'è rimasto di stucco quando ha saputo che, fra i maggiori oppositori, c'era anche Matteuccio Renzi. Il sindaco gigliato, ha detto: “Berlusconi non può essere un padre costituente. Come facciamo a fargli scrivere la Costituzione per i prossimi 50 anni?” Che si deve fare per convincere l'anima di sinistra del partito ad accettarlo come segretario? Basta mentire spudoratamente. D'altronde, ritrovarsi ancora D'Alema fra le palle sarebbe la beffa oltre il danno. Brunetta, dicendo che i veti del Pd sul nome di Silvio sono intollerabili, non ha fatto altro che far sapere agli italiani che quel patto scellerato fra il suo padrone e LettaLetta esiste davvero. Sull'Imu, nonostante le inveterate da campagna elettorale permanente, alla fine si metteranno d'accordo, ma sulla presidenza della Convenzione no. Silvio la vuole ed Enrichetto gliela deve dare, e che questa frase non suoni come una stupida boutade. Ecco, Silvio presidente della Convenzione potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso enorme della pazienza degli italiani, e il momento in cui la nostra sacca, pronta da tempo, ci si metta da sola sulla spalla e ci inviti ad espatriare. E veniamo ai ragazzi 5S violentemente hackerati da una congrega che si chiama Par-AnoIA e che si dice “vicina al Pd” (fatto che desta qualche sospetto, perché questi sono i classici casi in cui si tace lavorando nell'ombra). Dunque. Gli onorevoli Massimiliano Bernini, Tancredi Turco, Giulia Sarti e Filippo Gallinella (“Baloo”) sono state vittime di un vergognoso attacco da parte degli hacker di cui sopra. Entrati fraudolentemente nelle loro caselle di posta elettronica, i "paranoici" se ne sono impossessati e hanno iniziato la pubblicazione delle email. Qualcuna imbarazzante, altre decisamente più innocue (dicono coloro che le hanno lette), violare la privacy di chiunque, onorevoli compresi, è comunque un reato. I grillini si sono prontamente rivolti alla polizia postale, denunciando, giustamente, il furto delle identità. Trascorse ben otto ore senza che la PP provvedesse a chiudere il sito degli hacker, la signorina Lombardi ha indetto una conferenza stampa per denunciare la lentezza esasperante con la quale, gli organismi di polizia, stanno procedendo alle indagini. “Ben otto ore fa – ha detto quella dei fascisti con grande senso dello stato – siamo andati a sporgere denuncia. Sono passate otto ore e non è successo ancora nulla”. Forse la signorina Lombardi non sa che, grazie ai tagli, la polizia postale è stata brutalmente ridimensionata, che sono rimasti 4 gatti che lavorano per 44 e che prima di chiudere un sito deve intervenire la magistratura, a meno che non ci si confonda con le pagine Facebook che scompaiono in un amen. L'estate scorsa, anche noi siamo rimasti vittime di un attacco simile, anche se con intenti più truffaldini. Degli imbecilli travestiti da hacker sgrammaticati, ci hanno rubato l'identità, bruciato il blog, perso tre anni di posta con relativi contatti, insomma, un gran casino. Anche noi ci siamo rivolti alla polizia ordinaria che ha provveduto ad inoltrare la nostra denuncia contro anonimi, alla polizia postale. Due settimane fa, tramite il messo del tribunale, ci è arrivata l'archiviazione della denuncia. Caso chiuso e quei vaffanculo di Google che non ci hanno permesso di rientrare in possesso di nulla, nonostante la denuncia. Ci incazzammo a morte, ma tanto fu. Ora, capiamo perfettamente lo stato d'animo dei 5S, sappiamo quanto possa essere doloroso vedersi scippare anni di vita, di amicizie, di amori, di foto un po' osé, di rapporti delicati, ma la rete è questa, un immenso casino nel quale sembra facile districarsi e sentirsi protetti, mentre si sa che non è così. Forse è per questo che parlare in nome e per conto del popolo della rete ci è sembrato da sempre un controsenso. Il popolo della rete, amici grillini, è composto anche dagli hacker che vi hanno scippato la vita, dovreste parlare anche a nome loro. O li espellerete dal Movimento?

Nessun commento:

Posta un commento