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giovedì 30 maggio 2013

Nel PD continua l'eterno gioco delle parti: Renzi prova lo sgambetto. Nella Lega invece Bossi dice a Bobo: “Fatti più in là... oh ohoh”

Calma signori, calma. Il fatto che la UE ci abbia tolto dal girone dei dannati, non implica stappare per forza lo champagne e fare festa. Perché ormai da parecchio tempo, la UE non fa regali all'Italia, diciamo da quando Silvio ha iniziato a dar di testa fra “kapò” e “culone inchiavabili”: questione di stile. Non si può brindare perché, se è vero che si potrà sbloccare qualche miliardo per far ripartire micro-cantieri e parecchie altre attività e servizi, è anche vero che la UE ha posto il vincolo della tenuta sotto controllo dei conti. Saccomanni è stato chiaro: “Abbiamo raggiunto un ottimo risultato, ma non è detto che l'IVA non aumenti”. Come si può facilmente immaginare, l'aumento dell'IVA è un altro macigno sulla strada della ripresa dei consumi, e il sentirsi ancora sotto tutela, più che una sensazione è un dato di fatto certificato. LettaLetta ha ringraziato pubblicamente Mario Monti e tutti gli italiani per l'uscita dalla procedura d'infrazione della UE, denotando un ottimismo che da un po' non aleggiava sui cieli italioti. E siccome il PD sembra un partito fatto apposta per non godere neppure un attimo di fatti positivi, ecco che Renzi, preoccupatissimo che il governo del suo amicone e corregionale Enrichetto possa durare a lungo, ha iniziato (tramite terzi) a mettere ostacoli sul cammino del nipote per antonomasia. Giustissima nella sostanza, improvvida nella forma politica, la proposta di legge tendente a riesumare il Mattarellum, fatta dall'onorevole renziano Roberto Giachetti, ha spaccato ancora una volta il PD. La mozione, che arriva dopo un lavoro di fino fatto dai rappresentati del PD e del Pdl per trovare un accordo su una nuova legge elettorale, ha agitato di brutto le acque governative. Il Pdl, se qualcuno non lo avesse ancora capito, punta decisamente al mantenimento del Porcellum. Berlusconi è convinto da sempre che le votazioni siano una specie di “o la va o la spacca”, per cui chi vince prende il piatto (come a poker) e chi perde sta quattro anni in panchina. E la convinzione di Silvio si è fatta ancora più forte dopo le ultime elezioni che, pur avendole perse, gli hanno comunque regalato un ruolo che mai si sarebbe aspettato, quello dello strizzatore di palle altrui, dopo che per anni le Olgettine le hanno strizzate a lui. Che l'ispiratore della proposta Giachetti (appoggiata da Sel, dal M5S e da una piccola parte del PD), sia proprio il sindaco di Firenze, lo fanno capire le dichiarazioni rilasciate ieri da Renzi, subito dopo il diniego di Giachetti all'invito di ritirare la mozione. Matteo ha detto: “Ho una preoccupazione. Che il governo e la maggioranza rinviino troppo, giochino di rimessa, facciano melina. Non vorrei che il governo delle larghe intese diventasse il governo delle lunghe attese... decidano perché con il Porcellum non si va da nessuna parte”. Poi, Matteo ha aggiunto: “I democristiani erano persone serie, ma una parte di liturgia democristiana in questo governo, è un tantino eccessiva. Ora diamoci una mossa”. Inutile dire che dopo la dichiarazione di Renzi, c'è stato un fitto scambio di sms tra lui e LettaLetta, nei quali il premier scriveva a Renzi di darsi una calmata e Renzi gli ribadiva di muovere il culo. Voci malevole dicono che gli sms siano stati inviati anche a Silvio per conoscenza, ma di ciò non si hanno prove certe. La cosa buffa, perché con Brunetta capogruppo alla Camera di cose buffe ne accadono parecchie, è stata che Renatino subito dopo la presentazione della mozione Giachetti, ha rilasciato una dichiarazione nella quale diceva: “La proposta di tal onorevole Giachetti è eversiva”. Tralasciando il cuneo di penetrazione della lingua italiana in Brunetta, bisognerebbe far notare all'onorevolino che di eversivo, finora, ci sono state solo le due proposte di legge del senatore Luigi Compagna e del senatore Francesco Nitto Palma, la prima pro-Dell'Utri, la seconda pro-Silvio. Il resto è solo uno stato di democristiana ordinarietà. Mamma mia la Lega! Non se ne parla più. È implosa. Vittima delle tante anime e delle corna vichinghe bandite a Pontida. Bossi, all'indomani delle ultime amministrative, è sbottato: “Maroni faccia un passo indietro – ha detto il Senatur – vuole fare tutto lui, il segretario, il governatore della Lombardia, i comizi, l'esperto di pietre preziose, il portiere di via Bellerio, l'autista di Berlusconi. E che cazzo, ceda qualcosa anche agli altri”. Umbertino da Giussano ha poi aggiunto: “Quando c'ero io la Lega era unita, ora non si capisce più una mazza. Il Trota è spaesato e ha iniziato a tifare per l'Italia, questo non posso sopportarlo”. Ridotta a prefisso telefonico, la Lega ha perso in tutte le città che governava e sta aspettando con ansia la prossima fornitura di bistecche d'orso per un barbecue riconciliatore. Sui risultati delle elezioni amministrative, l'analisi di Beppe Grillo sul suo blog, è correttissima. I numeri dimostrano in maniera inequivocabile il declino dei partiti. Tutti, dal 2008 a oggi, hanno perso un fottio di voti e l'emorragia non è destinata a fermarsi in tempi brevi, anzi. Quello che però Grillo non dice, o lo dice estremizzando le metafore, è che il M5S non ha vinto una beneamata minchia, altrimenti sarebbe schizofrenico dire di aver trionfato dopo il dimezzamento dei voti. Lo sappiamo, in questo momento Beppe deve tenere unito il Movimento, scaldare i cuori, si diceva una volta della funzione dei comizi elettorali. Ma Grillo i cuori non li scalda più, accentua la rabbia (sua personale e di Casaleggio) e gioca su un mare di macerie anche con un certo cinismo. Che stia sbagliando, glielo hanno detto perfino Asor Rosa e Rodotà, non sospettabili di collateralismi governativi, ma Beppe, quando gli toccano il giocattolo, da fuori di matto... 

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