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lunedì 14 gennaio 2013
Italia ingovernabile. Ecco ciò che vogliono tutti coloro che tentano di salvarla. Con Pierfy in pole-position.
Diciamolo,
c’è voluto del tempo, ma alla fine Bersani ce l’ha fatta a capire
Pierferdinando Casini o “Pier”, come lo chiama amabilmente lui. Vedete, cari
amici e lettori, la nostra campagna contro il Pierfy “cocorito” di Forlani, è paragonabile
solo a quella che, da anni, andiamo conducendo contro Berlusconi. La differenza
fra i due è che Pierfy non ha le tv, altrimenti... L’orfano del CAF, ammogliato
in seconde nozze Caltagirone, sta alla sinistra come un vampiro alla luce del
sole: se lo guarda un po’ si squaglia. Per Casini, la sinistra è il male
assoluto, ancora troppo legata al bolscevismo per permetterle di applicare
quattro elementari regole di convivenza civile. Per due decenni, il Pierfy è
andato mignotteggiando di qua e di qua senza apparentemente nessun senso, mentre un senso lo aveva. Si è tirato fuori dal berlusconismo quando si è
reso conto di non contare un cazzo, svolgendo un’opposizione a tariffa fissa,
che lo ha portato a votare molte delle leggi volute da Silvio. Poi, preso atto che il camerata Berlusconi volgeva all’occaso, ha iniziato, in silenzio,
a frequentare le osterie con Piergigi Bersani, dove lo ricordano perché puliva
maniacalmente le posate prima di mangiare. Noto frequentatore di salotti buoni,
merito anche di un suocero “di peso”, le trattorie non sono mai state il suo
ideale ma, per il bene della nazione, si è sottoposto anche a questo immenso
sacrificio. Con Bersani ha tentato l’opera di demolizione a sinistra. Il suo
obiettivo è stato quello di isolare prima l’Idv (riuscendoci per merito suo e
per colpa di Di Pietro) e poi Sel, sbattendo però contro quel muro chiamato Nichi Vendola che
mastica di politica quasi quanto lui. Non cavando fuori un ragno fuori dal buco, nel
momento in cui Silvio si è dimesso, ha colto al volo l’occasione offertagli dal Presidente della Repubblica, l’unico comunista con il quale fa volentieri colazione, ma solo perché è potente, e ha abbracciato orgasmaticamente Mario Monti,
ergendolo a paladino della nuova Italia. Ma sapete qual è il motto di Casini
oggi? “Il nuovo siamo noi”, e questo la dice lunga su come siamo messi. Casini
vuole, in questa fase, un’Italia ingovernabile. A lui sta benissimo che il Pd
abbia la maggioranza alla Camera e il Pdl al Senato. Si sta battendo con tutte
le sue forze perché questo avvenga e per avviare, ancora una volta, l’Italia,
sulla strada delle grosse koalition, dove lui, il Pierfy, da ago delle bilancia
centrista, sa di poter contare e pure parecchio. Il fatto è che Silvio sta
recuperando posizioni su posizioni e che, nonostante la minestra riscaldata
dell’alleanza con la Lega, punta decisamente alla maggioranza al Senato,
alleandosi appunto con la Lega al Nord (Lombardia e Veneto), con i
fiancheggiatori della camorra in Campania e con Miccichè e il Movimento delle Autonomie di
Lombardo (che si sono riappacificati) in Sicilia. Del resto dell’Italia a
Silvio non frega una mazza. Quattro sono le regioni fondamentali, e su quelle
quattro regioni sta puntando tutto. Il Pd lo sa. Bersani lo sa. E non è un caso
che ieri abbia detto di Casini: “Pier vuole comandare pur non avendo voti”, sancendo
in maniera definitiva che l’unico, vero, democristiano doroteo rimasto in vita,
è proprio il Pierfy. Il problema per il Pd, a questo punto, si chiama Antonio
Ingroia. I sondaggi dicono che l’ex pm porterà via voti alla sinistra,
soprattutto in Sicilia e in Campania che, non a caso, sono due delle quattro
regioni cardine per la maggioranza al Senato. In queste ore, Dario Franceschini
sta tentando di convincere Ingroia a non presentare liste almeno in quelle
regioni ma, le esperienze negative del passato con Rifondazione Comunista, non
depongono a favore della "desistenza". Alla fine, cari amici lettori, vedrete
che tutti quelli che scendono in campo per la salvezza dell’Italia, punteranno
decisamente a renderla ingovernabile per tentare di portare a casa, fino all’età
della pensione, il pane e il companatico.
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Bella analisi, puntuale e vera, Max.
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