Che
LettaLetta ci tenga da matti a fare il presidente del consiglio, lo
si capisce dalla postura che assume quando parla in tv. Enrichetto si
sente tanto capoclasse. Muove le mani come se stesse dirigendo le sue
parole come una sinfonia. Alza gli occhi al cielo come se ogni volta
dovesse spiegare a una manica d'ignoranti il senso dei provvedimenti
che intende(rebbe) adottare. Si dice: “Minchia quanto sono bravo!”,
ma intimamente. Deve essere bello suonare il campanellino d'argento
per iniziare un consiglio dei ministri e, ancora più bello, farlo
per finire, farsi scortare a casa e raccontare alla moglie il peso di
una giornata da statista. Non lo dà a vedere, Enrichetto, però
questa cosa non solo lo appaga, ma lo rende orgoglioso di sé e di
tanta, democristiana grazia. Non c'è da meravigliarsi, quindi, se
reagisce malissimo alle parole che Guglielmo Epifani si lascia
scappare a Parigi: “Non sta scritto da nessuna parte – ha detto
il segretario dei pidini – che se cade il governo si debba tornare
per forza a votare”. Come dire: “Caro Enrico, io ti stimo
tantissimo (come la signora Pina rispose a Fantozzi quando lui le
chiese se l'amava, nda), ma se ci capita l'occasione per non
continuare ad avere rapporti contronatura, noi vorremmo
approfittarne”. Pronta la reazione di LettaLetta, il quale teme
come la peste bubbonica, una eventuale alleanza Pd-Sel-NewFiveStars,
che lo manderebbe a casa in un giro di valzer asburgico. Enrichetto
dice: “Non si fa così, però. Non si spara a pallettoni contro il
governo di unità nazionale nel quale passano sono gli argomenti non
divisibili della destra. Siete dei maramaldi”. E poi, alzando la
cornetta del telefono: “Pronto, zio? Aiutami tu”. Ecco,
LettaLetta ha capito che potrebbe avere anche meno dei 18 mesi
previsti dal presidente della repubblica, (che poi smentisce
indignato il suo pensiero e le sue dichiarazioni manco fosse Silvio),
e guarda con una fifa blu nei pantaloni, quanto accadrà domani dalle
parti del Movimento5Stelle. Beppe Grillo lo sa, tira aria di burrasca
o, per meglio dire, di scissione dolorosa. Stanno venendo fuori tutti
i mal di pancia di quel gruppo miracolato di cittadini comuni, che in
queste ore si stanno dicendo: “Cittadini comuni sì, uno vale uno
sì, ma proprio coglioni no!” C'è chi tenta di gettare acqua sul
fuoco e chi tende a mettere mano a una tanica di benzina ma, quello
che sta accadendo dentro i 5S, è che la decisione di espellere o
meno la senatrice Gambaro, non sarà senza effetti collaterali.
Comunque vada, si è sputtanato l'ennesimo sogno di una paese di
zozzoni.
Nessun commento:
Posta un commento