Sembra
che l'Unesco lo faccia apposta, tanto che qualche costruttore
palazzinaro, e un po' pirata, si sta pure incazzando. Facciamo
crollare Pompei, dilapidiamo le bellezze naturali e artistiche delle
Cinque Terre, massacriamo la Valle dei Templi, rinterriamo le tombe
etrusche e le vestigia romane, sennò i palazzi non potrebbero
nascere e le linee metropolitane si dovrebbero interrompere.
Chiudiamo orchestre sinfoniche una a pranzo e una a cena. Il ministro
Bray deve scendere in campo per il Maggio Fiorentino, i teatri non
hanno una lira per le loro stagioni e quelli dell'Unesco che fanno?
Ci dicono ancora una volta che il nostro patrimonio culturale è
unico e va protetto, perché non è solo “cosa nostra” ma
dell'intera umanità. Così, dopo aver dichiarato addirittura un
vulcano, l'Etna, patrimonio dell'umanità (causando un attacco di
bile ai costruttori che già pregustavano colate di cemento e
bed&breakfest a gogò), i maledetti “uneschini” hanno
risalito la penisola e, giunti in Toscana, hanno osservato le Ville
Medicee di Cafaggiolo a Barberino di Mugello, Trebbio a San Pietro a
Sieve, Careggi, Poggio Imperiale, Castello, La Pietraia, Fiesole,
Poggio a Caiano, Carmignano, Cerreto Guidi, La Magia di Quarrata, il Palazzo di Serravezza e hanno deciso, motu proprio, di dichiararle
tutte insieme patrimonio culturale dell'umanità. Poi, non ancora
soddisfatti e probabilmente rintronati dal Brunello, visto che
c'erano, hanno adottato lo stesso provvedimento per i Giardini di
Boboli e quello di Pratolino, nel comune di Vaglia: un vero e proprio
accanimento terapeutico su una nazione morta. Se una cosa del genere
fossa accaduta in qualsiasi altra parte del mondo, i paesi coinvolti
avrebbero fatto festa per un mese. In Italia accade solo quando ti compri la bandiera arancione o quella blu, allora sì che son feste.
Perché, cari amici, essere dichiarati “patrimonio culturale
dell'umanità”, è una rottura di palle senza limiti né confini.
Devi stare attento ai ciottoli, alle crepe, alle siepi che crescono
storte, alla gramigna che infetta i prati, alle zone dove non si può
(e deve) parcheggiare, alla revisione semestrale delle strutture e
degli impianti rigorosamente a norma, a non togliere neppure una
scheggia da quella cazzo di finestra che ha 600 anni, e che potrebbe
essere sostituita tranquillamente con una di alluminio anodizzato con
doppio vetro termico. E se poi si dovesse rompere un vetro, madonna
che delirio! Dove si trova un vetraio in grado di sostituirlo senza
fracassare il telaio della finestra e attaccare tutto col Vinavil? E
poi, cosa dire agli amministratori che avevano pensato di coprire i
tetti di tegole antiche con i pannelli solari, che quella cosa non si
può fare? Essere dichiarato “patrimonio culturale dell'umanità”,
per gli italiani è una iattura più grossa del terremoto, perché
dopo un terremoto speculi sulla ricostruzione, per una Villa Medicea
su cosa puoi speculare, un cartello segnalatore? Pochi euro e il
problema è risolto. Dopo il terremoto, invece...
Dura, durissima, amara realtà.
RispondiEliminaMarcello