Translate

domenica 23 giugno 2013

I pazzi sognatori dell'Unesco. Dopo l'Etna, dodici ville medicee e i Giardini di Boboli nel patrimonio culturale dell'umanità. Non sanno mica che per gli italiani è una iattura!

Sembra che l'Unesco lo faccia apposta, tanto che qualche costruttore palazzinaro, e un po' pirata, si sta pure incazzando. Facciamo crollare Pompei, dilapidiamo le bellezze naturali e artistiche delle Cinque Terre, massacriamo la Valle dei Templi, rinterriamo le tombe etrusche e le vestigia romane, sennò i palazzi non potrebbero nascere e le linee metropolitane si dovrebbero interrompere. Chiudiamo orchestre sinfoniche una a pranzo e una a cena. Il ministro Bray deve scendere in campo per il Maggio Fiorentino, i teatri non hanno una lira per le loro stagioni e quelli dell'Unesco che fanno? Ci dicono ancora una volta che il nostro patrimonio culturale è unico e va protetto, perché non è solo “cosa nostra” ma dell'intera umanità. Così, dopo aver dichiarato addirittura un vulcano, l'Etna, patrimonio dell'umanità (causando un attacco di bile ai costruttori che già pregustavano colate di cemento e bed&breakfest a gogò), i maledetti “uneschini” hanno risalito la penisola e, giunti in Toscana, hanno osservato le Ville Medicee di Cafaggiolo a Barberino di Mugello, Trebbio a San Pietro a Sieve, Careggi, Poggio Imperiale, Castello, La Pietraia, Fiesole, Poggio a Caiano, Carmignano, Cerreto Guidi, La Magia di Quarrata, il Palazzo di Serravezza e hanno deciso, motu proprio, di dichiararle tutte insieme patrimonio culturale dell'umanità. Poi, non ancora soddisfatti e probabilmente rintronati dal Brunello, visto che c'erano, hanno adottato lo stesso provvedimento per i Giardini di Boboli e quello di Pratolino, nel comune di Vaglia: un vero e proprio accanimento terapeutico su una nazione morta. Se una cosa del genere fossa accaduta in qualsiasi altra parte del mondo, i paesi coinvolti avrebbero fatto festa per un mese. In Italia accade solo quando ti compri la bandiera arancione o quella blu, allora sì che son feste. Perché, cari amici, essere dichiarati “patrimonio culturale dell'umanità”, è una rottura di palle senza limiti né confini. Devi stare attento ai ciottoli, alle crepe, alle siepi che crescono storte, alla gramigna che infetta i prati, alle zone dove non si può (e deve) parcheggiare, alla revisione semestrale delle strutture e degli impianti rigorosamente a norma, a non togliere neppure una scheggia da quella cazzo di finestra che ha 600 anni, e che potrebbe essere sostituita tranquillamente con una di alluminio anodizzato con doppio vetro termico. E se poi si dovesse rompere un vetro, madonna che delirio! Dove si trova un vetraio in grado di sostituirlo senza fracassare il telaio della finestra e attaccare tutto col Vinavil? E poi, cosa dire agli amministratori che avevano pensato di coprire i tetti di tegole antiche con i pannelli solari, che quella cosa non si può fare? Essere dichiarato “patrimonio culturale dell'umanità”, per gli italiani è una iattura più grossa del terremoto, perché dopo un terremoto speculi sulla ricostruzione, per una Villa Medicea su cosa puoi speculare, un cartello segnalatore? Pochi euro e il problema è risolto. Dopo il terremoto, invece...

1 commento: