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venerdì 21 giugno 2013

Silvio e l'eterna partita a scacchi con la giustizia

Per lui è come fare il concorrente di uno dei suoi demenziali telequiz. Non risponde alle domande e pretende l'aiutino. La storia del pronunciamento della Corte Costituzionale, contrario al riconoscimento del legittimo impedimento per una udienza del processo Mediaset, è costellata di stupidaggini di vario tipo e natura. Ma tutto parte dall'intima convinzione che Silvio è un intoccabile, un re, un uomo che non ha mai chiesto semplicemente perché tutto gli è dovuto. Maurizio Lupi: “Se non è possibile convocare un consiglio dei ministri senza chiedere il permesso al tribunale, un problema di democrazia si pone”. E chi lo ascolta in tv ci crede pure. Non sa, l'ignaro ascoltatore, che quel consiglio dei ministri era stato convocato apposta per non andare in tribunale, una udienza calendarizzata da tempo dagli stessi avvocati del Dux. Ascoltateli attentamente, i pidiellini. Tuonano contro la magistratura ma, alla fine, mica ci spiegano perché lo fanno. I cittadini si sentono ripetere in continuazione che Silvio è un perseguitato. E, come per i mantra, alla fine se ne convincono. Non importa che abbia commesso reati. Non importa che di quei reati ci siano le prove. Non importa che vige un principio per il quale tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge. Non importa il vivere in un paese di diritto. Quello che conta è ciò che si dice, non ciò che si fa (o si è fatto). Michaela Biancofiore-Simbol d'amore, talmente infoiata di Silvio che “per lui farei tutto, l'immaginabile e l'inimmaginabile”, ha detto che se il suo Signore vuole, lei è disposta a fare un esposto alla Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo, per denunciare l'accanimento giudiziario nei confronti dell'ex premier. Non sa, la signora Biancofiore, che se inoltrasse davvero quell'esposto, la Corte Europea sarebbe costretta a indagare sul serio. E da un'indagine seria cosa potrebbe venir fuori se non un'accusa di genocidio culturale di una intera nazione, cioè l'Italia, nei confronti del suo mentore e padrone? Insomma, per la gente del Pdl, Silvio non è un comune cittadino. Che sia il loro benefattore e che grazie a lui finalmente siano riusciti a sbarcare il lunario, è un dato di fatto. Ma non sembra che il servilismo, anche quello più abietto, alla fine debba avere un limite? Lo dicono e non lo dicono. Sentiteli i vari Capezzone, Brunetta, Prestigiacomo, Gelmini, Santanchè, Verdini. Non riescono a trovare una sola giustificazione alle loro accuse contro la magistratura e, assurdo degli assurdi, ce ne fosse uno che dicesse a chiare lettere: “Berlusconi è innocente”. Ciurlano nel manico, parlano perché danno fiato alla bocca e sollecitano le corde vocali, ma la ragione per la quale Silvio non si deve toccare, non ce l'ha spiegata ancora nessuno. Il problema di questo paese è, da sempre, dalla fine del regno della Balena Bianca, Silvio Berlusconi. Far finta che non sia così sarebbe negare la storia al punto che, ne siamo convinti, senza Berlusconi non sarebbe esistito neppure questo Pd che, di Silvio, è una sbiadita fotocopia. Se il LettaLetta dovesse cadere (cosa che Silvio non auspica perché teme come la peste bubbonica un accordo Pd-Sel-Ex 5S), non sarebbe mica per i suoi procedimenti giudiziari, ma perché l'IVA sale di un punto e l'IMU sulla prima casa non trova pace. Tutte balle. Perniciose balle spazial-elettorali. E ci sono ancora nove milioni di italiani che gli credono.

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