Translate

martedì 11 giugno 2013

Un cappottino fresco di sartoria. 16 a 0 nonostante il Pd e senza vergognosi “aiutini esterni”. Pomezia ai 5S. Grillo: “Lentamente stiamo arrivando”.

Partiamo dalla fine. Il M5S realizza uno splendido risultato. Dati per vincenti (o almeno ai ballottaggi) un po' dappertutto, i pentastelluti devono accontentarsi di Pomezia e Assemini, centri strategici per le sorti della nazione, che rappresentano veri e propri punti nevralgici della politica economica del Paese. In attesa dei risultati siciliani, regione nella quale, lo ricordiamo, il M5S è il primo partito, Beppe Grillo ha commentato così il risultato ottenuto nella cittadina laziale e nella sarda: “È stato un trionfo. Lentamente ma inesorabilmente stiamo arrivando”. Che ci ha richiamato alla memoria i commenti dei vecchi democristiani quando il Pci di Berlinguer gli stava facendo vedere i sorci verdi. Poi sono arrivati anche i risultati dell'Isola, e il clima non è affatto cambiato. Al ballottaggio solo a Ragusa. Ma anche questo è un trionfo. In Italia, siamo ormai abituati al peggio, per cui basta poco per volare. In questo caso un ballottaggio senza speranza di vittoria, ma almeno si corre ancora un po'. Sconfortanti i dati dei 5S che, in un colpo solo, hanno perso 25 punti (di media) a Catania (da 30 a 3) a Ragusa (da 40 a 15) mentre nelle altre città capoluogo non hanno sfiorato neppure il 10 per cento. Queste amministrative sono state un cappotto, ben confezionato come quello di Cary Grant, giunto al momento opportuno, visto che l'estate non arriva e il freddo polare della crisi sta rosicchiando le ossa degli italiani. Certo, non è minimamente paragonabile a quello del Pdl alle elezioni politiche del 2001, quei 61 deputati e senatori a 0, con i quali Silvio fece vergognare il Pd di esistere, ma è pur sempre una bella soddisfazione, ottenuta per altro con un partito che continua a esistere solo per la base organizzativa che ha e perché gli altri, onestamente, fanno proprio schifo. Ma mentre a Roma la sconfitta di Alemanno (peggio di lui nessuno), poteva essere data quasi per scontata, i risultati di Brescia e di Treviso, dimostrano in maniera inequivocabile che: a) la Lega non esiste più; b) il Pdl è solo Silvio. La dimostrazione che le elezioni politiche siano state l'ultimo miracolo possibile per un partito, e un uomo figlio ormai di se stesso, c'è stata ieri, con una sconfitta che non ha precedenti, neppure una casella da riempire con la bandiera delle Libertà, neppure un destrorso a sedere sulla poltrona di sindaco. Ma ci pensate? Dopo venti anni di dittatura xenofoba totale, Treviso ha pensionato l'ex X-Mas Gentilini. Il pistolero, lo sceriffo delle bollicine, sconfitto dai suoi concittadini, ha dichiarato laconicamente: “È finita un'epoca. Basta, mi ritiro”. Giunto a 84 anni, di cui gli ultimi 20 trascorsi a cannoneggiare i negher, Gentilini deve mollare, abbandonare, chinare il capo fiero del suo essere fascista, del “mi spezzo ma non mi piego” che tanti lutti ha causato a una nazione di imbelli. Intervistato subito dopo l'esito del ballottaggio, il neo sindaco del centrosinistra, Giovanni Manildo, ha parlato di una Treviso che si è riappropriata di se stessa, omettendo di dire che il primo atto che farà, sarà quello di disinfestare l'ufficio del sindaco, iniziando dai busti di Mussolini con i quali Gentilini accoglieva sorridendo gli ospiti. In casa Pd è iniziata la rincorsa all' “ho vinto io”. La voglia di mettersi medaglie, per chi è abituato a perdere, è irrefrenabile. Basta poco, un 16 a 0 e all'improvviso perfino i 101 zozzoni si trasformano in eroi e, soprattutto, in statisti. “Nessuna ripercussione sul governo”, dichiarano all'unisono LettaLetta e Alfano. E ti credo!

Nessun commento:

Posta un commento