Non è
un problema di caldo (non c'è) ma di indole. Renato Brunetta non è
un uomo facile. Convinto di essere il più grande economista del
mondo (defraudato del Nobel solo perché prestato alla politica),
Renatino mal sopporta tutti gli altri esseri umani, considerati alla
stregua di analfabeti di ritorno o... poco meno. Neppure agli ordini
del suo primo padrone, Bettino Craxi, Brunetta si era dimostrato
domabile. Doveva dire sempre la sua, esternare, bacchettare,
insegnare, dare lumi, riprendere, correggere, ironizzare,
maramaldeggiare, provocare, stuzzicare, sentirsi un palmo più alto
dei suoi colleghi di partito (il Psi). Che poi Bettino fosse alto
come un'arcata della Tour Eiffel non era un problema, Renato era
convinto che la sua intelligenza raggiungesse l'antenna di France2. E
tanto gli bastava per fare la sua porca figura ai congressi dei
Socialisti sullo sfondo delle colonne del Partenone, portabandiera di
un nuovo classicismo in politica. Renato è anche portato agli
insulti. Gli vengono nature, senza difficoltà, con una semplicità e
un candore disarmanti. Negli anni del berlusconismo, Brunetta ha
insultato tutti, dai cancellieri dei tribunali agli impiegati della
PA, dagli attori ai macchinisti, compresi i suoi stessi compagni di
partito che, qualche volta lo hanno sopportato, altre meno. Quando la
pazienza veniva meno lo prendevano a schiaffi (letteralmente). Le
liti furibonde con Giulio Tremonti, l'inventore dell'economia
creativa, erano all'ordine del giorno dei consigli dei ministri e
spesso finivano all'infermeria di Palazzo Chigi. Parecchio indolente,
irascibile mica no, tendente caratterialmente al dileggio, Renato
Brunetta è un Nobel in pectore talmente convinto delle sue enormi
potenzialità, che non essere considerato il numero uno lo
infastidisce molto e quando prova fastidio esonda. Silvio sceglie la
figlia prediletta come erede al trono? E lui fa sapere che... ehm...
le regole della democrazia sono altre. Saccomanni non segue i suoi
consigli da vate dei numeri? E lui dichiara che... ehm... è un ministro “opaco”, causando lo scompiglio fra i suoi che pensano a una
retinite devastante. E poi ci sono i soliti problemi con la tv. In
Rai circolano due loschi individui che hanno deciso di fare a meno
dei suoi commenti salaci e così pieni di buon senso. Si chiamano
Lucia Annunziata e Fabio Fazio. Renatino, pur di coglierli in fallo e
denunciarli all'AgCom, si è visto tutte le loro trasmissioni ed è
arrivato alla conclusione che Fazio e la Annunziata si sono resi
colpevoli di un paio di reati, nello specifico: violazione della par
condicio e violazione del pluralismo. Siccome non ci va proprio di
parlare né di Paolo Del Debbio né di Barbara D'Urso, prendiamo la
denuncia di Brunetta come una ripicca verso chi di cagarselo non ci
pensa proprio. Però non possiamo non sottolineare il puntiglio con
il quale, sempre il Nobel in pectore, ha preso appunti. “Negli anni
2012/2013 – scrive Brunetta all'AgCom – la signora Annunziata ha
ospitato a In mezz'ora, 14 esponenti del centrosinistra contro i 2
del centrodestra. Mentre il signor Fazio, nello stesso periodo, a Che
tempo che fa ha avuto la presenza di 20 esponenti del centrosinistra
contro i 4 del centrodestra”. A ciò potremmo aggiungere che il
salumiere don Peppe ha fraudolentemente fatto pagare 90 grammi di
prosciutto invece dell'etto richiesto dalla signora Brunetta, il
panettiere don Carlo ha calcolato lo stesso importo per due rossette
invece di tre, il parrucchiere don Figaro si è reso colpevole di
aver applicato la stessa tariffa di una permanente a una classica
messa in piega. E tutto ai danni della famiglia Brunetta che,
evidentemente, non sa fare la spesa. Renatino però non è cattivo, è
fatto a modo suo ma è di una bontà temprata come l'acciaio.
Potrebbe essere un efficace concorrente del concorso Cuore t'oro,
quello che si tiene ogni anno a Scasazza, provincia di Taormina, a
chiusura delle celebrazioni civili per Sani Gesualdi. E non importa che abbia
il cuore troppo vicino... lì. Quello che conta è che un cuore lo
abbia.
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