Il M5S
doveva essere la fotocopia del fenomeno Lega di qualche anno fa. La
differenza è che la Lega impiegò un po' di tempo per esplodere,
mentre il Movimento di Grillo è esploso subito. Al primo colpo. Mai
la Lega ha avuto 9 milioni di voti però, quelli che ha avuto, li ha
sfruttati alla grande, 'magnando' a più non posso una volta che
l'aria contaminata di Roma li aveva contagiati. Sull'orlo della
disperazione, e pensando che alzando il tono della voce le lancette
dell'orologio potessero tornare indietro, Maroni ha smesso i panni
del tastierista di piano bar, per indossare quelli del cacciatore di
teste dissenzienti. E nell'ordalia c'è finito pure il fondatore,
padre putativo e naturale, leader maximo incontrastato del
raggruppamento dei baluba nordici che fu la Lega Nord. A Umberto
Bossi, detto il Senatùr, Bobo Blues non le ha mandate a dire.
Esattamente come per i 5S, in cui uno è uguale a uno meno il capo
che è di più, Maroni, constatata l'assenza di Bossi all'Assemblea
Federale che doveva indire il congresso, è sbottato: “Deve portare
la giustificazione, cazzo! Umberto è uguale agli altri”. Ora, a
parte che ci farebbe scompisciare dalle risate vedere Bossi che va a
via Bellerio accompagnato dai genitori, ma l'impressione che
ricaviamo dal Maroni 'tosto' è che la disperazione stia tracimando,
che le idee dei vichinghi adoratori di Odino non siano mai state
tanto confuse e che l'essere ridotti ormai a un prefisso del telefono, abbia fuso le ultime bronzine di un motore ingolfato e resa inabile
l'unica sinapsi, desolatamente vagabonda, che gira ancora in cervelli
spappolati dalle bistecche d'orso. Cacciata a pedate (della cosa però
non si hanno notizie certe né una documentazione ufficiale),
l'istigatrice degli stupri etnici, Dolores Valandro, ascoltata la
dichiarazione delirante di Borghezio contro Nigel Farage, reo di
averlo espulso dal gruppo europeo del quale faceva parte, con il
partito in piena crisi di identità, Maroni ha deciso di fare il
'Grillo' e di mettere mano alle espulsioni di tutti i dissidenti, di
coloro cioè che si rifiutato di sottostare ai suoi ordini
demenziali. E per dare concretezza alle minacce, Bobo Blues ha
congelato il congresso, rimandandone la convocazione all'assemblea
federale di settembre quando, secondo lui, il repulisti nella Lega
sarà completato e gli oppositori tacitati o cacciati. Rischia anche
Bossi del quale sia Fabio Rainieri che in modo più velato lo stesso
Tosi e perfino Calderoli, hanno chiesto la testa. L'accusa è quella
di non essere più “motivo di attrazione di voti”. Insomma Bossi,
dopo gli scandali che hanno coinvolto la sua famiglia, fa scappare i
leghisti facendoli confluire nel M5S dove, considerate le posizioni
di Grillo sullo 'ius soli', dicono abbondantemente la loro. E a
proposito di 5Stars, o di pentastelluti, c'è da registrare il fatto
che oggi si terrà il processo per direttissima contro la senatrice
Gambaro, rea di aver dato tottò sulle manine del Capo chiedendogli
di moderare i toni. Gli strateghi di Gaia stanno disponendo in campo
le forze. Sanno di essere in maggioranza e, avendo il vezzo di
vincere facile, probabilmente stringeranno nell'angolo la senatrice.
C'è da dire che la Gambaro, niente affatto impaurita, ha detto
chiaro e tondo che se Grillo non smette di minacciarla lo denuncerà
e la stessa cosa farà con i colleghi che alzeranno i toni o, nella
peggiore delle ipotesi, le mani. Secondo le regole del non-statuto,
oggi l'assemblea dovrebbe decidere sull'espulsione della senatrice ma
la parola finale dovrebbe toccare alla Rete, a quei tremila
registrati ufficiali nel blog di Grillo, che non si sa bene né
perché, parlano a nome di tutti i cittadini italiani. A prescindere
dall'arroganza di una pretesa che non sta in cielo né in terra,
visto che non ci sentiamo manco p'o' cazzo rappresentati da loro,
anche il ridottissimo “popolo del web” dovrebbe votare per la
cacciata della Gambaro. Grillo non lo sa, o forse sì, ma è già
pronto lo statuto dei nuovi gruppi parlamentari dei “dimissionari”
dei 5S. “Meglio pochi ma buoni”, tuona ancora Beppe che se la
prende un'altra volta con i giornali e i giornalisti, il rischio è
che quei pochi diventino “nessuno”. Ma noi siamo nati soli e soli
vogliamo restare.
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