E oggi
è il giorno dello sputtanamento. Come definire altrimenti l'articolo
del Wall Street Journal che ufficializza, come si mormorava da
qualche giorno, l'errore formale del FMI sulla Grecia?
L'irrigidimento delle politiche di sostegno all'economia greca, con
il quale la “troika” ha condotto le trattative con i governi che
si sono succeduti ad Atene in questi ultimi due anni e mezzo, non è
stato dettato da considerazioni oggettive e da analisi approfondite
delle teste d'uovo sulla reale situazione greca, ma da un errore di
calcolo, come e peggio di un computer colpito da un virus
distruttivo. La sottovalutazione degli effetti catastrofici delle
misure di austerità, è frutto di -1 applicato al momento del
calcolo. In poche parole, siccome anche la vita dei cittadini, il
contesto sociale e politico, la tenuta di una nazione passano
attraverso complicati meccanismi di calcolo matematico, i cervelloni
del FMI, con in testa Olivier Blanchard, si sono accorti di aver
usato un moltiplicatore sugli effetti delle politiche recessive sulla
crescita, di 0,5 per cento quando avrebbe dovuto essere del 1,5 per
cento. Gli impiegati rimasti per mesi senza stipendio, i pensionati
senza pensione, i forni senza pane, i supermercati senza merci, i
distributori di benzina senza benzina e quelli di preservativi senza
preservativi, devono il loro stato di povertà assoluta a un errore
di calcolo. Chissà ora cosa dirà Angela Merkel che, quello stesso
criterio, e quello stesso numeretto, ha adottato nei confronti
dell'intera Europa. L'austerità crea recessione, non risana un amato
cazzo, impoverisce, provoca crisi e licenziamenti, contrazione dei
consumi (meno che degli smartphone, delle diete Dukan e degli
interventi di chirurgia estetica), non fa crescere se non la
disperazione, dissolve sogni e annulla speranze. Settembre però è
vicino e i tedeschi sceglieranno per il meglio, ne siamo convinti.
Tutto
molto secretato, ma poi neppure tanto, nelle cose intime dei 5S.
Sembra quasi che la spinta mediatica del Movimento, forte nel momento
in cui si vota, si attenui quando c'è solo da governare il presente,
la quotidianità. Ancora alle prese con gli scontrini e le diarie
(inutile negarlo, fatica improba), i pentastelluti, una via di mezzo
fra pentastellati e pentacazzuti, stanno conoscendo in queste ore il
significato del termine “dissidente”. Rese felici le teste calde
con il permesso di andare in tv, Beppe Grillo si trova ora alle prese
con un dissenso più strutturato, meno formale e più di contenuto:
l'autonomia. Si sa, i grillini, da soli, non posso decidere una
mazza, ma il fatto è che in molti si sono resi conto che
l'assemblea, l'agorà in cui i 5S prendono le decisioni importanti,
è, come dire, condizionata fortemente, non è realmente autonoma e
le decisioni sono guidate da una mano nascosta che alla fine ottiene
sempre la maggioranza. Per cui uno può parlare per ore, giorni,
settimane ma alla fine, la decisione è sempre quella che il Capo ha
già preso e reso nota sul blog. Sarà anche vero che non tutti i
parlamentari dei 5S sono d'accordo sui soldi da restituire, ma in
fondo il problema non è questo o non solo questo. C'è la sensazione
che se cedono sui rimborsi, diventeranno solo dei manovrati, dei
portatori d'acqua e di voti acritici stabiliti altrove. E se sul blog
votano per la posizione da assumere sullo “ius soli”, non è
detto che 4mila voti rappresentino la maggioranza degli italiani né
che il web sia l'espressione massima di democrazia. Qualche tempo fa
abbiamo chiesto a Grillo la possibilità di votare sul suo blog senza
dare coordinate politiche, solo nome, cognome e codice fiscale (se
richiesto). La procedura per accedere al voto è talmente complicata
che alla fine passa pure la voglia. Insomma, sembra che il blog di
Grillo sappia già chi far votare e chi no. E se lo stesso meccanismo
funziona anche all'interno delle assemblee, ci riesce facile capire
la posizione dei due tarantini 5S, Alessandro Furnari e Vincenza
Labriola, che stanno decidendo in queste ore se lasciare il gruppo
grillino alla Camera per entrare in quello Misto. Pippo Civati
racconta di una serie interminabile di telefonate dei 5S che gli
propongono di incontrarsi negli angoli più bui e nascosti di Roma.
Ma alla fine, dice Civati, “arrivano i giornalisti, non capisco”.
Quello che si muove, e alla luce del sole, è l'incontro trasversale
(Pd, Sel, 5S) promosso per la prossima settimana dalla rivista Left.
Forse dopo se ne saprà di più. Magari se poter fare a meno di
Silvio per il governo di questo paese.
i cialtroni non cambiano mai...parlate delle cose serie che l italia quella vera se ne sta andando e voi ancora con ste cose,fate vedere le proposte ho le denuncie fatte in parlamento,e quando la gente scoprirà che nonostante il momento difficile del paese voi nascondete la verità ,proposte di legge per salvare le piccole aziende e cosine varie che evidentemente non contano conta solamente gettare fango su l unica speranza.... tra un pò ...si faranno i conti e ad ognuno il suo
RispondiEliminaNon ho capito bene il tuo commento. Su questo blog si denuncia da sempre. Se poi per te l'unica speranza sono i grillini, stiamo messi proprio bene! Le leggi non bisogna solo proporle, bisogna fare in modo che vengano approvate. Forse questo è un passaggio "democratico" che sfugge ai più.
RispondiEliminaMarco