S&P
lo certifica. Nel 2012 le banche italiane hanno tolto alle imprese
finanziamenti per 44 miliardi di euro. I suicidi, le chiusure, i
licenziamenti, le ore record di cassa integrazione, le perdite secche
del mercato immobiliare, hanno finalmente un colpevole. Si chiama
Banca, intesa come l'insieme degli istituti di credito che, dopo aver
giocato per anni con i derivati tossici e le speculazioni
spericolate, si è ritrovata a dover chiudere i rubinetti per non
fallire. E dire che la Bce aveva iniziato (già nel 2012) a far
pagare meno cara la moneta, quasi prezzi di realizzo, e assegnato
alla stessa Banca fondi mirati per far riprendere i finanziamenti
alle imprese e i mutui per le prime case. Ma la Banca, si sa, non ha
fatto niente di quello che era stata chiamata a fare anzi, se
prendiamo il caso, per molti versi emblematico, del MPS, possiamo
tranquillamente metterci l'anima in pace e gridare a voce piena, che
le Fondazioni bancarie strutturate in questo modo, sono un danno e
non una risorsa, e che i mister 5% continuano, immortali, a esistere.
Sono
uscite le motivazioni della condanna di Silvio Berlusconi al processo
Unipol, meglio conosciuto come “a' telefonata Fassino/Consorte”.
I giudici hanno stabilito che Silvio fece pubblicare dal suo
Giornale, la telefonata secretata, per un “peculiare interesse
politico”. Scrivono i giudici: “Senza l'apporto dell'ex premier e
senza il suo benestare, come capo della parte politica avversa a
quella dell'ex segretario dei Ds, non si sarebbe realizzata la
pubblicazione di quella telefonata di cui era nota la natura segreta,
e il cui contenuto venne sfruttato politicamente”. Nonostante la
Ghedini&Co.FolkBand, liquidi le motivazioni con un “prive di
logicità giuridica”, il fatto è che intorno a Silvio si stanno
stringendo le maglie di una magistratura che non è intenzionata a
fare sconti, e magari per dimostrare, una volta tanto, che la “legge
è uguale per tutti”. Con la sentenza Mediaset affidata alla
Cassazione, e quella Ruby in dirittura d'arrivo, Silvio sta passando
le pene dell'inferno e, da quello che si può vedere dalle immagini
degli house organ, anche fisicamente non è che sia al top. Quello
sguardo torvo e pieno di odio rancoroso, sono la dimostrazione che il
cervello sta navigando verso altri lidi, diversi dalla quotidianità.
Non che si sia dato all'ascetismo, ma Silvio sta pensando sul serio
a come venir fuori da una situazione pericolosissima. La prima idea è
quella di far saltare il tavolo del governo, dove si gioca a Risiko e
si governa poco, avendo LettaLetta attivato il meccanismo della
delega (35 saggi per le riforme istituzionali sono una tombola, Bondi commissario dell'Ilva un dèjà-vu). E
partendo da questa convinzione, andare alle urne a ottobre, puntando
l'azione dei suoi a rivendicare ogni provvedimento
elettoralisticamente efficace, tanto il Pd sta sempre zitto. Quindi,
entrate a gamba tesa dei pidiellini sull'Imu e sull'Iva e sul
pagamento degli arretrati della PA alle imprese. Poi, dopo l'ennesimo
messaggio a reti Mediaset unificate, in cui rivendicare la bontà
dell'operato del Pdl, tornare alle urne non modificando il Porcellum
e sperando nella maggioranza sia alla Camera che al Senato. Perché
ottobre? Perché per quel periodo è previsto il pronunciamento della
Cassazione sul processo Mediaset (interdizione dai pubblici uffici) e
sarà appena iniziato l'appello per il processo Ruby. Silvio vuole
affrontare le condanne (eventuali), da Presidente del Consiglio, in
modo da sollevare il più grosso conflitto tra organi dello Stato,
mai accaduto prima in Italia. Il rischio “apocalisse”, a questo
punto, sarebbe del tutto evidente, e “muoia Silvio con tutti gli
italiani”, la possibile soluzione. Non vogliamo piangere sul latte
versato ma fare solo un appunto politico: se in questi anni si fosse
fatta una legge sul conflitto di interessi, tutto questo non sarebbe
successo. Magari saremmo morti tutti democristiani, ma berluschini
no, porco boia. Perché berluschini moriremo.
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