Poteva
essere e non è stato. 9 milioni di voti gettati al vento, anche se
per un pugno di irriducibili sono stati un miracolo. Il M5S, o almeno
la rappresentanza dei cittadini in Parlamento, si sta lentamente ma
inesorabilmente (come la marcia vittoriosa di Pomezia e Assemini)
polverizzando. La riprova è nella spaccatura che si è registrata
per la nomina del portavoce grillino al Senato. In lizza Nicola
Morra, 5S ortodosso, fedele osservante della linea del leader, e Luis
Orellana, 5S più colomba, portato al dialogo, forse più realista
del suo concorrente diretto. L'ha spuntata per due soli voti (24 a
22) Nicola Morra. Ma non sono i due voti di scarto a far discutere, ma
il fatto che la dicono lunga sull'aria che tira nel Movimento, aria
grigia di spaccatura, aria di rivolta, richiesta di autonomia sì ma
anche di possibilità di esprimersi liberamente. Ultimo caso, quello
della senatrice Adele Gambaro che su SkyTg24 ha provato a dire,
“Forse Beppe ha sbagliato i toni degli ultimi post sul suo blog”,
beccandosi una serie di insulti che manco fra i camalli del porto di
Genova. Trattandosi di una donna, Beppe non le ha detto espressamente
“vaffanculo” ma glielo ha fatto gentilmente capire: “Se ne
vada”. Causando immediatamente le reazioni dei cittadini lettori
del blog che l'hanno apostrofata con la serie di insulti seriali che
ormai contraddistinguono le parole dei dissidenti: “Vai via”,
“Quanto ti hanno dato”, “Venduta” e così via. Sul
post-ideologismo di Grillo, ma soprattutto di Casaleggio, ci sarebbe
da discutere parecchio. Secondo il “guru” il nuovo mondo dovrebbe
nascere dal caos, dal nulla: un agglomerato sociale e politico nuovo
di zecca. Disconoscendo il 25 aprile, i pentastelluti hanno
dimostrato di seguire alla lettera le indicazioni di Casaleggio,
niente storia alle spalle, solo un futuro da costruire partendo dal
caos. Peccato che lo stesso percorso lo abbia seguito, più
sottilmente, Silvio Berlusconi, anche se solo per ridare una
verginità ai fascisti. E, meno sottilmente Joseph Goebbels che,
conquistato il Reich, pensò di cancellare la storia patria bruciando
tutti i libri. Però, il Movimento5Stelle è in ballottaggio a Ragusa.
Minchia!
Non
abbiamo parole per commentare l'ultima sortita di Michaela
Biancofiore, quella fatta secca dal Ministero per le Pari opportunità
dopo le uscite omofobe sui gay. Durante la trasmissione
“KlausCondicio”, ha detto senza provare nessuna vergogna: “Se
fosse possibile, Berlusconi lo farei patrimonio dell'Unesco, ma anche
dell'Italia e di tutti gli italiani” (tradotto: “Silvio sarebbe il mio ideale patrono d'Italia, altro che San Francesco”). E ha aggiunto:
“Purtroppo non si può fare. Io, piuttosto che il berlusconismo,
credo sia da candidare direttamente Berlusconi perché penso che non
ci sia uomo pari a lui nella storia, da molto tempo”. Amen. E
questo è amore. Dopo una sparata simile, se fossimo nei panni di
Silvio (ma non lo siamo), reagiremmo con fastidio pari a quello
dell'allontanare una mosca particolarmente insistente. Forse perché
non abbiamo mai amato (anzi...), chi ha tentato di leccarci il culo
con una piaggeria e una mielosità da deficienti, una frase del
genere, che non significa nulla in termini ma molto nella sostanza,
ci farebbe sobbalzare fino a farci firmare di corsa un esposto
pro-Tso al sindaco. Capiamo l'amore, capiamo l'invaghirsi di
personaggi potenti, capiamo che i Baci Perugina hanno introdotto un
lessico da teneroni blues, ma a tutto c'è un limite, porco boia.
Evidentemente, la signora Biancofiore (simbol d'amore), deve essere
rimasta colpita dalla dichiarazione di Nicole Minetti al tribunale di
Milano: “Io – ha detto la ex consigliera regionale della
Longobardia – di Silvio ero innamorata davvero”. E ha pensato,
invidiosa, di non poter restare indietro anche se, poverina, della
Minetti non ha né il fisico né, a questo punto, l'intelligenza
acuta. A Nicole, Silvio ha regalato un condominio, a Michaela solo un
seggio in Parlamento.
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