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martedì 29 ottobre 2013

Angelino s'inchina al Padre. 46 milioni di comunicazioni italiane intercettate: mancano quelle di LettaLetta (che l'ha presa male)

Ci sono momenti nella vita di un uomo, nei quali è giusto rivoltarsi contro il padre. Soprattutto se in ballo c'è l'amore della madre/partito. Edipo ne sapeva qualcosa, 'O Shiattamuort è arrivato dopo ma si sta attrezzando. Per ora muovendo timidi passi, fra un po', chissà. Angelino Alfano ha innestato la retromarcia, ha interrotto “aspettatamente” il suo coito preferito, quello con il potere di risulta non avendo le palle per correre in proprio. Sapete, c'è chi, arrivato a cinquant'anni, continua a nutrire nei confronti del “padre” un sacro timore. Nonostante una vita autonoma, una famiglia, magari l'amante e il pied-a-terre, vive il rapporto con il padre in stato di totale asservimento, sviluppando una personalità schizoide da essere umano pensante incompiuto. Angelino rientra in questa casistica che comprende, ancora oggi, qualche milione di malati cronici che neppure la morte del competitor porterebbe a guarigione. Per chi ha il dono di interpretare le immagini e le movenze del corpo umano in una condizione data, che Alfano non aspettasse altro che una carezza di Silvio, per tornare a casetta scodinzolando onde tener compagnia a Dudù, lo si era capito il giorno del voto di fiducia al LettaLetta nel momento in cui Silvio disse solennemente: “Voteremo sì”. Poco ci mancava che gli scappasse una lacrima. E, avendo avuto in regalo dalla natura due occhi che più espressivi di quelli che ha non si può, la luce che apparve all'improvviso sul suo volto la diceva tutta su come sarebbe finita la storia. È bastato che il “padre” dicesse in consiglio di presidenza del Pdl che “Angelino sempre figlio mio è”, che il figlio, quasi prodigo, decidesse di non chiedere la parte della sua eredità e di restare in famiglia. Più che di calcolo politico, nel caso dell'ex segretario del Pdl si può, e si deve, parlare di totale mancanza di coraggio. Il padre morirà di morte naturale e lui lo piangerà al 'capezzone' fino alla fine.
Il Nipote (ce n'è solo uno non occorre specificare), l'ha presa veramente male. Lo ha considerato uno sgarbo e una scortesia che lo spingerà alla prossima riunione del G20, a mostrare la faccia corrucciata e la bocca a culo di gallina. Come a chi? A Barack Obama che ha, secondo il Nipote, una grave colpa: non averlo intercettato. Mettiamoci nei suoi panni. Snowden dice che in Italia la Nsa ha intercettato oltre 46 milioni di comunicazioni. Fra telefonate ed email, una massa incredibile di dati è entrata nel database dell'agenzia di spionaggio americana. Ebbene, non una telefonata né una email di LettaLetta sono state intercettate. Quasi un delitto di lesa maestà ma soprattutto l'esempio più facilmente e scientificamente dimostrabile che il nostro premier non conta una mazza. Proprio ieri sera, parlando con un nostro amico, abbiamo deciso di verificare se siamo ancora spiati. Da domani inizieremo a scriverci email piene di parole come “bombe”, “tritolo”, “C2”, “C3”, C4” e “Semtex” e di frasi senza senso. Poi descriveremo un piano d'attacco al cuore dell'economia mondiale e, giacché ci siamo, come mettere del bourbon nella lattina di Coca Light di George W. Bush per verificare se è davvero astemio o racconta balle. Ancora, abbiamo deciso di inserire (grazie a Google traduttore) termini arabi come “gnocca” e “pilu”. Se dovessimo veder girare intorno a casa nostra i furgoni della Fedex con un'antenna sul tetto, ebbene vorrà dire che siamo ancora spiati. Ma il massimo sarebbe se in piena notte fossimo svegliati da Sylvester Stallone, Arnold Schwarzenegger e Bruce Willis che, oltre a massacrarci psicologicamente con la visione dei loro film, ci torturassero per sapere tutto dei nostri rapporti con Al Qaeda. Volete vedere che dopo questo post entreremo di corsa nel database della Nsa che manco il presidente del consiglio?

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