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lunedì 14 ottobre 2013

Da Silvio a Grillo a Renzi: quando la politica la fanno i sondaggi

Capire cosa c'è nella pancia della gente. In venti anni di berlusconismo d'assalto, è profondamente cambiato il modo di leggere i sondaggi e di conseguenza, il modo in cui si commissionano. Per cui alle agenzie (che pur di guadagnare non troverebbero affatto disdicevole chiedere ai testimonial se preferiscono la carbonara con la cipolla oppure no), invece di sondare cosa c'è dentro la testa degli italiani, in poche parole come la pensano, viene chiesto di indagare più a fondo, di capire quali sono i segreti inconfessabili dei cittadini. Il quadro che ne viene fuori è quello di una popolazione “discretamente” razzista, “silenziosamente” omofoba, “fortemente” giustizialista”, perfino troppo cosciente nell'assumere in sé il concetto di “farci guidare va bene ma non troppo”. Silvio, in venti anni di potere quasi ininterrotto, ha fatto della lettura dei sondaggi pubblicizzabili e non, il suo spirito guida. Rispondere con le parole (perché farlo con i fatti cambia completamente la visione) alla pancia degli elettori, è stato il suo imperativo categorico. Siamo convinti che nessuna delle prese di posizione di Silvio sia stata la conseguenza delle sue idee, ma solo un modo di rispondere al popolo elettore che poi, nel segreto delle “gabine”, lo avrebbe votato. Per cui, a parte i provvedimenti ad personam e ad aziendam, tutto il resto è stata solo una volgare captatio benevolentiae che è partita da un presunto essere cattolico strenuo difensore della fede, e terminata con l'odio nei confronti degli omosessuali di alcuni dei quali è per altro amico. Considerato che questo profilo politico definibile in una sola parola, “populismo” gli fa guadagnare ancora 7 milioni di voti, c'è stato chi ha cominciato a pensare che la strada tracciata da Silvio fosse quella giusta. Non evadendo tasse e non scopando come mandrilli dell'artide ai quali il freddo procura erezioni 24hours, Beppe Grillo e Matteo Renzi cercano di presentarsi al popolo come interpreti fedeli e coerenti del malpancismo nazionale. Quindi, siccome la maggioranza degli italiani è nell'intimo “discretamente” razzista, abolire il reato di clandestinità non si può. Basta andarsi a rivedere uno dei comizi fiume di Beppe-Fidel per rendersi conto che il tema dell'immigrazione non è stato manco sfiorato, figuriamoci affrontato. E se qualcuno prova a chiedere a Grillo cosa ne pensa dello ius soli, il comico risponde: “Parliamone”. E se due suoi senatori si fanno promotori dell'abolizione del reato di clandestinità, lui li sconfessa pubblicamente a mezzo post, controfirmato dal teorico di Gaia, prossimo socio del Club Bilderberg. “Erodere l'elettorato altrui facendo leva sulle sensibilità più nascoste” è, quindi, diventato l'obbligo istituzionale, una volta preso il potere democraticamente, si potrà discutere di tutto. Lo ha capito, alla grande, Matteo Renzi che ormai parla solo dopo aver letto i sondaggi commissionati all'uopo. Per cui, siccome la maggioranza silenziosa degli italiani è contraria sia all'indulto che all'amnistia (visto che l'ultima è stata fatta sette anni fa e il prodotto non è cambiato), dice a Bari che sono “una cretinata”. Poi, dal momento che sarà pur vero che ci piace farci guidare ma fino a un certo punto, si permette di affermare: “Il presidente della repubblica ha, all'interno delle sue prerogative, inviato un messaggio lungo e circostanziato alle camere. Il ruolo di un partito dovrebbe essere quello di rispondere all'invito di discuterne e non quello di appiattirsi acriticamente su quelle posizioni”. Insomma, va bene che l'Innominabile invii messaggi, però è anche nel diritto dei partiti confrontarsi e non chinare il capo e dire: “Lo ha detto lui”. Ma Matteo è furbo come una cotta e, se da una parte, parlando di immigrazione, toglie un po' di credibilità alle sue posizioni di destra, se ne riappropria immediatamente cavalcando i temi dello “svuota-carceri” e dell'antipatia che da sempre il popolo di destra ha nei confronti di Colui che siede sulla poltrona più alta del Colle. La politica, per concludere, la fanno quindi i sondaggi che riescono a leggere e ad interpretare i segreti più intimamente nascosti di un popolo di ex elettori trasformati scientificamente da Silvio in clienti affetti da shopping compulsivo. Lo ha detto anche Bobo Blues Maroni: “Grillo può provare a fare il razzista come noi, ma ne deve mangiare di 'dagli al negher'”... Poi qualcuno si meraviglia se stiamo con Landini e Rodotà.

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