Diciamolo.
Per quanto uno possa sentirsi e vedersi allo specchio un Re, c'è un
limite a tutto. E siccome non viviamo in una monarchia assoluta ma in
una repubblica parlamentare, il limite è prima di buon senso e poi
costituzionale. Con l'aria che tira e gli stracci che volano in
continuazione, spiegateci voi il senso di una convocazione notturna
dei leader del Pd e del Pdl per discutere della riforma elettorale.
Non bastavano i “saggi” né le riforme votate senza il voto
richiesto dei due terzi del Parlamento, l'Innominabile ha voluto
verificare di persona personalmente la volontà della maggioranzucola
che compone il governo del paesicchio, per assicurarsi che qualche
passo avanti, rispetto alla Porcellum, si farà. Il fatto è
che il Pd e il Pdl, sulla legge elettorale sono praticamente
d'accordo su niente. Se a Silvio si toglie l'esercito dei nominati,
come diavolo farà a tenere per le palle deputati e senatori proni a
ogni suo desiderio ma fino a un certo punto? Qualcuno potrebbe dire
che Le Roi è intervenuto per impedire una pericolosa vacatio
legislativa nel caso in cui la Corte Costituzionale dovesse ritenere
(a dicembre) fuorilegge la Porcellum. In effetti il problema si
potrebbe porre, ma non perché c'è il rischio che si torni alle urne
il giorno dopo il pronunciamento della Corte, ma per il fatto che gli
italiani si potrebbero incazzare sul serio rendendosi conto di aver
dato il via a due legislature con una legge anticostituzionale,
l'ennesima presa per il culo a una nazione che vede sfilare
continuamente in televisione i più grandi evasori fiscali della
storia repubblicana, un monito virtuale per la brava gente. Ieri sera
a Trento, Beppe Grillo ha urlato che ha dato mandato agli avvocati
del M5S di iniziare la pratica per l'impeachment dell'Innominabile.
Speriamo che nessuno si sconvolga se diciamo, a chiare lettere, di
essere d'accordo con il comico.
Guerra
e guerriglia. Ma siamo seri, chi diavolo ce lo vede Brunetta nella
giungla delle vie di Roma mentre applica la teoria del “colpisci e
ritirati”, così mirabilmente descritta nel manuale del Che? Ma
siamo seri, chi diavolo crede che MarinaMarina (un omaggio alla
canzone di Rocco Granata composta nel 1959 e ricelebrata dai Gipsy
King), non scendesse in politica dopo le sue continue presenze
romane? Silvio non si fida di nessuno, figuriamoci d'O Schiattamuort
o del condannato in primo grado Fitto che quando arriverà in
Cassazione non potrà neppure dire di avere dieci milioni di italiani
che lo votano. Oggi pomeriggio Silvio deciderà (a meno di repentini
dietrofront ai quali ci ha abituato), di ripartire da Forza Italia.
Questo significa l'azzeramento degli incarichi del Pdl, il
defenestramento di Alfano, l'assunzione piena e totale, in prima
persona, di tutto il potere all'interno del partito. Questo
significherà che Silvio sarà il presidente unico e intoccabile e
che il ruolo di candidato premier alle prossime elezioni, toccherà
alla figlia prediletta. Silvio si è rotto le palle sia di Alfano che
di Fitto, è stanco di farsi tirare per la giacchetta (Caraceni)
dalla Santanchè e da Brunetta e non ne può più delle laudi di
Bondi. Parte la Berlusconi Dinasty, e sarà un altro bellissimo incubo.
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