Li
avete sentiti ieri i pidiellin-forzaitalioti dire che mai, in sessant'anni di
storia della Repubblica, il Senato ha adottato il voto palese per
autorizzare provvedimenti contro i senatori? Come sempre, quando
parlano i pidiellini trattasi di balla colossale. 13 maggio 1993. Il
Senato viene chiamato a decidere sull'autorizzazione a procedere per
il senatore Giulio Andreotti, richiesta dalla Procura di Palermo per
mafia. Il Senato vota più che palesemente, lo fa per alzata di mano,
tutti i senatori alzano la manina, o la tengono abbassata, per
deliberare sulla sorte di Belzebù. 20 giugno 2012, poco più di un
anno fa, la stessa sorte toccherà al senatore Luigi Lusi, l'ex
tesoriere della Margherita, per il quale i magistrati avevano chiesto addirittura l'arresto (eseguito). Sapete chi era il presidente del Senato in
quella occasione? Renatino Schifani, che oggi tuona contro la
violazione del regolamento. Per Lusi non ci fu l'alzata di mano ma il
voto per appello nominale. Berlusconi non è, quindi, né un eroe né
un martire. Né, in tutta evidenza, può continuare a invocare
l'eccezionalità della persecuzione giudiziaria nei suoi confronti,
l'unica eccezionalità vera è che in Senato ci sieda e non che ne
venga espulso. Dicono che sia furioso anzi, di più, furiosissimo.
Ieri si sarebbe dovuto incontrare a pranzo con i ministri del Pdl ma,
dopo il voto della Giunta per il regolamento, ha disdetto tutto e si è
rifugiato nella dependance di Dudù per un piatto di Cesar selvaggina
e tartufo. Il Cavaliere vorrebbe tornare immediatamente alle urne,
senza modificare di una virgola la Porcellum, in modo da potersi
scegliere uno per uno i deputati e i senatori di Forza Italia. Non
sa, il Silvio vivente, che se andasse oggi alle urne verrebbe
travolto da Matteo Renzi (gliel'ha detto 2232) e, anche se lo sanno i suoi, ormai colto dal
raptus muoia Silvio con tutti gli italiani, Berlusconi ha deciso di
andare fino in fondo, come disse Edward J. Smith, il comandante del Titanic (o Francesco Schettino della
Concordia, fate voi). Bello il titolo di Libero questa mattina: “Lo
vogliono in galera”. Uno potrebbe anche rispondere “perché, in
quale altro posto lo vedresti?” Ma siamo in piena pacificazione,
non si può.
Giunge
notizia che il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri,
nell'agosto scorso, sia intervenuta per far uscire dal carcere Giulia
Maria Ligresti. La ministra ha confessato al procuratore aggiunto di
Milano, Vittorio Nessi, che lo ha fatto sì, ma per ragioni
umanitarie. Giulia Ligresti, che già soffriva di anoressia, non
mangiava più e rischiava di morire. Il procuratore aggiunto ha
chiuso la faccenda con un “non luogo a procedere” perché “ non
c'è nesso provato fra l'attivarsi della ministra e il rilascio della
Ligresti”. Nulla da eccepire, ci mancherebbe, solo un piccolo
elenco, questa volta di morti veri:
Cucchi
Aldrovandi
Uva
Gugliotta
Nahri
Fuad
De
Marco
Midilli
Marsala
Smeragliuolo
e
altri 990 detenuti morti di botte o per malattia o per suicidi in
carcere. Che fregatura non chiamarsi Ligresti.
ecco è proprio per questo che,a malincuore,mi dico che ci vorrebbe una nuova piazzale loreto;per uno qualsiasi di codesti,che si sentono così diversi,così superiori a noi.per i poveri cristi c'è la morte in galera,il pestaggio;per "le signore ligresti"c'è l'anoressia....su,un po' di dieta non le ha fatto male,è così chic|destra,sinistra,non conta nulla.si sentono al di sopra di tutto perchè fanno parte di una cerchia e noi,sotto,dobbiamo solo tacere
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