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martedì 6 agosto 2013

Danielona: “Gli italiani devono sapere che un uomo come Silvio Berlusconi andrà in carcere”. E vivaddio!

Piove sempre sul bagnato. È di ieri la notizia che i vigili urbani di Roma hanno denunciato gli organizzatori del comizio di Silvio, quello delle lacrime calde sul Caraceni, per montaggio di palco senza autorizzazione. Pronta la reazione di Brunetta: “E allora, i vucumprà che girano senza permesso di soggiorno e licenza di vendita al dettaglio?” Il mondo ha riso, ma va bene così. Ma la più grande in assoluto, come sempre, è stata Daniela Santanché, alias Miss Falco. Parlando con i giornalisti e agitando l'indice ammonitore, ha dichiarato: “Si deve sapere che questo è un paese che permette a un uomo come Silvio Berlusconi di andare in carcere, perché lui sceglierà il carcere”. A parte il fatto che in tutti i paesi del mondo se commetti un reato in carcere finisci, non si capisce poi con quell'”uomo come Berlusconi” dove voglia andare a parare. Perché, il re dei cazzi suoi; della rottura del fronte sindacale; del devastatore della sicurezza nei luoghi di lavoro; del crollo della scuola pubblica, della cultura, dei beni ambientali e architettonici; santo protettore degli evasori fiscali; degli immobiliaristi; dei costruttori e dei collezionisti di ville e castelli; re indiscusso delle cene eleganti e delle orge sfrenate burlesquatte; lo sputtanatore internazionale dei latin lover nostrani che mai avrebbero fatto quegli apprezzamenti a Michelle Obama; il teorico degli interessi privati nel pubblico; dei vaccini contro il comunismo (e la Sars); della Protezione Civile Spa con tanto di massaggi bertolasiani al Salaria Village; del gas di Putin e del bacio di mano a Gheddafi; delle amicizie pericolose con i peggiori dittatori del mondo; dell'istigatore di silenzi profumatamente pagati; delle Scapagnini Pills e del “ma lei quante volte viene” è da considerarsi un uomo? Sapete che c'è, nonostante il lungo elenco di nefandezze testè riportate, per moltissimi italiani Silvio non è solo un uomo ma un simbolo. Ha ragione quando afferma di essere “molto invidiato” perché dopo venti anni di disinformazione gossippara, nell'immaginario degli italiani Silvio è diventato un modello da seguire. L'ostentazione del lusso e delle ricchezze, l'abbondanza di donne che lo circondano, anche se ben pagate e con la sicurezza di una carriera parlamentare prima, ministeriale poi, generano invidia. E allora tutti cercano di imitarlo. Magari con una sola amante, una barchetta da diporto, un pied-à-terre, la presidenza di una squadretta di calcio dilettante, una tivvù di condominio, un Suv da 11mila500 euro che sembra ne valga 40mila, un finto vulcano ricavato da un kit per etnologi in vendita da Lidl. Il berlusconismo, in fondo, sta tutto nella voglia di imitare il teorizzatore del pensiero edonista del Terzo Millennio. Forse è questa la ragione per la quale, quelli del Pd, hanno sempre difeso e tutelato l'originale più di un bene prezioso, più di Pompei.

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