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mercoledì 7 agosto 2013

Il presidente Antonio Esposito azzannato dai media padronali per aver detto ciò che il tribunale di Milano ha pubblicato. Cosa non si fa per un lauto stipendio!

Parecchia ipocrisia, molta manipolazione, un q.b. di odio, un pizzico di cinismo e tanta, tanta cattiveria “dentro”. Questa, in poche parole, la stampa padronale ai tempi di Berlusconi che, forse, sarebbe stato meglio il colera. Libero e Il Giornale avevano iniziato nei giorni scorsi l'opera di demolizione del giudice Esposito: “Sciatto, con la cravatta impataccata, la camicia aperta che mostra la canottiera e pure ubriacone”. Ci vanno giù duro, i giornalai, quando devono difendere il padrone, così bastano un paio di calzini turchesi, un bacio dato al ragazzo trent'anni fa, leggere un giornale sulla panchina che i pasdaran si scatenano e sputtanano domineddio. Se Draculino e l'ex internato di Montelupo Fiorentino (basta guardarlo negli occhi per capire di quale sindrome soffre), decidono di demolire qualcuno, lo fanno senza se e senza ma. Se poi non trovano cravatte impataccate o calzini turchesi, passano la palla a Signorini il quale, mogio mogio quatto quatto, almeno un paio di corna le trova sempre e comunque. Distruggono uomini e carriere, i pennivendoli di risulta. Uno si erge a paladino contro la malagiustizia facendosi però graziare dall'Innominabile, l'altro si inventa addirittura attentati perché altrimenti non se lo fila nessuno. Poi, passate le rispettive buriane, ricominciano l'assalto al collo degli altri. Loro non mirano alle palle, un calcio e via, puntano direttamente alla giugulare e se riescono ad avvicinarsi a distanza di denti, azzannano senza pensarci troppo. Premessa indispensabile. La Corte di Cassazione non emette nessuna nuova sentenza. Ha solo il compito di certificare se la Corte d'Appello ha fatto o no il proprio lavoro. Non è un caso che nel processo davanti alla Cassazione non sono ammesse né nuove prove né nuove testimonianze. E non è un caso che la stessa Corte si sia dichiarata “non competente” sulla richiesta del Procuratore Generale di diminuire gli anni di interdizione di Silvio, rinviando la decisione a un nuovo processo da tenersi presso una nuova Corte d'Appello. La Cassazione accetta o rigetta un ricorso, non può aggiungere né togliere nulla rispetto a quanto già sentenziato. Ma questo, i berluscones fanno finta di non saperlo. L'intervista rilasciata dal presidente Antonio Esposito al cronista del Mattino di Napoli, non contiene nessuna novità. Non rivela nessun segreto processuale, non anticipa una mazza di niente tanto meno le motivazioni che sono già state scritte dalla Corte d'Appello. Nel momento in cui la Corte riconosce la validità di una sentenza infatti, la assume come propria. E nelle motivazioni del tribunale d'appello di Milano, il fatto che Berlusconi non solo sapesse (perché informato costantemente) ma che fosse addirittura l'inventore delle manovre elusive del fisco, è scritto a caratteri cubitali. Nessuna novità, nessuna pietra dello scandalo, nessuna rivelazione sorprendente tale da rimettere in discussione una sentenza. Potremmo discutere dell'ingenuità del giudice Esposito, di una intervista rilasciata intempestivamente, di eccessiva leggerezza, ma da qui a tentare di annullare la sentenza della Cassazione, come vorrebbero i leccaculo della stampa padronale, ce ne corre. Motivo di censura, il commento del giudice Esposito, ma la questione si ferma qui. O dovrebbe fermarsi qui. Ma non sarà. Alessandro Sallusti ha deciso di inviare un cane da riporto dall'oculista del giudice Esposito. Visto in tivvù lo spessore degli occhiali dell'alto magistrato, vuole dimostrare che la sentenza letta in nome del popolo italiano, era esattamente l'opposto di quella che poi è risultata. Il giudice Esposito è miope. E un miope non può fare il magistrato. Porco boia.  

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