Se
qualcuno aveva dubbi sulla possibile ridiscesa in campo di Berluspony, ieri
sera dovrebbe averli dissipati. È bastato ascoltare Porro, il vice di Sallusti
l’Esangue, per rendersi conto che le truppe cammellate sono state riposizionate
e che è iniziata l’ennesima campagna elettorale di questo paese martoriato dai
nani e dalle mignotte. Aver detto a Bersani che le feste del Pd le finanziano
le municipalizzate, significa che nulla è cambiato, che l’armamentario comunicativo
è sempre lo stesso becero insulto all’avversario, che le idee sono le stesse e
gli stessi i protagonisti. Il buon Floris non aveva finito di leggere il
cartello su Batman de Noantri (noto esponente del Pdl romano), che la furia di
Porro si è riversata totalmente sulle feste del Pd. È vero, lo spunto iniziale del contendere era stato
il servizio sulla nave da crociera dei lettori del Giornale di Silvio, ma la
veemenza oratoria di Tirapiedi 2 è risultata alla fine fuori luogo e fuori
contesto, insomma, una gran caciara e nulla più. Fallito l’assalto a La7 da
parte di Mediaset (Santoro terrorizza ancora, specie in campagna elettorale),
accusato il colpo da Pier Silvio che si è comportato come la volpe con l’uva,
lanciata la parola d’ordine “via l’Imu”, raccolte un po’ di mignotte in giro
per il popolo coglione, Silvio continua a sbarcare nei porti italiani portando
ovunque il suo verbo (il presente, gli altri tempi non li conosce) e
millantando ancora una volta, spudoratamente, cure miracolistiche per una
nazione che ha distrutto alle fondamenta sconquassandone la scuola,
estirpandone la cultura, dilaniandone l’identità. E ci sono ancora persone che
lo invocano, che lo acclamano, che lo idolatrano in nome di cosa e di chi non
si sa, forse della disperazione, forse dell’ignoranza, forse dell’inconsapevolezza,
magari anche per una sorta di malcelato autoerotismo distruttivo. Dalle altre
parti non stanno sicuramente meglio. Grillo viene ormai considerato un
pappagallo, una marionetta manovrata da mani sapienti; i candidati alle
primarie del Pd sono arrivati a 8; Vendola insiste a dire che vuole sposarsi
con il suo compagno mentre Casini gli dice che non si può; Di Pietro va in giro
per l’Italia a parlare di porti e D’Alema è ancora lì, fermo come un pointer
qualsiasi, immobile e inamovibile come una cariatide sull’Acropoli. Fra un po’
il Maximo verrà messo sotto tutela dall’Unesco, ma lui non lo sa. Buone nuove
invece, sul versante Fiat. Sabato il Professore incontra Marchionne il quale,
presagendo l’aria che potrebbe tirare, ha specificato che la “Fiat resterà in
Italia”. La sede del Lingotto sicuramente sì e pure la targa e l'insegna, ma gli stabilimenti? E l’indotto? E la rete vendite? Belle domande
frà, ma che te serve?
Max, Berluspony è geniale, il mini stallone alla riscossa...
RispondiEliminaan
Ho stampato il tuo pezzo e l'ho messo in bacheca, Berluspony è stato esilarante.
RispondiEliminaMarco