Non
sappiamo che tipo di letture abbia fatto Matteo De’ Medici né la cosa ci
arrovella. Non sappiamo, insomma, se il sindaco di Firenze si sia nutrito a Murakami
e Musil oppure abbia optato per Topolino e Spider Man. Magari si è imbattuto in
Elio Vittorini o forse, reduce dalla Ruota della Fortuna, si è gettato a
capofitto nell’autobiografia di Mike Buongiorno e da lì non si è più mosso, quello che è certo anzi,
assiomatico, è che definire Vuolter Veltroni un romanziere è come dire che Alessandro
Sallusti è un giornalista: un controsenso esistenziale, almeno nell’accezione
profonda dei termini. Alla domanda di un birichino giornalista di Radio2Rai: “Ma
lei preferisce Veltroni come politico o come romanziere?”. Renzi De’ Medici ha
risposto: “Direi che i successi maggiori li ha avuti come romanziere”,
tirandosi immediatamente addosso le invettive degli altri dirigenti del
partito. Dopo Bersani, D’Alema, Rosy Bindi e Franceschini, sotto il tritatutto
di Matteuccio è passato anche Veltroni, per la serie “che-non-si-fa-pe’-rottamà”.
E non è certamente andata meglio a Stefano Fassina. Ieri mattina, il
responsabile economico del Pd ha avuto il coraggio, ammirevole, di presentarsi
davanti al ministero dello Sviluppo economico per cercare di dialogare con i
lavoratori dell’Alcoa. Manifestazione ad altissimo rischio e infatti ci sono
stati feriti e contusi. Fassina è stato accolto al grido di “Buffone” e l’offesa
è continuata sempre più potente e con un numero sempre crescente di voci. “Qualche
facinoroso”, “Non erano neppure operai dell’Alcoa”, “Noi abbiamo il coraggio di
andare a spiegare le nostre scelte agli interessati”, “Non generalizziamo,
quattro gatti non l’intero gruppo dei manifestanti”. Subito dopo il fattaccio,
il tentativo di sminuire quanto era appena accaduto si è trasformato in un vero
e proprio atto di auto giustificazione non richiesto né dovuto. Ma in questo
periodo le cose vanno in questo modo, è difficile per un politico scendere in
mezzo alla gente e farsi ascoltare. Anzi, sta diventando impossibile e la cosa
che maggiormente ci sorprende è che nessuno dei politici coraggiosi si chieda
semplicemente “perché?”. Non crediamo ci voglia tanta intelligenza a compiere
un gesto di umiltà e mettersi, per un momento, nei panni di chi lotta
disperatamente per un posto di lavoro. Evidentemente è dura, tanto dura, troppo
dura.
No, non è un bel momento per il Pd. Secondo me il rischio che vada a governare per forza d'inerzia e per mancanza di alternative c'è e mi fa paura.
RispondiEliminaMarco
Perché nessuno dice mai quello che pensa? Perché nessuno dice che i romanzi di Vuolter sono un'accozzaglia di luoghi comuni e di frasi fatte? Perché nessuno ha il coraggio di dire che scrive meglio la sua colf filippina dell'ex leader del Pd? Perché solo Max deve chiosare l'evidenza schiacciante di un non scrittore che vende libri fondamentalmente banali e senza costruzione drammaturgica? Mah, non so, e impazzisco.
RispondiEliminaan-arché
1000 volte meglio un poeta al potere che un romanziere, specie se scarso.
RispondiEliminaAntonio
Il fatto è che più che un romanziere Vuolter sembra un favolista. Chi si ricorda la Grosse Koalition?
RispondiEliminaVania