Pensate
se da noi potrebbe mai verificarsi un fatto del genere: “Clint Eastwood? Sono
un suo grande fan. È un grande attore e un regista ancora più bravo”. Così
Barack Obama ha commentato con un giornalista di USA Today il soliloquio dell’”attore
con due pose, una con il cappello una senza” (come lo definiva Sergio Leone) contro
di lui alla convention Repubblicana. Obama ha poi aggiunto: “Se sei presidente
o sei in corsa per la presidenza e ti offendi facilmente, beh allora è meglio
che cambi mestiere”. Ora, pensate se da noi che so, Roberto Benigni, si fosse
provato a dire di Silvio le stesse cose che Eastwood ha detto di Obama, minimo
Sallusti avrebbe ritrovato fra i suoi dossier tarocchi, un falso certificato di
ricovero coatto del premio Oscar, mentre Belpietro si sarebbe inventato un
Benigni armato di pistola (destinata a fare cilecca) che attentava alla sua
vita nell’androne dell’abitazione. Ma lo stesso Silvio avrebbe risposto all’intemerata
del comico toscano con una serie di contumelie e di bestemmioni in perfetto
stile maremmano, con maiali e maiale connesse, con insulti a padre, madre,
sorelle e fratelli fino alla terza linea diretta di ascendenza. Obama no. Lui
ha risposto con un fair play invidiabile, se si esclude quel passaggio in cui
dice di preferire il Clint regista al Clint attore, sottilmente ironico e
memore della definizione del Leone italiano che lo aveva scelto come
protagonista di “Per un pugno di dollari”. Da noi, invece, le offese piovono
come nulla fosse, memori solo dei camalli genovesi, dei butteri maremmani e dei
pescivendoli della Vucciria che i santi del calendario li conoscono tutti e
forse qualcuno in più. Ora ci si è messo anche Beppe Grillo che, rievocando Orwell
e gli ‘anni di piombo’, ha detto chiaro e tondo che qualcuno vuole eliminarlo
dopo averlo messo al centro del “rito dell’odio”. E dire che Beppe è uno uso a fare
apprezzamenti senza peli sulla lingua, oltre che essere un profondo intenditore di
insulti camuffati da battute.
Ma
la più bella notizia di ieri è la presenza di Matteo Renzi De’ Medici alla
Sagra del Pd. Un intervento a tutto campo, quello del Signore di Firenze, che
ha lasciato a bocca aperta i presenti alla kermesse che già si vedevano a
tavola pronti a gustare gli gnocchi fritti. Ha detto Matteo (ci possiamo permettere
di chiamarlo solo per nome, lui è giovane, molto giovane, troppo giovane): “Sono
per le primarie, lo sanno tutti. Però voglio primarie serie, vere, nelle quali
decida la gente. E se le dovessi perdere non andrei alla ricerca di
sistemazioni come Rosy Bindi e Dario Franceschini, io me ne starei a casa”.
Sulle versioni che negli anni hanno contraddistinto i democrat, Matteo ha
detto: “In trent’anni il centrosinistra ha cambiato nomi e simboli, ma le
persone che stanno ai piani alti non cambiano: tra ulivo e quercia abbiamo
fatto una deforestazione ma i personaggi sono sempre gli stessi”. Questo è l’unico
punto della proposta complessiva del “rottamatore” che condividiamo appieno,
quello che ci sembra più arduo è vedere lui prendere il posto del vecchi,
occorrerebbe fidarsi sulla parola ma noi, ormai vecchi osservatori rotti a
tutte le fanfanate, non ci fidiamo più della parola di nessuno. In attesa di
sapere come risponderà il “duo di Pisa”, D’Alema/Veltroni, al sindaco di
Firenze ha ribattuto Giorgio Merlo: “Il sindaco di Firenze attraverso le future
primarie per scegliere il candidato premier del centrosinistra, vuole semplicemente
far saltare il partito democratico. Come da copione, sempre in nome del
cambiamento e dell’innovazione della politica”. L’è düra, oh se l’è düra.
La tua simpatia per Renzi ormai è assodata. Ha ragione Grillo: "Hanno bussato alla porta non c'era nessuno...era Renzi".
RispondiEliminaan
Dai Max, tutto sommato Renzi non è male, banalità a parte.
RispondiEliminaAntonio