Un
lunghissimo elenco di ex sostenitori del Marchionne Caesar et Dux, gli sta chiedendo conto delle dichiarazioni nelle quali recentemente, senza batter ciglio, non
ha dato un soldo di speranza a Fabbrica Italia. L’elenco? Eccolo: Corrado
Passera, Sora Elsa (Fornero), Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti direttamente
dal reparto verniciatura della Chrysler a Detroit, Roberto Cota, Pierfy Casini
e, udite udite, Angelino Alfano. Chiamparino, Fassino, D’Alema e Veltroni,
Bersani e Renzi, Rosy Bindi e Franceschini tacciono, ma solo per pudore. Tutti,
in coro, stanno chiedendo a Marchionne cosa diavolo intende fare mentre, quando
la Fiom e la Cgil imploravano gli altri sindacati di aspettare il piano
industriale prima di firmare l’accordo, i metalmeccanici rossi venivano presi per barricaderi rivoluzionari
contrari al progresso e, quindi, rivoluzionari revisionisti: i peggiori,
proprio come i cattocomunisti. A Marchionne di mantenere in vita la Fiat in Italia
può interessare come a Berlusconi i problemi degli altri, praticamente niente.
L’assurdo è che mentre Bellopupo Elkan dichiara trionfalmente l’entità dei
dividendi spettanti quest’anno agli azionisti, si contano le ore di cassa
integrazione non solo per gli operai ma anche per i colletti bianchi. Non si sa
perché Grillo tace, forse a lui della Fiat non frega una mazza o forse non gli
hanno ancora rimesso a posto il sito, resta il fatto che sui problemi spinosi
di questo paese a pezzi, lui non interviene mai. Ci piacerebbe anche sapere cosa
pensa del referendum sulle leggi della Fornero che hanno stravolto l’articolo
18, ma lui tace preferendo parlare di zombi e pappa, di stracotti e strafatti.
Questo è uno degli aspetti di Grillo che non ci piace, se fosse un po’ meno
santone e un po’più vicino ai problemi veri della gente magari si attirerebbe
qualche simpatia in più. D’altronde è semplice sparare sull’euro, un po’ più
complicato spiegare come riportare l’economia reale al centro della finanza facendole
riprendere il posto che attualmente occupa la carta straccia (derivati e
affini). Prendersela con il Beppe però non serve a nulla, lui cavalca lo
sfascio, la cosa più semplice e redditizia in questa nazione ancora infettata
dal morbo del berlusconismo. A proposito, Silvio se n’è andato in crociera. Ha
approfittato del viaggio promozionale del Giornale e si è imbarcato a Venezia
con Sallusti, Feltri e Danielona Santanché che, dopo le ultime uscite contro l’Islam,
per salire a bordo della MSC si è travestita da Lady Gaga. Prima di partire,
Silvio ha parlato e ha scolpito sul marmo della politica che siamo in una
grande confusione, che c’è grande crisi, che questa è una politica che ci porta
dritti alla recessione, che serve una guida. Sembra di ascoltare Quelo, la
seconda che ha detto.
Battute felici anche in mezzo al delirio marchionniano: la Santanchè vestita da Lady Gaga per sfuggire ai musulmani è un must...
RispondiEliminaan
Da Quelo a Lady Gaga, mi piace la versione demenziale di Max.
RispondiEliminaVania