Guglielmo
Epifani che “tuona” è una novità. Il senso dell'intervista
rilasciata dal segretario pro tempore del Pd a Repubblica, è quello
che perfino Don Abbondio, se lo fanno incazzare, tira fuori le
palline e lancia il breviario al primo Innominabile che passa. Lo ha
detto chiaro e tondo, il segretario, “Ma che stiamo scherzando? Non
si baratta un governo per l'illegalità. Toccherà a Berlusconi
spiegare agli italiani perché toglie la fiducia a Enrichetto, e
vedremo come gli italiani risponderanno”. Quello che colpisce però
di tutta questa storia, è l'apparente distacco con il quale
LettaLetta sta seguendo l'evolversi dei fatti. Che Enrichetto sia un
democristiano tutto d'un pezzo e, quindi, un muro di gomma
impenetrabile, è nell'ordine delle cose. Ma che continui a dire
“nessun rischio per il governo”, secondo noi, nasconde qualcosa
di più. E non basta l'appoggio incondizionato dell'Italiano che
siede sulla poltrona più alta, deve esserci sotto qualcosa. Un fatto
che lo spinge a stare tranquillo più che un missile con testata
chimica puntato su Arcore. Il missile potrebbero essere venti missili
che, per il momento, siedono quietamente sugli scranni di Palazzo
Madama. Venti senatori del Pdl che, nel caso in cui Silvio decidesse
di staccare la spina, loro resterebbero collegati alla rete elettrica
della politica nazionale. Aggiungendo ai 20 di cui sopra quelli del
Gruppo Misto, Enrichetto potrebbe avere la possibilità di togliere
di mezzo il Porcellum, fatto che costituirebbe già una mezza
sconfitta per il cavaliere; riformare l'Imu in senso equo (e quindi
bastonare i ricchi e i ricchissimi) e, perché no, se la maggioranza
dovesse dimostrarsi “solida”, portare addirittura a termine il
mandato. Cosa potrebbe succedere nel frattempo? Tolto di mezzo Silvio
(decaduto da senatore e ai servizi sociali), ridotto l'effetto del “brand” Forza
Italia, messi all'opposizione dura (praticamente a pane e acqua) i
falchi dell'ex Partito della Libertà, il centrodestra si dovrebbe
rifondare con l'intervento di Montezemolo, Fini, Casini e di tutti i
peggiori ammennicoli del liberismo ad oltranza. Sostanzialmente,
questo Paese direbbe addio al peggior politico che ha avuto in 150
anni di storia, anche se sarebbe comunque costretto a fare i conti
con il "berlusconismo", una piaga che ci porteremo appresso almeno per
altre quattro generazioni di elettori passivi. Per molti versi ci
auguriamo che possa andare così, perché un conto è mandare a casa
LettaLetta alle prossime elezioni, tutt'altra faccenda è chiudere
definitivamente i conti con Berlusconi il quale, tanto per smentire
coloro che hanno brindato a ogni fine apparente della sua storia
politica fino a sconquassarsi il fegato, non ha nessuna voglia di
mollare, causa affari personali e della sua famiglia. L'impressione è
che le sette vite stiano arrivando alla fine. Resta l'ultima, la più
dura, quella attaccata ai tubi del peggior servilismo e di interessi (questi sì) innominabili.
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