Ieri,
come anticipato da tutti i mezzi di informazione, padronali e non,
gli aerei di Forza Italia-Forza Silvio hanno sorvolato le spiagge
italiane. Dai lidi del nord a quelli del centro, striscioni stagliati
sullo sfondo azzurro del cielo hanno comunicato ai bagnanti di
Ferragosto che Silvio è vivo, non molla e soprattutto “c'è”,
come scrivevano i ciellini sui muri una ventina di anni fa a
proposito di dio. E Silvio c'era davvero ma non in cielo. Lui si
trovava a Villa San Martino, senza passaporto e circondato
dall'affetto dei familiari, dei maggiordomi, degli amici più cari,
della fidanzata e del cane Dudù che per colmo di disprezzo, gli ha
fatto pipì tre volte sulle scarpe. Il momento di Silvio è
difficile, potremmo dire difficilissimo. A breve scatterà
l'esecuzione della pena e dovrà scegliere fra il carcere, i
domiciliari e i servizi sociali. C'è un collegio di ragazze al quale
servirebbe un giardiniere, ma sembra che la direttrice, una
combattiva orsolina, abbia già detto di no. Tanti sono i dilemmi che
in questo momento rendono insonni le lunghe notti di Silvio. Mandare
affanculo LettaLetta? Non è il caso di far incazzare l'Innominabile,
c'è una domanda di grazia da predisporre in tempi brevi e colui che
la dovrà esaminare è proprio l'Innominabile di cui sopra. Allungare
i tempi di discussione in Giunta delle elezioni e delle
ineleggibilità? Non ha i numeri per farlo e proprio ieri, Felice
Casson e Stefania Pezzopane hanno detto che la Giunta si dovrà
esprimere nei tempi previsti. La candidatura di Marina sembra
definitivamente tramontata. Qualora la figlia prediletta dovesse
improvvidamente scendere in politica, sa già a quale tipo di
accoglienza sarebbe sottoposta (villa alle Bermuda, il conto
“Muesta”, ecc.) quindi, meglio continuare a fare la presidente
della Mondadori. A questo punto, i falchi del Pdl stanno facendo un
passo indietro. La voglia di sparigliare sembra scomparsa dopo il
messaggio a reti unificate dell'Innominabile, così pieno di rispetto
e di considerazione per un pluripregiudicato che se fossimo in Renato
Bilancia ci incazzeremmo un attimino. Quello che continua come un
mantra, è il tentativo di tutti i pidiellini di far entrare nella
testa degli italiani che, siccome Silvio è stato votato da 10
milioni di loro, è da considerarsi un intoccabile. Una deputata ieri
si è spinta a dire che “togliere Silvio dalla competizione
elettorale sarebbe come privare una squadra di calcio della sua
bandiera”. Non sa, la deputata, che se “la bandiera” si è
beccata una squalifica in campo non potrà mai scendere, manco a
furor di popolo. Le regole del gioco ci sono e vanno rispettate e
dovrebbe anche pensare, sempre la deputata, che le regole valgono
anche in quell'immenso puttanaio che è il mondo del calcio,
figuriamoci in politica. Sarà l'estate, sarà il caldo, sarà che
gli appetiti vengono mangiando, ma la situazione di momentanea
indisponibilità di Silvio sta dando la stura a personaggi vari e
coloriti del centrodestra, per cercare di proporsi come leader dello
schieramento. Lo ha fatto anche Flavio Tosi, sindaco di Verona, al
quale ha risposto prontamente l'Umberto da Pontida: “Questa cosa mi
fa ridere. Ma chi cazzo lo vuole Tosi? Lui ha fatto qualcosa solo
perché si è imbarcato sulla nave della Lega. E poi, basta guardare
il Veneto com'è ridotto. Meglio Marina allora”. C'è aria da tutti
contro tutti. Da fratelli che accoltellano fratelli, amici che
pugnalano alle spalle gli amici. Succede sempre quando un dittatore è
in procinto di cadere. Le iene si scatenano pronte a spolpare insieme
una carcassa, salvo mordersi per avere il pezzo migliore. Comunque,
per non sapere né leggere né scrivere, gli avvocati di Silvio
stanno predisponendo la domanda di grazia. Fanno testo le parole
dell'Innominabile: “Per concedere una grazia devo prima ricevere la
domanda”. Pronta, è in arrivo sul binario 27 della stazione di
Milano, quello dei deportati ebrei italiani ad Auschwitz.
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