Non
deve essere facile dopo venti anni di totale impunità, accettare una
sentenza. Per Silvio poi, che insieme con Cesarone Previti i giudici
se li è sempre comprati, sapere che in Italia ci sono magistrati
indifferenti alle sue prebende deve essere una fatto inspiegabile, un
mistero gaudioso al quale non ha mai dato una spiegazione logica
neppure la zia monaca. Per lui agire secondo la legge è un
controsenso esistenziale: troppe tasse? E lui le evade. Non si può
andare a letto con le minorenni (consenzienti o no)? E lui ci va con
la benedizione di Santa Romana Chiesa. Non si può costruire nelle
aree protette? E lui fa cadere la giunta di Monza che non glielo
permette. Non si possono falsificare i bilanci aziendali? E lui fa
approvare una legge che li cancella. Per venti anni quest'uomo ha
fatto viaggiare l'Italia secondo i suoi tempi e le sue necessità, e
siccome le devastazioni sono sotto gli occhi di tutti, si può
tranquillamente affermare che è stato un pessimo capotreno. Perla
delle perle. Quello che doveva riformare il sistema economico
nazionale, dando più spazio al mercato e meno allo stato, ha fatto
fare alla spesa pubblica, in 15 anni di potere assoluto, un salto del
69 per cento, cosa mai avvenuta neppure durante il ventennio di
potere incontrastato della Balena Bianca. E se 9 milioni di
quacquaracquà evasori fiscali totali e rincoglioniti da Paolo Del
Debbio, Emilio Fede, Barbara D'Urso, Iva Zanicchi, Mike Buongiorno,
Corrado, Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, Bilba di Cadey e il
Prosciutto Cotto Rovagnati, hanno continuato a votare per lui fino a
fargli vincere (quasi) anche le ultime elezioni, a ragion veduta
Silvio può parlare di “incoronazione” a furor di popolo, e si
comporta come un Re, mai stato così nudo, che prima di abdicare
provoca rivoluzioni. Lo psicodramma arcoriano di ieri è la
testimonianza dell'odio e del rancore che Silvio cova in petto dalla
sentenza della Corte di Cassazione. Abituato a prendersi quello che
vuole, arrivato quasi a 80 anni, ritiene inconcepibile che gli si
possa negare qualcosa. Abituato a far cadere i governi comprandosi
mezze seghe elette dall'altra parte o sputtanando mediaticamente gli
avversari, non ci sta a mollare senza combattere e senza provare
(almeno) a corrompere qualcuno in grado di metterci una pezza. Che
poi ci sia un Fioroni della 101Zozzon Band disposto a dargli una
mano, è un altro discorso perché Fioroni non è che la punta
di un iceberg pidino ben più consistente. E che dire di un partito
che per venti anni gli ha dato corda e mai tenuto botta? Che dire
delle anime sante degli eredi di Enrico Berlinguer e di Aldo Moro che
hanno sputtanato i loro modelli non appena giunta l'età della
ragione, preferendo seguire gli esempi “miglioristi”
Innominabili e di Belzebù San Giulio I? La politica di questo paese,
figlia delle pensate di Niccolò Machiavelli, ci ha disgustato da un
pezzo e continua a farlo senza che qualcuno riesca a porci rimedio.
Pur di cambiare abbiamo compiuto vere e proprie efferatezze nella
cabina elettorale, violentando anche i nostri stessi principi, ma non
è servito a nulla. Dovendoci per forza attaccare a qualcosa che non
sia umano, speriamo che lo Spirito, che solitamente soffia dove
vuole, illumini la mente a un numero di onorevoli e senatori
sufficienti a cambiare la Porcellum poi, come un treno, tornare a
votare, mandare in pensione l'Innominabile e provare a riprendere a
vivere in un paese normale dove le regole devono rispettarle tutti.
Non solo i coglioni.
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