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lunedì 12 agosto 2013

Danielona: “Il LettaLetta è finito. Avanti con Forza Italia e Silvio in tour”. Più di Vasco, meglio di Jovanotti

Danielona è irrequieta. La pitonessa del Pdl (a proposito di pitoni, ne hanno ritrovati 6 in pochi giorni nel bergamasco. Ma che cazzo ci fanno i bergamaschi con i pitoni?), sta affinando le armi per l'ennesimo trionfo di Silvio alla testa della rinata armata cazzeggiante di Forza Italia. Le prime prove di 3x6 (manifesti giganti, nda) inneggianti al partito del cavaliere, con lo slogan “Ancora in campo per l'Italia” (e per gli affari di famiglia), sono apparsi a Milano e, a breve, approfittando del solleone agostano, campeggeranno in tutte le città dello Stivale. La campagna elettorale, per chi avesse ancora dubbi, è partita. Silvio, in attesa di un segnale forte dal Quirinale, ha pensato di mettere le mani avanti. “Prepariamoci – ha detto ai suoi – qui o mi salvo il culo io o affondate tutti con me”. E i pidiellini, che senza Silvio non sarebbero buoni neppure a controllare le auto nei piazzali delle discoteche, hanno deciso all'unanimità di seguire il benefattore nell'ultima, sanguinolenta follia. Perfino 'O Schiattamuort ha deciso di dire “sì” ancora una volta. Povero Angelino, era convinto di essere il delfino e invece, con Marina che nuota nell'acquario travestita da piraña, dovrà accontentarsi di svolgere il ruolo che in fondo è sempre stato suo, quello del pesce-palla buono per essere preso a calci sperando di fare gol. Danielona, intervistata dal Tempo, ha detto la sua sulla situazione politica italiana. Siccome siamo convinti che anche lei, come la maggioranza dei colleghi di partito, abbia letto in tutta la vita una decina di libri, ha, come dire, una visione limitata delle cose e delle vicende umane. Lei ha un verbo, uno solo, si chiama Silvio Berlusconi, per il resto che diavolo volete che gliene freghi di quell'immensa rottura di palle che si chiama Dante Alighieri? E così, da anni, ripete sempre le stesse cose non avendo nemmeno il buon gusto, o l'intelligenza, di usare qualche sinonimo, di un contrario non se ne parla proprio. Allora: “Per me questo governo è finito perché non fa azione di governo ma rimanda tutto. La sua azione di governo è già finita”. Ora, come può un'azione di governo finire se non è mai iniziata? Non è un controsenso affermarlo anche se i metodi da Balena Bianca di LettaLetta sono come le bugie, hanno le gambe corte? Ancora: “Letta non si metta a fare giochi di parole all'estero, dove già faticano a comprendere i nostri controsensi politici”. È vero. LettaLetta dovrebbe imparare da Silvio: barzelletta su Mohamed Esposito, “cucù” alla Merkel, proposta di pomiciata all'interprete, “kapò” a Martin Schulz, “mister Obama” urlato davanti alla regina Elisabetta, “wow” detto a Michelle con il presidente USA che ha pensato “io le armi col cazzo che le tolgo di mezzo”. Questo è stato, per anni, il modo di comunicare del capo degli italiani a livello internazionale. Inarrivabile, ha ragione Danielona. E infine la sentenza madre di tutte le sentenze: “Fingere che quasi dieci milioni di italiani che rimangono senza rappresentanza politica non sia un problema del Paese, significa avere gli occhi bendati”. Danielona vuole, per Silvio, la grazia preventiva, e la fregatura è che il Capataz non potrà neppure usufruire del decreto svuota-cerceri perché lui in carcere non ci sta (ancora). Quando sentiamo questa storia che non si può dare torto a 10 milioni di elettori, ci torna sempre in mente Al Capone. Pensiamoci un attimo. Nei guai con il fisco americano, Al si poteva presentare alle elezioni e ricavarne così qualche beneficio. Purtroppo per Al, l'America non è l'Italia. Lì, se frodi il fisco ti mettono in galera e buttano la chiave e, se hai qualche pendenza penale, non ti consentono mica di candidarti. In Italia, paese di Pulcinella (nulla contro la nobile commedia dell'arte) e delle stragi irrisolte, tutto è invece concesso e ammesso, perfino che i carabinieri di guardia al Senato, salutino militarmente un pluripregiudicato. Mai un attimo di vergogna. Mai una botta di dignità.

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