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domenica 24 marzo 2013

Comparse, figuranti e cloni. Il senso di Silvio per lo spettacolo: paga lui 10 euro a testa per farsi ascoltare.


Silvio, in questi anni, ha cambiato le regole d'ingaggio del mondo dello spettacolo. Conscio delle sue possibilità e qualità, un po' come Nerone paga chi assiste alle sue performance con prebende o con denaro cash, ribaltando l'assunto che a pagare siano gli spettatori. Il problema è che queste adunate di piazza, che lasciano tutto come lo trovano, cominciano a costare un fottio di denaro. Se sei di Roma, il soldo è di 10 euro, una paga da fame. Se vieni da fuori, oltre ai 10 euro ti spetta anche un “cestino” con un trancio di pizza e, a seconda se sei astemio o no, un quartino di vino in tetrapack o una bottiglietta di acqua minerale effervescente naturale, così si accontentano tutti. Poi, se le cose dovessero andare per le lunghe, anche un pernotto in un ostello ma senza “accompagnamento”. Diciamolo, va meglio ai figuranti milanesi. Daniela Santanchè con loro è particolarmente generosa e, oltre a farli scorrazzare in pullman per la città, offrirgli il pranzo e una fetta di torta ai frutti di bosco, regala anche una confezione di Viagra da 25mg, quella da 50 costa di più ed è pericolosa per le coronarie, il rischio di far secco un elettore è altissimo. I figuranti, intervistati ieri a Piazza del Popolo, reduci da presenze in tv pagate 40 euro, si sono ritrovati a fare il tifo per Silvio proprio come fossero comparse cinematografiche. A loro, il sindaco Alemanno ha concesso perfino l'uso gratuito dei mezzi pubblici, e ci piacerebbe tanto sapere da dove ha reperito i soldi per i viaggi a sbafo. Galvanizzato dalla potente claque presente in piazza, Silvio ha parlato 70 minuti 70 cercando di battere i record storici dei discorsi di Fidel Castro. Quando gli hanno riferito che le chiacchiere del Leader Maximo arrivavano anche a 5 ore, Silvio ha avuto un piccolo malore e borbottato: “E che cazzo, 'sti comunisti”. In odore di governo, e per non sfruculiare le presidenziali, quirinalesche balls, Silvio ha glissato sul motivo vero per il quale i suoi avevano organizzato questa gazzarra a pagamento: la magistratura. Sa che dalle parti del Colle, parlar male dei giudici, e definirli “fiancheggiatori delle Br”, non predispone al dialogo. Per cui, infoiato come un toro che sente nell'aria afrori di vacca a lui congeniali, Silvio ha affondato i colpi sulla sua illegibilità e sul conflitto di interessi, due punti del programma di Bersani che, al solo sentirli nominare, gli viene un attacco virulento di uveite da stroncare Sandro Bondi e Paolino Pa Bonaiuti in un colpo solo. Guardando attentamente il presunto popolo pidiellino in piazza, abbiamo capito perché gli elettori veri si rifiutano di prendere parte alle manifestazioni pro-Silvio: si vergognano come ladri. Un conto è mettere la croce sul simbolo berlusconiano nel segreto di una cabina elettorale, un conto mostrare la propria faccia da idiota in tv, perché prima o poi le telecamere ti beccano. Insomma, in Italia ci sono 7 milioni di connazionali che preferiscono tramare nel buio piuttosto che, assumendosi le proprie responsabilità alla luce del sole, dicano: “Io ho votato quest'uomo”. La paura che qualcuno possa rispondergli “Ma che ti venga un cancro”, fa novanta.

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