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venerdì 22 marzo 2013

Tanti siluri contro Bersani. Gli sparano pure dal Colle. E Piergigi non ha gli antiscud.


Contro Piergigi è in atto un vero e proprio tiro al piccione. Gli sparano tutti, proprio tutti, dentro e fuori il suo partito. L'ultimo, un terra-terra devastante, glielo ha lanciato addirittura il suo sodale inquilino unico del Quirinale: “Caro Piergigi – gli ha detto Giorgio – io ti nomino esploratore del Club delle Giovani Marmotte. Però, quando tornerai da me con la lista dei ministri, portami pure nome, cognome, indirizzo, sesso, religione e codice fiscale di chi ti voterà la fiducia al Senato, altrimenti ti retrocedo a mozzo”. Una proposta senza via d'uscita, neppure se Bersani riesumasse De Gasperi, Togliatti e Sandro Pertini, senza dimenticare Madre Teresa di Calcutta, da designare su due piedi, ministro della Solidarietà. Quello di Napolitano però, non è stato che l'ultimo missile della serie catastrofica “mission impossible”. Il M5S gliene tira uno al giorno (qualche volta due). Matteo Renzi, pur facendo il gattomammone (o il pesce d'Arno in barile), da quando ha perso le primarie sfrutta ogni occasione per ripetergli: “Ah se ci fossi stato io”. I giovani del Pd, com'è che si chiamano? tigri? orsi? trichechi? panda? insomma, quegli animali lì, gli hanno chiesto chiaro e tondo di smettere i gradi di capitano e prendere la ramazza per iniziare a pulire la tolda. Dal Pdl non arrivano razzi, ma missili a testata nucleare, per convincerlo all'abbraccio mortale con il Serpente a sonagli più velenoso del mondo. Lo ha scaricato perfino Mario Monti il quale, pur di continuare a contare qualcosa, è disponibile a una riedizione della Grosse Koalition con Sora Elsa ancora ministro del Lavoro e del Welfare. A sostegno di Piergigi, e della sua voglia di intesa con il M5S, sono rimaste solo le migliaia di firme di intellettuali e di gente comune che avevano sperato, questa volta, in un cambio totale della politica italiana. Ma gli intellettuali, si sa, sono come i poeti e i cinematografari: nullafacenti mangiapane a tradimento che non contano un beneamato cazzo. Se qualcuno non lo avesse ancora capito, il Pd sta correndo veloce verso la sua dissoluzione. I militanti non capirebbero più un'altra alleanza con il Pdl, dopo quella disastrosa dell'appoggio al governo Monti, mentre gli elettori non fidelizzati, guarderebbero altrove, probabilmente dalle parti del M5S, mai verso Monti, mai verso Berlusconi. Piergigi ha commesso un solo, imperdonabile, letale errore: ha sbagliato completamente la campagna elettorale. Si è messo sulle spalle da solo, da uomo d'onore qual è, il peso del governo Monti proprio mentre Silvio ha iniziato a spacciarsi per un convinto oppositore della coalizione della quale aveva fatto parte fino a qualche ora prima. Bersani ha dilapidato, in un amen, le rendite di immagine e di qualità politica che gli avevano consegnato le primarie, sciupate banalmente da silenzi arroganti e da passeggiate nel parco, quasi una presa di distanza, alta e nobile, dalla rissa che si stava svolgendo fra Berlusconi e Monti, con Grillo che, sullo sfondo, riempiva le piazze. Algido, Bersani, talmente algido da sembrare sicuro di avere già vinto. Il Pd, è bene ricordarlo, è l'unico partito al mondo che ha perso le elezioni dopo averle vinte, una comica, se non fosse una tragedia. E il Capataz è vivo e vegeto, un essere demoniaco che vince anche quando perde e al quale la fortuna (e i soldi) sembra non volergli proprio voltare le spalle, neppure per la grande legge dei numeri. Vuole il Quirinale e, se continua così, lo avrà. In barba a Grillo, ai grillini, ai bersaniani, ai trichechi e a quei milioni di italiani onesti che lo hanno odiato da subito. Gli ultimi sondaggi dicono che Silvio è risalito al primo posto. Il Pdl è tornato al 30 per cento, mentre il Pd è in caduta libera e il M5S mantiene le posizioni. Un terzo degli italiani continua a credere indefessamente a Silvio e, in questi anni, ci siamo fatti anche un'idea delle categorie che compongono il suo elettorato: casalinghe e pensionati tv-dipendenti, evasori fiscali totali, evasori fiscali parziali, industriali delocalizzatori, padri e madri di aspiranti veline e miss e escort di lusso, tenutari delle case da gioco e i loro clienti, nullafacenti cronici, ignoranti grezzi, coattoni, casapoundini, frustrati di ogni fatta, docenti universitari falliti, cementificatori, editori prezzolati, guru della sanità privata, spacciatori di sogni e illusioni, maghi, astrologi, chiromanti, massaggiatrici, igieniste tout-court, tassinari, farmacisti, notai, avvocati, capomastri, geometri, parrucchieri, lookologi, estetisti, stilisti, architetti di mezza tacca, registi di fiction immonde e poi, preti, suore e frati sottoposti ai desiderata di santa madre chiesa targata Cardinale Carrozziere. Lo fanno, tutti insieme, il 30 per cento? Anche qualcosa in più. 

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