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venerdì 7 aprile 2017

Cornetto&Cappuccino. A Genova fu mattanza. L'Italia paga e tacita



A Genova fu mattanza. L'Italia paga e tacita

Il 21 e 22 luglio 2001 a Genova c'ero anche io. Sulla strada di casa feci in tempo ad apprendere dai giornali e dalla televisione quello che era successo alla Diaz e a Bolzaneto. In quei giorni, l'agenzia di stampa per la quale lavoravo nella mia vita precedente, mi aveva mandato a Genova per seguire i lavori dei governanti e non i fatti di cronaca che, nel frattempo, insanguinavano le strade.
Che l'aria fosse pesante, che i BlackBlock stessero combinando un gran casino lo sapevo ma, da un albergo, era impossibile seguirli da vicino, soprattutto se il mio compito era un altro. Che la polizia avesse steso una sorta di cordone sanitario in tutta la città, era chiaro. Che ci fossero manovre dall'alto che tendevano a drammatizzare qualsiasi fatto fosse successo (com'è successo), in quei giorni, lo si capiva, lo si respirava nell'aria. Ma da qui a una mattanza ce ne corre e ce ne correrà sempre.
I responsabili dei fatti del 21 e 22 luglio 2001 hanno nomi e cognomi e la Storia, che non è mai una puttana, li ha scolpiti nel marmo. I colpevoli sono, nell'ordine: Silvio Berlusconi, all'epoca Presidente del Consiglio, Claudio Scajola, Ministro dell'Interno e Gianfranco Fini, vice presidente del Consiglio, in quei giorni a Genova, chiuso in caserma, a dispensare ordini alle truppe cammellate della Polizia e dei Carabinieri.
Ho sempre avuto un sacro rispetto per i poliziotti e i carabinieri. Ne ho conosciuti e conosco tanti che fanno semplicemente il dovere di uomini dello Stato, pagati pochissimo e malissimo, addetti alla nostra protezione. A loro dobbiamo, considerati i tempi, il fatto di avere ancora una vita sociale e il ringraziamento, qualsiasi ringraziamento, potrebbe sembrare capzioso. 
Ma quelli che sono entrati alla Diaz e a Bolzaneto che uomini dello Stato erano? Perché inneggiavano a Hiltler al Duce e a Pinochet? Cosa avevano nel sangue quando manganellavano nel sonno, senza ritegno né pudore, giovani indifesi e felici di protestare pacificamente contro la globalizzazione? E la suora randellata per strada, che colpa aveva commesso?

Oggi, il Tribunale Europeo dei Diritti Umani, riconosce l'Italia colpevole di tortura e la costringe a pagare e rimborsare le spese ai torturati. Pagherà lo Stato e quindi noi, come se tutti il 21 e 22 luglio 2001 avessimo tenuto in mano un manganello. Personalmente, in mano tenevo solo una penna. Perché devo pagare anche io?


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