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giovedì 13 aprile 2017

Cornetto&Cappuccino. Una via di fuga chiamata alcol. Tra i giovani trionfa il bingedrinking


Una via di fuga chiamata alcol. Tra i giovani trionfa il bingedrinking

Sono tantissime le ragioni per le quali uno inizia a bere, e non è detto che lo faccia perché l'alcol è la droga meno costosa. Spesso si inizia per puro piacere e si finisce in coma epatico all'ospedale. Apparentemente sembra che l'alcol, con il suo effetto stordente, contribuisca a far dimenticare guai e tristezze, quotidianità invivibili e altrettante frustrazioni. Il bicchiere di vino a pasto diventa un fuori pasto e controllarne la quantità diventa sempre più difficile. Aumentano di pari passo tristezze e bicchieri, così, uno dopo l'altro, la sbronza diventa inevitabile, come le diverse sfumature che si porta dietro. C'è chi infatti diventa allegro e loquace e chi silenzioso e violento, in mezzo alle due tipologie classiche della sbronza non esistono sfumature grigie né nere, non esistono proprio.
Escono le statistiche, e se da una parte ci consola il fatto che l'alcolismo è in tendenza discendente, dall'altra è preoccupante l'età d'inizio di un fenomeno che porta all'autodistruzione: 11 anni.
Inutile sottolineare come la precocità sia legata alle abitudini familiari. Genitori che bevono tanto rappresentano infatti lo start, l'inizio di una abitudine che presto, anzi prestissimo, si trasforma in vizio. E questa pessima tendenza arriva fino ai 24 anni quando, per forza o per scelta, o si passa a sostanze più pericolose dell'alcol o si smette. E che si smetta è un dato di fatto.
Anni fa, inascoltati, affrontammo con piglio da combattenti dell'Esercito della Salvezza, il problema dei softdrink per i giovani. L'alcol mischiato ai succhi di frutti era la bevanda per i minorenni sia nelle discoteche che nei bar del paesello. Lo Stato ovviamente non fece nulla e continuò (e continua) a venderli tranquillamente senza prescrizioni che ne vietino espressamente la distribuzione ai minori. E non era un alibi la bassa gradazione visto che se ne beveva a litri, né rappresentava un deterrente la pericolosità insita in quel mix di zucchero e alcol che devastava fegati giovanissimi. Oggi, a regnare incontrastato è il bingedrinking, ovvero l'abbuffata alcolica che ha sostituito i softdrink
I ragazzi bevono compulsivamente liquori di diversa gradazione e composizione, non sorseggiano ma trangugiano, non assaporano e non gustano ma hanno un diverso scopo che è poi quello che l'alcol passa dalla bocca per arrivare direttamente al cervello.
Le conseguenze sono disastrose, la sbronza è assicurata a una velocità altrimenti impossibile, le sinapsi vanno in pappa e l'impotenza è dietro l'angolo. Come accade spesso, nessuno fa nulla e la pubblicità dell'alcol è ancora lì, in tv, a dirci che bere si può.
Totalmente diverso è il ragionamento sull'altra fascia di età a rischio, gli ultrasessantaquattrenni. Arrivati alla pensione nonostante la Fornero, gli uomini e le donne ritengono di non avere più nulla da dire né da fare. Invece di spendere i loro risparmi in viagra e succedanei erotici, preferiscono dilapidare pensioni acquistando l'alcol (o grattaevinci) che diventa un amico fedele, quello che non ti abbandona mai e che nel momento del bisogno c'è. 
Sembra, insomma, che superata una certa età la vita non possa più regalarti nulla e che il suicidio a lungo termine sia l'arma migliore di rispondere alla noia.

Cari amici e quasi coetanei, non è vero. Che un bicchiere di vino possa aiutare a vincere la timidezza potrebbe anche essere vero, ma che una damigiana distrugga lo è altrettanto. Vince, secondo noi e come sempre, la “teoria della vena varicosa”. Ma questo è davvero un altro discorso, destinato soprattutto a chi è fermamente convinto che la vita non finisca con gli ...anta.


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