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giovedì 8 giugno 2017

Cornetto&Cappuccino. Il mito dell'amore eterno. Brooke&Ridge forever



Il mito dell'amore eterno. Brooke&Ridge forever


Lo giuro, domani scriverò del rapporto contronatura dei promotori della legge elettorale. Cercherò come sempre di dire la mia e se poi ci azzeccherò (come ha fatto ieri nametest con me), va bene, altrimenti me ne farò una ragione perché cercare di capire il nulla è complicatissimo. Oggi voglio scrivere di una perversione fisica e mentale, di una sindrome di Tafazzi sempre viva e attuale, di un falso mito dell'amore eterno e delle naturali aspettative degli avvocati matrimonialisti. Voglio affrontare, insomma, il tema del “nulla è come appare” che, dopo aver sviscerato la poetica pirandelliana, mi è diventato improvvisamente chiaro. Mi va di trattare un argomento, quel “ti piglio e ti lascio, ti ripiglio e ti rilascio” che spesso riduce i nostri rapporti a un'eterna partita a scacchi dove vince non chi mangia la regina ma l'intera scacchiera. È la moda del momento, bellezza. È l'atteggiamento mentale di chi cerca sempre rivincite non seguendo le regole del gioco e passando sopra qualsiasi sentimento. Poi, come ogni assassino che si rispetti, tornare sul luogo del delitto non è più la regola di un giallo scritto seguendone gli schemi narrativi consolidati, ma una condizione esistenziale che reitera il concetto del “voglio farti male”. Così, invece di prendere atto che la minestra riscaldata funziona solo in Toscana (però l'olio extravergine deve essere eccellente), ci illudiamo che riprendere un rapporto interrotto sia semplice, rassicurante, complesso ma comodo, invece è più complicato dell'affrontarne uno nuovo di zecca. Spesso, “il lasciar andare” è sinonimo di intelligenza e di maturità, senza considerare il fatto che il numero dei femminicidi scenderebbe in modo esponenziale, invece c'è chi lo ritiene solo un mezzo per riuscire a cambiarti e fino a quando non ci riesce, continua stoicamente a provare e riprovare. Ma ora, qualcuno mi spiega come possono Brooke&Ridge sposarsi per l'ottava volta? Otto addii ai celibati, otto marce nuziali, otto liste di nozze, otto ricevimenti, otto viaggi di nozze, otto prime notti, otto suocere (è sempre la stessa ma ripetuta otto volte), otto damine e paggetti che diventano trentadue perché nel frattempo sono cresciuti, una decina di preti (qualcuno sarà morto, o no?), otto location diverse, sedici fedi da infilare all'anulare, otto Cadillac, otto set di barattoli di latta da legare dietro alla Cadillac, insomma, un delirio continuo nel quale l'otto continua a farla da padrone. Richard e Liz in confronto erano dilettanti ma quella era la vita vera anche se, ad ogni proposta, il buon Burton doveva sganciare un fottio di soldi per diamanti sempre più grossi e costosi e spendere un patrimonio in bourbon. Sono convinto che gli sceneggiatori di Beautifull siano ormai a corto di idee anche se, invece di lanciare il messaggio che l'amore è eterno, e quindi sono giustificabili anche otto matrimoni, giocano ancora su complotti, piccole gelosie, rivalse da cucinare a fuoco lento, tentativi malcelati di omologazione. Ma questa volta, in camera da letto, Brooke&Ridge troveranno al posto dei fiori, un set di pannoloni. 

 

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