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martedì 2 maggio 2017

Cornetto&Cappuccino. Il 25 aprile che non c'è, il 1 Maggio desaparecido


Il 25 aprile che non c'è, il 1 Maggio desaparecido

Non è né vuole essere un “cornetto&cappuccino” nostalgico. Al contrario dei brasiliani, la nostalgia l'abbiamo messa in tasca da un po' e non c'è verso di riassaporarla. Un amico diceva “chi vive di ricordi è già vecchio” quindi, i ricordi lasciamoli dove sono, sottochiave nel baule. Usiamo il passato, che un bagaglio di esperienze ce l'ha dato, per metterlo a confronto con il presente perché del futuro, come diceva il Magnifico, “non v'è certezza” per cui inutile parlarne.
Il 25 Aprile era una solennità che più solenne non si poteva. Tornavamo a scuola anche se era festa, ma solo per indossare il grembiule nero con fiocco azzurro, cantare in coro “Fratelli d'Italia, “La leggenda del Piave” e “Bella ciao” (accettata perfino dai democristiani di allora), assistere alla posa della corona d'alloro al monumento ai caduti, sfilare un po' per il corso del paese e poi tornare a casa. La maestra Rosina ci aveva insegnato anche “Vecchio scarpone”, ma era un optional cantarla oppure no, dipendeva dal tempo atmosferico.
Il 1 Maggio invece a scuola non si andava. Al posto delle scampagnate e dei picnic si partecipava alle feste dei lavoratori dei partiti. Ebbi la fortuna di prendere parte a entrambe, a quella dei social-comunisti e quella dei cattolici. Nostro padre, socialista dalla nascita, a un certo punto e per questioni di pane, dovette iscriversi alla DC. Così, se fino all'anno prima avevamo sempre partecipato alla festa dei lavoratori rossi, con accluso panino con la porchetta e bicchiere di aranciata, improvvisamente ci vedemmo proiettati in un mondo che non conoscevamo, quello dei bianchi democristiani con accluso però, panino con la porchetta e bicchiere d'aranciata. Dove fosse la differenza ci sfuggì perché il pane era lo stesso, la porchetta pure, e l'aranciata della stessa fabbrichetta locale, la San Pellegrino costava troppo.
I tempi sono cambiati. Oggi, se l'amministrazione locale è di destra, “Bella ciao” diventa uno scandalo e non la si può suonare né cantare più. Le due ricorrenze sono state trasformate in business e di panini con la porchetta e di bicchieri d'aranciata (gratis) non c'è più manco l'odore né il sapore.
Il valore delle due feste, quello che ci portavamo dentro perché ci veniva spiegato a scuola, a scuola non si spiega più, in compenso si organizza il pullman per il Concertone a Roma. Gli affari non si fermano neppure per il 1 Maggio, e non è che contribuiscano a dare una spinta al reddito anzi, sono il segnale inequivocabile che qualcuno, venti anni fa, fece del tutto per cancellarlo dalla memoria degli italiani.
Ieri, 1 Maggio, trovando il vuoto pneumatico assoluto in città, abbiamo avuto la pensata di andarcene a una festa di quartiere a pochi passi da noi. Abbiamo ritrovato gente che ballava il liscio “alla centri sociali”, come ha fatto notare Nduccio, la gara incruenta delle torte, e al posto del panino con la porchetta gratis, il gelato rigorosamente macrobiotico. Un segno dei tempi ma anche la sensazione che in quel quartiere, il 1 Maggio fosse ancora una festa degna di essere celebrata.
Non vuole essere né lo è, un articolo nostalgico anzi. Però, vedere da una parte la gente bighellonare senza mèta e dall'altra la voglia di stare insieme, un po' i cabasisi ce li ha fatti girare. Mai tanto silenzio e così assordante che ci è sembrato quasi un reato di omissione di memoria storica.



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