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lunedì 29 aprile 2013

È l'ora degli sciacalli. I moderati della politica italiana contro Grillo. E alle 15 parte la più grande truffa governativa della storia.


Luigi Preiti, muratore calabrese in Piemonte, è il pretesto per una storia più grande di lui. Ancora senza un perché che abbia senso, il muratore ridotto sul lastrico, e costretto a tornarsene in Calabria ospite dei figli, che lui considera una sconfitta totale, ieri mattina si presenta davanti a Montecitorio e spara ad altezza d'uomo. Colpisce due carabinieri poi, resosi conto della cazzata che ha fatto, chiede ai militi di sparargli. “Volevo ammazzare i politici”, dice Preiti, ma i politici, di solito, non indossano divise, men che meno quelle dell'Arma. Succede, come sempre, che arrivano gli sciacalli, i moderati italiani, quelli che qualsiasi cosa succede, è colpa dell'avversario politico di turno. Fatto il grande inciucio, un magma purulento chiamato governo Letta Letta, (il primo è il nipote, il secondo lo zio), l'unico nemico rimasto sulla piazza è il Movimento 5 Stelle e allora, dagli all'untore. Parte Gianni Alemanno, quello che odia la Protezione Civile più dei comunisti, seguito a ruota dal campionario della mediocritas italica che, dopo aver indossato il fez, e tenuto in mano il libro e il moschetto, è diventata un manipolo di statisti a prova di vergogna. Eccoli allora: Gasparri, Gnazio La Russa, Storace, Barani, Prestigiacomo, Maroni, Sallusti e perfino il segretario del PD del Lazio, Gasparra che, uniti in una sola voce, sintetizzano l'accaduto con “chi semina vento raccoglie tempesta”. Eccoli, gli sciacalli della prima e della seconda repubblica, perché questa non si sa che numero di serie sia, tutti allineati e coperti nell'opera demolitoria dell'unico nemico rimasto a Silvio sulla strada dell'Impero. Toni da tragedia e da tregenda, toni da esagitati ispiratori di giustizia fai da te, toni da votanti consapevoli del grado di consanguineità della Ruby mubarakiana. Eccoli, gli sciacalli, quelli del più grande minestrone sciapito della politica italiana, al quale hanno provato a mettere un pizzico di sale con Josefa Idem e Cecile Kyenge ma, soprattutto, con il dalemiano Massimo Bray, il più profondo conoscitore della “pizzica” a livello interplanetario e, quindi, organizzatore di tarante nei consigli dei ministri. Pieno di ciellini, ai quali hanno dovuto compensare in qualche modo la perdita del “Celeste”, il governo Letta Letta è fumo negli occhi a partire dall'età e dalla presenza di parecchie donne eleganti e cazzute. Basta O' Schiattamuort vice e titolare degli Interni, e basta Maurizio Lupi alle Infrastrutture, quello che se fosse per lui, altro che Ponte sullo Stretto, lo farebbe direttamente per Marte, a dare un'etichetta di scempiaggine e di “cazzi di Silvio” a un governo nato con l'unico scopo di distruggere la sinistra e di ridurre a fenomeno folkloristico i 5S. Il PD, purtroppo, è fuori da ogni minima grazia diddio. Ma li avete sentiti i dirigenti del partito mai nato, tuonare contro i possibili dissidenti? “Chi vota no – hanno detto – andranno espulsi dal partito”. Ma quale partito? E a proposito, i 101 zozzoni che hanno votato contro Prodi, che fine dovrebbero fare? Ma ministro della cultura, porco boia. Esemplare la magra di Donato Marra, potentissimo segretario generale del Quirinale, ieri, al momento del giuramento di Cecile Kyenge. A microfono aperto ha detto “Questa come si legge”? Come tua zia, Donato, proprio come tua zia.

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