Luigi
Preiti, muratore calabrese in Piemonte, è il pretesto per una storia più grande di lui. Ancora senza un perché che abbia
senso, il muratore ridotto sul lastrico, e costretto a tornarsene in
Calabria ospite dei figli, che lui considera una sconfitta totale,
ieri mattina si presenta davanti a Montecitorio e spara ad altezza
d'uomo. Colpisce due carabinieri poi, resosi conto della cazzata che
ha fatto, chiede ai militi di sparargli. “Volevo ammazzare i
politici”, dice Preiti, ma i politici, di solito, non indossano
divise, men che meno quelle dell'Arma. Succede, come sempre, che
arrivano gli sciacalli, i moderati italiani, quelli che qualsiasi
cosa succede, è colpa dell'avversario politico di turno. Fatto il
grande inciucio, un magma purulento chiamato governo Letta Letta, (il
primo è il nipote, il secondo lo zio), l'unico nemico rimasto sulla
piazza è il Movimento 5 Stelle e allora, dagli all'untore. Parte
Gianni Alemanno, quello che odia la Protezione Civile più dei
comunisti, seguito a ruota dal campionario della mediocritas italica
che, dopo aver indossato il fez, e tenuto in mano il libro e il
moschetto, è diventata un manipolo di statisti a prova di vergogna.
Eccoli allora: Gasparri, Gnazio La Russa, Storace, Barani,
Prestigiacomo, Maroni, Sallusti e perfino il segretario del PD del
Lazio, Gasparra che, uniti in una sola voce, sintetizzano l'accaduto
con “chi semina vento raccoglie tempesta”. Eccoli, gli sciacalli
della prima e della seconda repubblica, perché questa non si sa che
numero di serie sia, tutti allineati e coperti nell'opera demolitoria
dell'unico nemico rimasto a Silvio sulla strada dell'Impero. Toni da
tragedia e da tregenda, toni da esagitati ispiratori di giustizia fai
da te, toni da votanti consapevoli del grado di consanguineità della
Ruby mubarakiana. Eccoli, gli sciacalli, quelli del più grande
minestrone sciapito della politica italiana, al quale hanno provato a
mettere un pizzico di sale con Josefa Idem e Cecile Kyenge ma,
soprattutto, con il dalemiano Massimo Bray, il più profondo
conoscitore della “pizzica” a livello interplanetario e, quindi, organizzatore di tarante nei consigli dei ministri. Pieno di
ciellini, ai quali hanno dovuto compensare in qualche modo la perdita
del “Celeste”, il governo Letta Letta è fumo negli occhi a
partire dall'età e dalla presenza di parecchie donne eleganti e
cazzute. Basta O' Schiattamuort vice e titolare degli Interni, e
basta Maurizio Lupi alle Infrastrutture, quello che se fosse per lui,
altro che Ponte sullo Stretto, lo farebbe direttamente per Marte, a
dare un'etichetta di scempiaggine e di “cazzi di Silvio” a un
governo nato con l'unico scopo di distruggere la sinistra e di
ridurre a fenomeno folkloristico i 5S. Il PD, purtroppo, è fuori da
ogni minima grazia diddio. Ma li avete sentiti i dirigenti del
partito mai nato, tuonare contro i possibili dissidenti? “Chi vota
no – hanno detto – andranno espulsi dal partito”. Ma quale
partito? E a proposito, i 101 zozzoni che hanno votato contro Prodi,
che fine dovrebbero fare? Ma ministro della cultura, porco boia.
Esemplare la magra di Donato Marra, potentissimo segretario generale
del Quirinale, ieri, al momento del giuramento di Cecile Kyenge. A
microfono aperto ha detto “Questa come si legge”? Come tua zia,
Donato, proprio come tua zia.
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