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venerdì 26 aprile 2013

Improvvisare, specie sul 25 aprile, non sempre è un'arte. I pasdaran del Pdl vogliono un posto nel governo Letta che frena: “Ci sono problemi”.


Un nostro amico attore (un grande attore), ci ha sempre parlato dell'improvvisazione scenica come di un'arte. Nel teatro antico suppliva a buchi di memoria improvvisi: maledetti copioni iperstrutturati. Nel teatro un po' meno antico, l'improvvisazione veniva incontro a una malattia tipica dell'età: la sordità, che non permetteva di sentire la voce del suggeritore nella buca. Poi, via via, è diventata sempre di più una “licenza” che gli attori istrioni si concedevano per dimostrare quanto fossero bravi. Ionesco, ad esempio, si incazzava da matti quando un attore gli modificava il testo, e non era l'unico. Nell'avanspettacolo, l'arte dell'improvvisazione era tutto perché le battute che provenivano dalla platea, ironiche fino all'offensivo, quasi sempre brucianti, mettevano a dura prova l'abilità del capocomico nel rispondere al “Aho, facce ride'”. Totò, improvvisando, ha girato tutti i suoi film, ma lui era Totò. L'improvvisazione, insomma, è un'arte, ma anche una tecnica che un bravo attore impara per non creare buchi di copione e arricchire la sua parte, a volte, con veri e propri colpi di genio. Un attore, dopo un po' che pratica palcoscenici, tende a improvvisare, è nella sua natura, l'indole del protagonista che, quando non diventa una sindrome o una patologia, è estremamente benefica. In politica le cose un po' cambiano. Se poi vai a toccare corde sensibilissime, il risultato che si ottiene è quello di una sollevazione popolare o di un mare di fischi che invadono tristemente la platea. Per cui, se un bravissimo attore colto dalla sindrome dello statista improvvisato afferma che “L'inciucio ha sepolto il 25 aprile”, il minimo che può aspettarsi è la sollevazione popolare di cui sopra perché, oltre ad aver improvvisato male, da anche la sensazione di non conoscere il copione. E se qualcuno lo chiama “Becchino planetario” o, da Marzabotto, gli arriva una frase stile “Il mezzo morto sei tu”, l'attore di cui sopra non deve lamentarsi ma, umilmente, tornare a studiare la parte. Chi non improvvisa, perché ne sono incapaci, sono i pidiellini. Cantano e suonano ormai da vent'anni la stessa canzone: “Potere, potere, potere”, che è come il refrain della canzone di Mina e Alberto Lupo, solo che i due artisti veri cantavano “Parole”. Brunetta, Alfano, la Gelmini, la Santanchè, la Carfagna, Sacconi, vogliono tutti tornare ad occupare una poltrona. Per loro non è cambiato nulla. Le manifestazioni di piazza sono tutte contro il PD. Non si trova uno straccio di “sinistro” qualsiasi che vada sotto le finestre di Palazzo Grazioli a gridare “Buffone” al Capataz, se la pigliano con Dario Franceschini, reo di essersi fatto crescere la barba per passare per uno di sinistra. Nella sua immensa bravura, Silvio è riuscito ancora una volta a sviare l'attenzione dai suoi problemi, e dobbiamo dargliene atto. Anche se si è ritrovato a combattere contro Bersani, Marini, la Bindi e Fassina che non sono proprio fulmini di guerra. Ma i problemi nel PD non sono finiti. In queste ore aumenta a dismisura il numero dei parlamentari democratici che dichiarano di non votare la fiducia a Letta-Letta. Ha iniziato Civati, ha finito, ieri, Laura Puppato. Tanti gli scettici, fra cui la stessa Bindi e Fassina mentre si aspetta una parola definitiva da parte dei “giovani turchi”. L'impressione è che in questa legislatura, il Gruppo Misto sarà popolatissimo, solo posti in piedi. L'impressione è che chiedere a qualche deputato e senatore del PD di votare la fiducia a Berlusconi, sia andare contro natura. L'impressione è che, fatta la legge elettorale (perché se dovesse restare questa gli italiani prenderebbero i forconi), si torni a votare. Fare la mignotta è un mestiere di tutto rispetto, a meno che non si sia schiave. E qui di schiavi ne girano tanti. Troppi.

PS. Se fossimo nei panni di Vito Crimi ci dimetteremmo all'istante. Aveva appena dichiarato che il M5S avrebbe preso in considerazione provvedimento per provvedimento, che è arrivata la pronta smentita di Grillo: “Con questi non ci mescoleremo mai”. Un po' di crisi d'identità no, vero?

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