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venerdì 5 aprile 2013

La prof all'allieva: “Ad Auschwitz saresti stata più attenta”. Peccato che la ragazza sia ebrea. Gli strani razzismi di un paese smemorato.


La professoressa di un liceo romano, rivolgendosi a una ragazza ebrea della sua classe, le ha detto: “Se fossi stata ad Auschwitz, saresti stata più attenta”. È scoppiato un putiferio, e non poteva essere altrimenti. Sentita dagli organi dirigenti scolastici, la professoressa si è giustificata affermando: “Ho solo voluto indicare alla ragazza un luogo dove c'era l'ordine. Non sono razzista”. Ora, sperando che insegni matematica, che non abbia mai letto un libro di storia in vita sua, che non abbia mai visto un film, che scambi, come molti, l'olocausto per la Shoa, la giustificazione della prof è stata peggiore del guaio combinato pronunciando una frase idiota. L'ordine di Auschwitz, come tutti sanno, era quello dei forni crematoi, e l'attenzione e il silenzio che regnava, era dovuto al fatto che il fumo nei camini non fa rumore. L'ignoranza, l'approssimazione e la malafede che circonda ancora oggi la lettura di alcuni fatti storicamente accertati, è una delle ragioni per le quali questa nazione ha perso la trebisonda, avendo dimenticato le radici storiche, politiche e sociali dalle quali ha preso linfa e vita per trasformarsi in una democrazia imperfetta, ma sempre di democrazia si tratta. La faciloneria e il pressappochismo con cui si affrontano alcuni argomenti legati anche al nostro recente passato, sono sbalorditivi. La signorina Roberta Lombardi, capogruppo dei 5S alla Camera, ha recentemente affermato che il fascismo degli inizi aveva un forte senso dello stato. Quale lo si è visto, considerato che più che senso dello stato, il fascismo aveva il senso dell'impero. E in Africa ancora ricordano le prodezze di quello sterminatore noto con il nome di Rodolfo Graziani, in arte Generale dell'esercito. Se c'è una donna che stimiamo senza se e senza ma, questa è Margherita Hack. Ma il giudizio che ha dato la scienziata sul fascismo, resterà impresso nella nostra memoria come una delle pagine più nere della sua storia, confermando la nostra convinzione che non esistono né miti né eroi. Parlando di fascismo, non ci sono né “ma” né “però”, e non vogliamo più dilungarci a fare la lista dei personaggi della politica e della cultura che il fascismo ha torturato, imprigionato, ucciso né le leggi razziali né l'entrata in guerra con i nazisti. Giustificare i morti di Salò, come fece Luciano Violante, uno dei saggi di Napolitano, può procurare le lacrime e l'abbraccio di Mirko Tremaglia, ma un moto di terrore in tutti coloro che con i repubblichini ebbero a che fare. Se questo paese avesse mantenuto la barra dritta su pochi, essenziali presupporti del nostro passato, probabilmente la storia attuale sarebbe diversa. Morti i padri della patria però, sono rimasti personaggi dal dubbio passato e dall'incerto futuro, che non hanno capito cosa diavolo significhi “democrazia”. Avete sentito la Santanchè, ieri sera da Santoro? Volete un'altra prova o è sufficiente questa? Ebbene, in un periodo in cui avere senso dello stato significherebbe tentare di risolvere problemi incancreniti da 20 anni di berlusconismo, i politici dimostrano ancora una volta di tenere in considerazione solo i cazzi loro, anche se tutti si affannano a dimostrare il contrario. Da Matteo Renzi a Berlusconi, ognuno parla a nome e per conto dell'interesse superiore della nazione, mentre uno vuol fare le scarpe al segretario del suo partito, e l'altro ottenere l'impunità a vita, anche costringendo la povera Ruby a leggere un comunicato stampa scritto di proprio pugno da Niccolò Ghedini, sotto i ritratti di Falcone e Borsellino. Sui 5S ormai non c'è nulla da dire se non che, evidentemente, una trentina di loro si è rotto le palle di premere un bottone telecomandato a distanza da Casaleggio. Che Roberto Currò, e molti dei suoi colleghi, si stia stancando ormai è un dato di fatto e non di cronaca. Che oggi, imbarcati di peso su un pullman, i grillini vadano a parlare con il capo in una località segreta (sempre grazie al principio della trasparenza degli altri), è un dato di fatto e non di cronaca. Che Grillo lanci fatwe e non proposte politiche, è un dato di fatto e non di cronaca. Che ci siamo rotti le palle di star della politica e di razzisti tanto al chilo, è un dato di fatto e non di cronaca.

2 commenti:

  1. E' proprio vero. Colpevolmente abbiamo perso la memoria.

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  2. Io direi che l'abbiamo rimossa. No?
    an

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