Il
Fondo Monetario Internazionale ci dice che ci sono 200 milioni di
disoccupati (“cifra intollerabile”, dice il FMI) di cui 3 in
Italia. Il fatto è che da noi la cifra raddoppia, perché la
sfiducia è diventata una sindrome nazionale e 3 milioni di cittadini
ancora produttivi, hanno smesso di cercare lavoro. La contrazione
della spesa, quella che mette materialmente i beni di consumo nel
carrello, registra in Europa un decremento dello 0,4 per cento di
media, mentre in Italia è molto più alta e arriva a toccare il 4
per cento (senza lo zero davanti). In poche parole la gente spende
meno, con tutto quello che comporta per la fluidità del mercato, i
bilanci delle aziende e via dicendo. Si chiama recessione e ha padri
e madri, nomi e cognomi, codici fiscali e indirizzi. Ma sembra che
nessuno ci faccia caso. Pur mettendo al centro della loro attività
politica il tema del lavoro, i partiti sembrano interessati a
tutt'altre faccende. Il Pd è alle prese con l'affaire Renzi al quale
Massimo D'Alema, in piena corsa solitaria per il Quirinale, è andato
a dare la sua personale solidarietà. Nel Pdl l'affaire sono da sempre
les affaires di Berlusconi. Silvio, in una lunga intervista a
Repubblica, ha detto che il problema della elezione di un capo dello
stato di sinistra lui non se lo pone. Basta che subito dopo prenda
vita un governo di larghe intese e che i ministri vengano fuori da
rose di nomi condivise. Il problema del Cavaliere è che, ultime le
dichiarazioni dell'agente di Noemi Letizia, ha talmente tanti casini
che sarà più impegnato a mettere assieme memorie difensive,
piuttosto che a pensare di governare. Non deve essere piacevole
sentirsi dare del “pedofilo” pubblicamente, perché se una volta,
andare con una minorenne procace e disinibita, può essere una
svista, due iniziano a rappresentare una tendenza o, meglio, una
prova, come direbbe il nostro amico Poirot: maledetto vezzo di non
chiedere mai la carta d'identità e di fidarsi solo della taglia dei
reggiseni. Comunque, Silvio sembra rassegnato (ma chi lo conosce sa
che sta tramando sicuramente qualcosa), al punto che per la prima
volta in vita sua, ha deciso di affidarsi alla giustizia: “I miei
processi li risolverò in Cassazione”, ha detto Silvio con l'aria
da ultima spiaggia. Certo è che Ghedini deve essersi stancato di
scrivere sceneggiature per i film del Capo, specie se a interpretare
i ruoli che lui traccia con grande abilità, è una guitta sulle
scale del Tribunale di Milano: “Almeno datemi Margherita Buy”,
sembra abbia detto Niccolò dopo l'ultima interpretazione di Ruby.
Ormai ci siamo. Oggi dovremmo sapere “il chi è” il candidato
presidente della repubblica dei grillini. Abbiamo provato a votare
pure noi ma non ci siamo riusciti. Tabù. La Rete non è poi così
democratica, o forse non sapevamo che fosse composta da “eletti”
pure lei. I nomi che girano sono sempre gli stessi, ad esclusione di
Romano Prodi e di Emma Bonino, i 5S puntato suppergiù su personaggi
dalla indubbia fama e dalla trasparenza cristallina, un identikit nel
quale ci ritroviamo ovviamente anche noi. Il problema, come Concita
De Gregorio scrive ormai da qualche giorno su Repubblica, è vedere
cosa ne pensano i grandi manovratori. Chissà perché nel nostro
paese oltre ai grandi elettori, ci debbano essere per forza anche i
grandi manovratori. E i treni deragliano.
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