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mercoledì 24 aprile 2013

Letta-Letta a Palazzo Chigi, Tuttifrutti vice, Brooklyn Peppermint alla Cultura, Vigorsol Gola agli interni. Il governo delle delicatessen dolciarie.


Niente Amato, odiato dalla Lega ma apprezzato dal PD che avrebbe voluto un governo di basso profilo politico. In scena, protagonista assoluto, Enrico Letta-Letta, degno nipote di tanto zio democristiano. Letta (nipote) è un DC dentro, della peggior specie, quella dorotea, ma tant'è. Giorgio Napolitano ne ha decantato le lodi in modo ammirevole. Pure quelle internazionali, date dalla partecipazione con il ruolo di uditore a “Fori” economici, politici e sociali. Questo aspetto “mondiale” di Enrico Letta ci ha ricordato Oscar Giannino, ma tant'è, pure questa. Governo forte, quindi. Politicamente fortissimo. PD, PdL e Scelta Civica. Ancora, sempre loro, quelli dei suicidi e delle 3000 imprese chiuse giornalmente, dei lavoratori desaparecidos che hanno chiamato esodati, della disoccupazione giovanile mai tanto alta da 37 anni, degli zaini pieni di euro trasportati dagli spalloni in Svizzera. Silvio gongola, che botta di culo! E Alfano detta la linea al PD: “Non fate come con Marini, altrimenti tutti a casa”. Silvio è riuscito finalmente nel suo intento: essere leader anche dei democratici, in attesa di lasciare la guida del carrozzone e la patente a Matteuccio vostro che è nei cieli. Circolano già i primi nomi di possibili (probabili) ministri. Mario Monti agli esteri, la Cancellerieri agli Interni, la Severino alla Giustizia, Padoan all'economia, mentre vice dovrebbe essere 'O Schiattamuort e si riaffaccia Vuolter, avete capito, Vuolter Veltroni che, evidentemente, ha rivinto la sua ennesima battaglia campale con D'Alema. I grillini vogliono due presidenze pesanti, il Copasir e la Commissione di Vigilanza Rai. Sapere i cazzi di tutti e vendicarsi dell'azienda che lo aveva quasi messo sul lastrico, sono chiaramente gli intendimenti di uno statista chiamato Beppe Grillo. Auguri, Beppe

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