Niente
Amato, odiato dalla Lega ma apprezzato dal PD che avrebbe voluto un
governo di basso profilo politico. In scena, protagonista assoluto,
Enrico Letta-Letta, degno nipote di tanto zio democristiano. Letta
(nipote) è un DC dentro, della peggior specie, quella dorotea, ma
tant'è. Giorgio Napolitano ne ha decantato le lodi in modo
ammirevole. Pure quelle internazionali, date dalla partecipazione con
il ruolo di uditore a “Fori” economici, politici e sociali.
Questo aspetto “mondiale” di Enrico Letta ci ha ricordato Oscar
Giannino, ma tant'è, pure questa. Governo forte, quindi.
Politicamente fortissimo. PD, PdL e Scelta Civica. Ancora, sempre
loro, quelli dei suicidi e delle 3000 imprese chiuse giornalmente,
dei lavoratori desaparecidos che hanno chiamato esodati, della
disoccupazione giovanile mai tanto alta da 37 anni, degli zaini pieni
di euro trasportati dagli spalloni in Svizzera. Silvio gongola, che
botta di culo! E Alfano detta la linea al PD: “Non fate come con
Marini, altrimenti tutti a casa”. Silvio è riuscito finalmente nel suo
intento: essere leader anche dei democratici, in attesa di lasciare
la guida del carrozzone e la patente a Matteuccio vostro che è nei
cieli. Circolano già i primi nomi di possibili (probabili) ministri.
Mario Monti agli esteri, la Cancellerieri agli Interni, la Severino
alla Giustizia, Padoan all'economia, mentre vice dovrebbe essere 'O
Schiattamuort e si riaffaccia Vuolter, avete capito, Vuolter Veltroni
che, evidentemente, ha rivinto la sua ennesima battaglia campale con
D'Alema. I grillini vogliono due presidenze pesanti, il Copasir e la
Commissione di Vigilanza Rai. Sapere i cazzi di tutti e vendicarsi
dell'azienda che lo aveva quasi messo sul lastrico, sono chiaramente
gli intendimenti di uno statista chiamato Beppe Grillo. Auguri,
Beppe.
Moriremo democristiani. Ora è sicuro.
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