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lunedì 22 aprile 2013

I dietrofront di Grillo, l'acne juvenilis di Renzi. Ma non basta. Per Alfano, Silvio è uno statista. Bene!


Piroetta di 360 gradi e addio Marcia su Roma. Niente comizi, niente adunate di piazza, niente toni da rivolta popolare. Beppe Grillo torna a fare il comico e perde l'occasione per dare un forte incremento alla sua base elettorale. “Nessun golpe, per carità – esordisce davanti ai giornalisti che in questo momento gli servono come il pane e quindi li liscia un po' – tutt'al più un 'golpettino', utile a salvare il Caimano e la Banca del PD”. Tutto vero, meno quel termine che, subito dopo le elezioni, Beppe ha adoperato con una virulenza che per qualche ora, ci ha fatto preoccupare seriamente. Mica perché riteniamo i 5S ragazzi in grado di prendere con la forza il Palazzo d'Inverno, ma perché in alcuni momenti ci tornano in mente le parole di Kossiga sulla tecnica della strategia della tensione: “Che ci vuole – disse il capo di Gladio – basta mettere nei cortei una decina di infiltrati e il morto è fatto”. Siccome siamo convinti che il cinismo kossighiano non se ne sia andato con il legittimo proprietario, e non giaccia in una tomba, il pericolo che qualche emulo possa spuntar fuori è del tutto ricorrente. Bene ha fatto dunque, Beppe Grillo, a organizzare una gita fuori porta chiamando i giornalisti per spiegare meglio le sue parole, un dietrofront clamoroso che ha spiazzato tutti, ma che ha fatto capire alla gente che nel momento in cui ci si mette a giocare, occorre rispettarne anche le regole. Il fatto che Grillo non sia un anarchico vero (un po' ci dispiace), sta tutto qui. Un anarchico tende per costituzione fisica e mentale, a sovvertire ordini sociali, qualunque essi siano. In attesa di farlo, però, ne segue le regole fino a quando non si trova nelle condizioni di cambiarle. A Grillo rimproveriamo proprio questo: di non aver tenuto una metaforica pistola puntata contro il governo Bersani, di non aver prodotto la legge sulla ineleggibilità, di non aver introdotto un serio conflitto di interessi, di non essersi messo nelle condizioni di salvare il nostro patrimonio culturale, sociale, ambientale ed economico, di non aver salvato l'acqua e l'aria pubblica, di non aver impedito la riproduzione per osmosi di una classe politica becera e logora. Avrebbe potuto farlo senza nessuna fatica e non lo ha fatto, permettendo alla vecchia politica di tutelarsi come e meglio non avrebbe potuto. Sono ancora tutti lì con lo stesso direttore d'orchestra: Amato e Letta, Casini e Monti, Berlusconi e D'Alema, perché se qualcuno pensa che Baffetto abbia appeso il timone al chiodo non ha capito davvero una mazza. Beppe non ha solo permesso il salvataggio del Caimano, ma lo ha fatto assurgere, come spiega quel gran pezzo di Corvo Rockfeller di Angelino Alfano, a ruolo di statista. Che da questo putiferio Silvio ne uscisse fuori da statista, è un 'merito' indelebile che Grillo si porterà nella tomba. L'unica nota positiva di questa faccenda, è che il cittadino Crimi e la cittadina Lombardi, perderanno molta della loro spocchia, non conteranno più un cazzo, e torneranno a fare quello che facevano prima di entrare in Parlamento: niente. L'altro corvo (stiamo riesumando alla grande Allan Poe), è Matteo Renzi del quale, oggi, Repubblica riporta in prima pagina il decalogo (e chi sei Mosè?): “Ecco come rifonderò il PD”. Vorremmo chiedere sommessamente all'irruento, e molto ambizioso, sindaco di Firenze che si è legato al dito la mancata nomina a “grande elettore” e lo ripete in loop: ma quelli del PD lo sanno che li vuoi rifondare? Perché se noi fossimo iscritti al PD e a rifondarci dovessi essere tu, preferiremmo cambiare aria. Ieri, Franco Marini a Lucia Annunziata, ha detto senza peli sulla lingua quello che pensa di Matteuccio viaggiatore, con famiglia al seguito, ad Arcore con annessa visita guidata e gratuita al Mausoleo: “Renzi dovrebbe frenare la sua giovanile esuberanza, essere meno arrogante, contenere la sua sfrenata ambizione, limitare la sua spensieratezza scapigliata, rendendosi conto che la politica non si gioca con il joystick perché non è la Playstation”. Pensate un po', lo ha capito perfino Grillo che la politica non è la Playstation, Matteo dovrebbe impiegare meno tempo e sforzi meno sovrumani. Intanto da mercoledì, Re Giorgio inizierà le consultazioni. A fine settimana dovremmo avere il governo, altrimenti a cosa sarebbe servita la sua rielezione? E, oltre ai nomi che abbiamo fatto ieri per il ruolo di Presidente del Consiglio (Amato e Letta), nella notte ne sono spuntati altri due, Piero Grasso e Anna Maria Cancellieri che andrebbero già meglio. Ma l'idea (“ideona” la chiama ilFatto) più incredibile sapete qual è? Luciano Violante alla Giustizia. Capito come si chiude il cerchio?

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