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martedì 23 aprile 2013

Elezioni in Friuli: il M5S dimezzato. E parte il più grande minestrone sciapito della storia italiana. Il Financial Times: “Politici italiani gnomi”.


Ci sta salendo una rabbia dentro come raramente ci era accaduto in questi anni parlando di politica. Rabbia per una banda di suonatori di pifferi stonati che, spacciandosi per politici di razza, stanno affossando un paese che è pur sempre uno degli otto al mondo e il terzo in Europa. Rabbia per mummie che siedono sugli scranni dove si decidono le sorti dell'Italia, ma loro giocano a Risiko. Rabbia per l'incapacità di uscire da schemi vecchi come il cucco, quando l'Italia avrebbe bisogno di uno scatto di fantasia e di vitalità come mai era accaduto in precedenza. Rabbia, infine, e anche delusione, per quello che poteva essere e non è stato per scempiaggine e puro calcolo, per dispetto e ignoranza, per ripicche e per quel senso di sentirsi onnipotenti pur essendo solo degli inguardabili quacquaracquà. Tutti insieme allegramente sulla nave che prenderà il largo per essere affondata alla prima mareggiata. Tutti lì, a babordo, gli ornitorinchi della repubblica, le mezze seghe, le mignotte, i servi, i ragionieri, i geometri, gli evasori fiscali, i portatori di conflitti di interessi enormi, gli ineleggibili, gli indagati, gli avvocati, i medici specialisti e generici, le visagiste, le igieniste, le suore, i frati, i preti, i massoni, i banchieri e santiddio, manco un cassintegrato qualsiasi o un iscritto alla Fiom. È l'ora della discesa in campo degli sciacalli, degli avvoltoi, delle iene, dei paguri bernardi, delle blatte e delle zecche, dei pidocchi e delle piattole, un esercito di sanguisughe e di mangiapane a tradimento pronto a saltare addosso al nemico (interno) di turno e farsi largo a colpi di punture e morsi. È l'ora dei Renzi e dei Letta, degli Amato e dei D'Alema. Dentro ci sono tutte le età, ma anche un tasso di machiavellismo insospettabile, soprattutto in chi si dichiara (e anagraficamente lo è), giovane. Il PD è una zattera in alto mare, una carretta nel Canale di Otranto, un boat-people sul Pacifico che dal Vietnam va verso l'Australia. Sembra più la nave dei disperati che un partito, perché sulla nave dei disperati ci si da una mano, nel PD ci si scorna. Con chi Renzi governerà questo paese non si sa, forse con un po' di deputati del Pdl prestati per l'occasione. Ma la rabbia maggiore è nei confronti del Movimento 5 Stelle. Quando tutti dicevano che con il muro contro muro Grillo avrebbe raggiunto la maggioranza assoluta alle prossime elezioni, noi ci siamo limitati a dire che non sarebbe stato così, che gli italiani volevano e vogliono soluzioni, non prospettive future. La fame è oggi, si campa alla giornata, domani chissà. Grillo non lo ha capito. Travolto dalla valanga dei consensi che ha preso, e che lo hanno portato a essere il primo partito per voti espressi in Italia, si è fatto prendere dal delirio di onnipotenza, quando avrebbe dovuto sedersi e riflettere, tanto, profondamente, intimamente, magari con il papà di Gaia che avrebbe potuto smettere per un quarto d'ora di smanichettare l'ultimo videogame 3D. La riprova? Le elezioni in Friuli. Ieri. Nonostante il massiccio intervento di Grillo, che ha parlato perfino alle montagne, il M5S ha subito un tracollo perdendo quasi la metà dei voti presi alle politiche. Ha rivinto il partito dell'astensionismo (più 20 per cento) che qualcosa dovrà pur dire. Ma ha (anche) vinto la Serracchiani, giovane e limpida pidina, che ha battuto il candidato del Pdl pure se per un pelo. Anche questo qualcosa dovrà pur dire. Grillo ha avuto la possibilità di cambiare l'Italia, non lo ha fatto, ne pagherà le conseguenze, perché questi quattro barboni della politica che ci governeranno, lasceranno decantare il suo Movimento, lo relegheranno in un angolo e non serviranno a nulla le chiamate di piazza: la gente vorrà tornare a mangiare ieri e non dopodomani. Peccato, la più grande occasione persa negli ultimi 150 anni, di mandare a casa Berlusconi, di ridurre definitivamente allo stato di pensionato D'Alema, di non considerare un giurista Violante, di far rientrare Brunetta al circo e Cicchitto in cantina a travasare il vino con il cappuccio bianco in testa. Peccato perché nella trappola mediatica e nella rabbia attoriale di Grillo ci siamo caduti anche noi. A questo punto, la voglia di imitare Muzio Scevola che ci era venuta dopo aver votato Di Pietro, con Grillo sta diventando un gesto da nemesi. E meno male che Nichi tiene duro. Almeno lui. 

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